Carissimi fratelli voi siete venuti a Medjugorje per la festa dell’Esaltazione della Croce, dopo otto anni e due mesi e mezzo dall’inizio delle apparizioni. Da noi, quando si fa la celebrazione del matrimonio, gli sposi dalla loro casa portano in chiesa un Crocifisso; il parroco lo benedice.
Così si è sempre fatto e anche oggi. Gli sposi si sono preparati da qualche mese con diversi incontri. Questa preparazione non è mai mancata. Mai. Tre giorni fa un parroco dell’Umbria mi raccontava come voi non avete avuto nessuna preparazione per il matrimonio. Sono rimasto colpito e triste. Noi sempre abbiamo avuto diversi incontri con i futuri sposi, poi con la famiglia. La catechesi per gli adulti l’abbiamo sempre fatta, prima o dopo la Messa, quando il parroco può. Guardate: gli sposi portano la croce, il parroco la benedice e loro, durante il sacramento, mettono la mano destra sul Crocifisso e dicono la promessa. Mentre il parroco la tiene in mano in nome della Chiesa; dopo baciano la croce e la portano nella famiglia. La croce diventa il segno delle nozze. Davanti alla croce è nato il matrimonio, e nata la famiglia.
Quando i bambini nascono non sanno pregare, ma fa niente: sanno stare con i genitori, sanno piangere davanti alla croce; quando incominciano a parlare cominciano anche a pregare. Ogni giorno tutta la famiglia si raccoglie e sta davanti alla croce.
Quando arrivano le difficoltà, si va davanti alla croce a pregare. Non esistono da noi i divorziati, le famiglie distrutte. Come posso lasciare mia moglie? Vuoi dire che voglio lasciare la mia croce. Come posso lasciare mio marito? Vuoi dire che voglio lasciare la mia croce, voglio lasciare Gesù. Non ho sposato una moglie o un marito senza peccati o senza difetti; non l’ho trovata perfetta, ma ho trovato la mia croce, segno visibile della mia salvezza: “Non posso rifiutarti, ho bisogno di te perché sei la mia croce”.
Vedete, per questo la fede è rimasta viva qui anche se non avevamo più le chiese come edifici, i templi. Voi siete in una chiesa, in una diocesi, in una zona che e povera, che ha solo chiese nuove, perché tutto fu distrutto dai Turchi. Voi oggi vi trovate in una diocesi dove la maggior parte (degli anziani) non sa leggere. Erano come schiavi e non avevano le scuole, ma avevano la fede, avevano le famiglie, avevano una chiesa viva (pur senza la chiesa di pietre), avevano i sacerdoti, che durante la lunga dominazione turca operavano di nascosto e rischiando la vita.
A Medjugorje tutte le quaresime, dopo che nel 1933 la parrocchia ha costruito la croce sul Krizevac, tutti i cristiani fanno la Via Crucis durante la notte, quando nessuno vede, o all’alba, quando tutti riposano. Quando si hanno problemi nella famiglia si va davanti alla croce e si fa un voto.
Quando una persona ha una grande sofferenza, fa visita alle case dove altri soffrono, visita le famiglie delle vedove, gli ammalati; e raccoglie un’offerta per far celebrare la Messa. Poi questa persona va dal parroco e dice: “Ho visitato tutte queste famiglie, i malati, le vedove, e ho raccolto queste offerte per la Messa”. E subito è sicuro: “Sono entrato nel mistero della sofferenza degli altri, non ho paura: la mia croce si cambia”. Vedete come la gente sa soffrire; sta collegata con la croce dei sofferenti e cerca aiuto.
Quando è stata costruita la croce sul Krizevac, la parrocchia ha fatto un grande e più profondo passo nella devozione verso la croce. Quando la Madonna è apparsa sul Podbrdo il primo e il secondo giorno, una luce andava verso il Krizevac; e così ogni volta. Poi il quarto giorno, la domenica, non abbiamo visto la croce, abbiamo visto solo la Madonna che si innalzava al posto della croce, come una grande luce, come un’alba. La Madonna è stata 35 minuti là, al posto della croce. Così ha raccolto tutti e dopo l’apparizione abbiamo celebrato la Messa come al solito alle 18,30. La gente è rimasta colpita. Dopo, tante volte si vedeva la luce sulla collina e la polizia voleva sapere chi aveva acceso la luce, ma non trovava nessuno; non esisteva un posto dove fosse bruciato qualcosa. Tante volte la croce non si vedeva; si vedeva la Madonna.
E’ un grande messaggio: la croce non è l’ultima spiegazione di questo messaggio. La croce è un segno. Ultima è la Madre. Non si vede la croce, si vede la Madre, la nuova Eva, la nuova Mamma dei viventi, che è stata creata, che è nata dal Cuore divino; e noi tutti siamo nati dal cuore di Lei, dal Cuore Immacolato, il quale non ha nessun altro scopo che l’amore. Siamo testimoni della croce, siamo figlie della croce, siamo nati dalla croce, siamo frutto della croce e dobbiamo diventare anche testimoni della Madonna che è stata sotto la croce, al posto della croce.
Noi abbiamo visto quando la Madonna ha riconciliato la mia parrocchia; quando abbiamo pregato e celebrato la Messa nella chiesa tutta la notte; l’indomani dalla croce usciva un fiume che correva verso di noi, verso la chiesa, come una grande scritta: “pace”. Nell’intimo ho sentito come veramente dalla croce viene la pace, come entra nella chiesa, come la chiesa può trovare la pace solo in Gesu e nella sua croce.
Non rifiutare la croce! La Chiesa tiene la Croce, la Chiesa protegge la Croce, onora la Croce, sta inginocchiata davanti alla croce, inizia ogni giorno la preghiera con la croce. Sempre la Croce: questo segno della vita, questo segno della gioia, questo segno della salvezza. La Madonna ha scelto noi per diventare testimoni della Croce, per trasmettere i frutti della Croce.
Fonte: Eco di Medjugorje nr. 67
Tratto da medjugorje.altervista.org
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