Una foto della sera del 31 gennaio, diffusa dalla pagina facebook della Fondazione Ratzinger, sta facendo il giro social del web di tutto il mondo, con migliaia di commenti: è quella di Benedetto XVI, anziano, ma in lucida forma.
Sono stati giorni pesanti per il PAPA EMERITO attaccato sui media per la vicenda degli abusi in Germania, sui quali era già intervenuto in numerosi occasioni, facendo chiarezza e condannando a voce alta l’accaduto (il primo e uno dei pochi).
Il Papa Emerito è di nuovo chiamato in causa, stavolta per fare una dichiarazione pubblica nella quale chiedere scusa e, di conseguenza, spiegare che nella Chiesa il problema della gestione degli abusi un tempo era collegato al rispetto di regole interne che prevedevano spostamenti e coperture ai pedofili per non creare scandali.
Regole che anche lui, evidentemente, ha seguito nella gestione del caso del prete pedofilo Hullermann, nel 1982. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Baetzing, ritiene che Ratzinger debba chiedere perdono ai cattolici tedeschi per il suo ruolo del caso di Monaco e accettare la sua colpa nell’insabbiamento.
Non si può dimenticare che Ratzinger, il quale già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede aveva combattuto il fenomeno nell’ultima fase del pontificato di san Giovanni Paolo II di cui era stato stretto collaboratore, una volta diventato Papa ha promulgato norme durissime contro gli abusatori clericali, vere e proprie leggi speciali per contrastare la pedofilia».
Inoltre, Benedetto XVI «ha testimoniato, con il suo esempio concreto, l’urgenza di quel cambiamento di mentalità così importante per contrastare il fenomeno degli abusi: l’ascolto e la vicinanza alle vittime a cui va sempre chiesto perdono».
Per troppo tempo invece «i bambini abusati e i loro parenti, invece di essere considerati persone ferite da accogliere e accompagnare con percorsi di guarigione, sono stati tenuti a distanza».
E «spesso purtroppo sono stati allontanati e persino additati come “nemici” della Chiesa e del suo buon nome». L’ultimo paragrafo è l’editoriale di Andrea Tornielli su Vaticannews.va di alcuni giorni orsono.
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