Il Medio Oriente rischia di rimanere senza cristiani. Francesco lo ricorda parlando stamattina, in Vaticano, con i circa 100 partecipanti alla 91.ma Assemblea Plenaria della Roaco, i cui lavori si chiudono oggi a Roma. Forte la denuncia degli interessi internazionali di cui è oggetto quella regione.
Volevo leggervi il discorso preparato, ma “siccome la preoccupazione per il Medio Oriente è grande” mi permetto di dire qualcosa a braccio: così esordisce il Papa all’udienza in tarda mattinata con i partecipanti alla Plenaria della Roaco, Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali che, dice, “è una cosa molto importante”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il Medio Oriente oggi è un crocevia di situazioni difficili, sofferenti, e anche in Medio Oriente c’è il rischio – non voglio dire la volontà di qualcuno – il rischio di cancellare i cristiani. Un Medio Oriente senza cristiani… Non sarebbe un Medio Oriente.
Lo sguardo di dominio delle potenze
“Il Medio Oriente oggi soffre, piange – continua Francesco – e le potenze mondiali guardano il Medio Oriente non con tanta preoccupazione per la cultura, la fede, la vita di quei popoli, ma sì, lo guardano, per prendere un pezzo e avere più dominio”. Di fatto, afferma il Papa, il numero dei cristiani in quelle terre, culla del cristianesimo, diminuisce. “E tanti non vogliono tornare perché la sofferenza è forte”.
Un grande patrimonio da custodire
Il vostro lavoro di aiuto al Medio Oriente, riconosce il Papa alla Roaco, è molto grande e lo ringrazio tanto. Quante ricchezze ci sono nelle Chiese in Medio Oriente – dice – la loro teologia, le liturgie. Dobbiamo custodire questa grande tradizione e lottare per questo. Essa, prosegue Francesco è “anche il succo – diciamo così – che viene dalle radici per dare vita alla nostra anima” in Occidente, insegnandoci la strada della contemplazione, della santità.
La questione delle migrazioni
Il Papa parla poi del problema più grave che il Medio Oriente si trova ad affrontare, quello delle migrazioni. E cita il Libano dove la metà sono libanesi e la metà profughi siriani che il Paese accoglie. Così in Giordania, in Turchia e in Europa e ricorda la sua visita a Lesbo, in Grecia: tanti profughi, e in Italia lo stesso:
C’è un grande peccato in Medio Oriente, e lo soffre la povera gente. Il peccato della voglia di potere, il peccato della guerra, ogni volta, più forte, più forte… Anche con armamenti sofisticati. E soffre la gente, i bambini.
La sofferenza di tanta gente
In Medio Oriente ci sono oggi poche scuole, pochi ospedali – sottolinea il Papa – “perché i bombardamenti distruggono tutto. È il grande peccato della guerra”. Ma Francesco denuncia anche un altro peccato nel Medio Oriente: il nostro. E dice:
Il peccato della incoerenza fra vita e fede. Ci sono – forse non tanti, ma ci sono alcuni… – preti, qualche vescovo, qualche congregazione religiosa, che professano la povertà ma vivono da ricchi, vivono da ricchi. E la Roaco riceve soldi anche dalle vedove, come simbolo: il poco degli umili. Ma io vorrei che questi epuloni – religiosi, cristiani, qualche vescovo o qualche congregazione religiosa – si spogliassero di più in favore dei fratelli, delle sorelle.
Coltivare la speranza nel Medio Oriente
L’ultima parola di Francesco è di speranza: “Il Signore non ci lascerà da soli – conclude – e per questo dico che il Medio Oriente è una speranza: una speranza che noi dobbiamo coltivare”. Come voi state già facendo.
Fonte www.vaticannews.va