Categorie: Italiae et Ecclesia

La grande festa del Carmine in tutta Roma

Particolarmente amata, ritorna anche quest’anno quella che i romani chiamano la festa della “Madonna de’ noantri”, ovvero la commemorazione della Vergine del Carmelo la cui ricorrenza liturgica cade il 16 luglio, preceduta da una decina di giorni di celebrazioni. Tutto ha avuto inizio nel 1535: un’antica leggenda narra che a quel tempo alcuni pescatori, durante una violenta tempesta, recuperarono nei pressi della foce del Tevere una cassa galleggiante contenente una statua lignea in cui vi si potevano riconoscere le fattezze della Madonna del Carmine. Gli uomini risalirono il fiume fino a Trastevere per donare la statua ai frati Carmelitani della chiesa di San Crisogono ai Corsi perché divenisse la Madonna protettrice degli abitanti del quartiere. La Messa solenne di giovedì 16, alle 17, presieduta dal vescovo ausiliare per il settore Centro, monsignor Matteo Zuppi, sarà anticipata in tutta la città da una serie di appuntamenti nei luoghi della spiritualità carmelitana: in tutto, quasi una decina di chiese, quattro monasteri e due cappelle, di cui una – quella intitolata a Sant’Elia profeta – è all’interno dell’ospedale “Sandro Pertini”. Sabato 18, con inizio alle ore 18.30, si svolgerà invece la processione che dalla chiesa di Sant’Agata – dove è custodita tutto l’anno la sacra immagine mariana – sfilerà lungo le vie di Trastevere grazie ad una macchina dell’inizio del secolo scorso, ideata dal Gregorini. La processione terminerà a San Crisogono: qui, la statua resterà per tutta la domenica e la sera verrà riportata nuovamente a Sant’Agata. Da quel momento avrà inizio l’ottavario e la chiesa resterà aperta fino all’una di notte per la venerazione dei fedeli. Domenica 26 luglio, a ricordo dell’episodio del ritrovamento della statua, la Madonna lignea – che non è più l’originale, essendo stata intagliata quella attuale dai fratelli Fascina – viene invece portata in processione sul Tevere e per questo è detta anche “Madonna Fiumarola”: l’appuntamento è per le 18.30 al molo del Circolo Canottieri Lazio. «Quest’anno all’evento prenderà parte anche una delegazione di varie confraternite provenienti dalla Corsica – racconta don Giulio Ramiccia, rettore della chiesa di Sant’Agata -, proprio perché di nazionalità corsa erano quei pescatori che trovarono la statua». Terminata la processione lungo il fiume, a cura del Circolo dei canottieri del Lazio, avrà inizio quella a terra, che condurrà la statua nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Il mattino dopo, il 27 luglio alle 6.30, altra Messa pontificale e altra processione, questa volta con ritorno definitivo a Sant’Agata, dove alle 8.30 ai fedeli verrano donate delle rose benedette, simbolo della devozione carmelitana. Un appuntamento, dunque, che attira migliaia di fedeli nella capitale. «Quasi 20mila persone – sottolinea don Giulio – arrivano, in quei giorni, a pregare dinanzi alla statua della Vergine». E, nella storia, tante illustri personalità non hanno fatto mistero dell’affetto per la Madonna del Carmelo. Come quel ragazzino tenace che molti anni dopo sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo II. Sì, perché Wojtyla ha sempre indossato – dall’età di 10 anni e fino alla morte – lo scapolare della Madonna del Carmelo, il cosiddetto “abitino”. Anche quando lavorava in miniera lo aveva indosso, come pure nel giorno dell’attentato in piazza San Pietro, tant’è che – macchiatosi quello di sangue – al ritorno dal Gemelli, dove era stato ricoverato, il Papa chiese ai padri carmelitani della chiesa della Traspontina un nuovo scapolare. Come ringraziamento volle omaggiare la Madonna del Carmine, lì in via della Conciliazione, con un mazzo di rose rosse. E oggi uno dei diversi scapolari appartenuti a Wojtyla è custodito da padre Lucio Maria Zappatore, parroco a Santa Maria Regina Mundi, che lo ha ricevuto dall’allora segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz.

Redazione Papaboys (Fonte www.romasette.it/ Mariaelena Finessi)

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