Categorie: Sancta Sedes

La Giornata di Francesco. Gli incontri e le parole del Papa – 2 video

Papa Francesco, ha incontrato nella giornata odierna i membri della Plenaria del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari, esortandoli e vedere nella sofferenza il segno della Passione di Cristo, che spinge a curare chi soffre con amore, difendendone la dignità. C’è un grande abbraccio di Dio che si stringe attorno alla “carne di Cristo”, che consola chi soffre per una malattia, una disabilità, e che spesso, oltre alla sopportazione del male fisico, vive anche il gelo dell’abbandono, dell’indifferenza. “Carne di Cristo”, come ama definirla Papa Francesco, che ricorda al dicastero degli Operatori Sanitari come l’esperienza del Calvario abbia ribaltato ogni prospettiva legata al dolore, dando un senso anche alla più grave infermità umana: “E’ vero, infatti, che anche nella sofferenza nessuno è mai solo, perché Dio nel suo amore misericordioso per l’uomo e per il mondo abbraccia anche le situazioni più disumane, nelle quali l’immagine del Creatore presente in ogni persona appare offuscata o sfigurata. Così è stato per Gesù nella sua Passione. In Lui ogni dolore umano, ogni angoscia, ogni patimento è stato assunto per amore, per pura volontà di esserci vicino, di essere con noi. L’esperienza della condivisione fraterna con chi soffre ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende la sua fragilità. Nella custodia e nella promozione della vita, in qualunque stadio e condizione si trovi, possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni singolo essere umano, dal concepimento fino alla morte”.

Papa Francesco ricorda Giovanni Paolo II e la sua Lettera di 30 anni fa, la Salvifici doloris, sul significato della sofferenza in ottica cristiana. Ma soprattutto ne rammenta l’essere stato, sul finire della vita, testimone “esemplare” dei suoi stessi insegnamenti, un “magistero vivente”, amato e venerato da milioni di persone.

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Questa mattina il Santo Padre Francesco, ha ricevuto in visita ad limina i vescovi della Guinea Conak, consegnando ai presuli un messaggio ben articolato e preciso sull’attività pastorale da svolgere a favore della Chiesa. Il pensiero del Papa è anche andato alle condizioni di grande povertà della popolazione del Paese africano, a fianco della quale opera la Chiesa locale. In un mondo ferito da tanti “conflitti etnici, politici e religiosi”, le nostre comunità devono essere autenticamente fraterne e riconciliate, perché “le discordie tra cristiani sono il più grande ostacolo all’evangelizzazione”: solo rimanendo “uniti nell’amore” possiamo rendere testimonianza “della verità del Vangelo”. In questo quadro e nonostante le condizioni in cui la Buona Novella è annunciata siano spesso “difficili”, in Guinea Conakry comunque si compie “un grande lavoro di evangelizzazione”, in cui i vescovi non sono “soli”: con loro, “tutto il popolo è missionario”.  Papa Francesco ha esortato poi a “sostenere le famiglie” per le quali “il modello cristiano deve essere proposto e vissuto senza ambiguità”, anche se la poligamia è ancora diffusa e sono frequenti i matrimoni con disparità di culto, cioè tra un battezzato e un non battezzato. Per i laici, in particolare i giovani, il Santo Padre ha suggerito di invitarli a testimoniare la loro fede con un “maggiore impegno nella società”, perché – con gli altri attori della vita sociale – siano sempre e ovunque “artigiani di pace e riconciliazione per lottare contro l’estrema povertà” nel Paese. In tale prospettiva, “malgrado le difficoltà”, il Papa ha auspicato di “approfondire le relazioni” con le comunità musulmane locali, imparando reciprocamente ad accettare modi di essere, di pensare e di esprimersi diversi. L’apostolato dei sacerdoti è reso difficile dal loro numero esiguo; ai vescovi il Papa ha raccomandato di essere “padri e amici”, ricordando che i sacerdoti “devono vivere in linea con ciò che predicano”: è la credibilità stessa della testimonianza della Chiesa ad essere “in gioco”. Per questo, va fatto tutto il possibile per suscitare “abbondanti e solide vocazioni sacerdotali”. Papa Francesco ha quindi salutato la recente apertura del Seminario intitolato a Benedetto XVI, affinché ne nasca un nuovo slancio nella vita sacerdotale, offrendo ai giovani “un cammino serio di crescita intellettuale e spirituale”. Raccomandata infine una vocazione vissuta “nella gioia”, osservando “le esigenze del celibato ecclesiastico”, rifiutando “mondanità e carrierismi”, perché – ha concluso Francesco – il sacerdozio “non è un mezzo di ascesa sociale”.

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Un’esistenza concorde e fraterna. È quanto Papa Francesco auspica per la regione senegalese della Casamance, segnata da un lungo conflitto interno. L’augurio del Papa è contenuto in un messaggio inviato in Senegal a firma del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, in occasione del 26.mo pellegrinaggio interdiocesano che le diocesi di Ziguinchor e Kolda hanno effettuato, sabato e domenica scorsi, al Santuario mariano di Témento. Il Papa incoraggia gli abitanti della Casamance, “così provata dalla violenza e dalla divisione, a cercare “una vera e propria rinascita evangelica e a perseverare nella preghiera, senza scoraggiarsi, chiedendo a Dio di rendere tutti artigiani della pace e della riconciliazione”. Il messaggio del Papa è stato letto ieri dal nunzio apostolico in Senegal, mons. Mariano Montemayor, durante la Messa solenne presieduta nel Santuario, durante la quale anche il presule ha spronato la popolazione della Casamance alla pacificazione della regione. a cura di Ornella Felici*

* La fonte dell’articolo è tratta da: radiovaticana.it

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