Domani, sabato 27 maggio, Papa Francesco sarà in visita pastorale a Genova. Un programma molto fitto che lo vedrà anche al Santuario della Madonna della Guardia, uno dei luoghi mariani più famosi d’Europa. Le origini di questo luogo risalgono al 29 agosto del 1490 quando la Vergine apparve ad un umile contadino, Benedetto Pareto, chiedendo che fosse eretto un tempio in suo onore.
Qui il Papa dialogherà con i giovani e pranzerà con 150 persone: poveri, detenuti, profughi e vittime di tratta. Antonella Palermo ha chiesto a al Rettore mons. Marco Granara dove nasce questo santuario:
R. – In cima ad un picco di quasi mille metri, in mezzo alle nebbie e alle intemperie una cappella poteva essere veramente superflua. Ma, questa cappella fatta di pietre vive, come dice la Lettera di Pietro, è il simbolo di una Chiesa che deve essere ricostruita, punto di riferimento per la gente, dove poi l’incontro con Dio ricostruisce coscienze, comunità cristiane, ideali civili …
D. – Chi arriva al santuario ogni anno come pellegrino?
R. – Arriva circa mezzo milione di persone; gente comune, grandi personaggi. A Genova tutti fanno riferimento alla Guardia, sia l’industriale che è in crisi con la sua azienda che le squadre di calcio e soprattutto le famiglie con guai di salute, di accordo, di speranza di fiducia.
D. – Che legame c’è tra questo luogo e l’esperienza dei migranti?
R. – I nostri contadini, modestissimi, quando qui era c’era fame sono andati a cercare un pezzo di pane nei posti dove alla fine dei conti c’era più terreno, ad esempio in Argentina. Lì abbiamo almeno dieci santuari della Guardia, tutti fatti da famiglie di migranti arrivati lì, con la fame nelle ossa, e responsabili della fede dei figli, hanno dato il via a questa presenza religiosa. Chiedevano ai missionari di allora, i salesiani: “Se voi venite a dirci la Messa, noi vi facciamo la chiesa”. Oggi ci sono grandi chiese con grandi scuole: a Bernal c’è un grande Santuario della Guardia con 2500 studenti, Nostra Signora della Guardia, fatto dalla famiglia Pedemonte. È un nome genovese.
D. – Papa Francesco è reduce dal pellegrinaggio al Santuario di Fatima; conosciamo tutti molto bene la sua spiccata devozione mariana. Questa tappa al Santuario della Guardia assume un significato ancora più forte …
R. – Qui i giovani, popolazione del futuro in una regione vecchia fondamentalmente, non trovano lavoro, devono andar via. Questa tappa ha una serie di valenze non solo religiose, ma umane, sociali tutte da riscoprire e da rilanciare. Poi ci sarà il simbolico pranzo con i poveri; è una Chiesa che deve aprirsi ad un mondo fatto di scarti umani prodotti da un sistema infame. Mettere nel cuore del suo pellegrinaggio il Santuario della Guardia, il santuario dei poveri, dei contadini, e il pranzo con i poveri mi sembra che già di per sé sia una notizia.
D. – Cosa è previsto dal menù?
R. – Mangerà del cibo molto essenziale, tra l’altro fatto da una nostra cooperativa, che abbiamo messo insieme qualche anno fa proprio per valorizzare il lavoro debole, fatta anche di persone più giovani che erano senza lavoro e che hanno messo in moto questo tipo di accoglienza.
D. – Quali sono le sue aspettative personali da questo incontro con Papa Francesco?
R. – Un bagno di responsabilità, di fiducia e di gioia, coma porta lui e come porta Gesù quando lo prendiamo sul serio.
Fonte it.radiovaticana.va