Una donna di un paesino siciliano è da anni sotto il possesso di satana. Ma la sua è diventata una sofferenza per tutti in famiglia. Oltre alla sofferenza morale e psicologica dei familiari, pare che alcuni di essi abbiano dovuto soffrire fisicamente per la vendetta di satana.
Dopo anni di peregrinazioni presso i più svariati dottori (che per altro non le riscontrano mai niente), bussa alle porte del proprio vescovo, il quale con prudenza la affida a un sacerdote per l’esorcismo. Il sacerdote è aiutato in questo compito da persone che pregano e digiunano. La madre della signora si rivolge a me perché mi interessassi a sua figlia: cosa che io faccio cercando, prima di tutto, di verificare personalmente se realmente vi fosse possessione. Assistendo all’esorcismo mi convinsi che il caso era molto serio.
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[Ebbi allora parecchi segni: ricordo che a un certo punto, mentre il sacerdote cercava un formulario di preghiera e si era creato un vuoto di silenzio, decisi di recitare nel mio cuore una Ave Maria.
Avevo appena cominciato a pregare, ripeto dentro di me, che la donna si girò verso di me e mi disse in siciliano: “Statti sotu, scimunitu!”, cioè: “Stai zitto, scimunito!”, cosa che mi fece agghiacciare, ma mi convinse in modo inequivocabile che veramente c’era la presenza del maligno in quella donna. Il sacerdote mi raccontò diversi particolari raccapriccianti, tra i quali quello che una volta la donna aveva cercato di strappare i chiodi di una sedia con le unghie: riuscendoci].
Uscendo fuori, dopo l’incontro col sacerdote, a bruciapelo, proposi al marito della signora di venire a Medjugorje, proprio alla fine della settimana, cioè sabato 25 luglio. Il marito, titubante (perché non sapeva niente di Medjugorje) risolvette di venire, anche se non riuscì a prenotare i posti sul traghetto Bari – Dubrovnik. A Bari, fu solo all’ultimo momento che trovarono il posto per la loro auto.
Ore 10,30, arrivo a Medjugorje. La signora (che d’ora in avanti chiameremo col nome convenzionale di Assunta) appena messo piede a terra si sente male. Avverto che non bisogna perdere tempo. Vado perciò subito dal superiore dei francescani, allora padre Ivan. Egli non mi dà nessuna speranza circa un intervento dei sacerdoti. Mi affido alla Madonna.
Decido di portare Assunta in chiesa per le celebrazioni della sera col segreto pensiero che se si fosse manifestato il demonio, i sacerdoti sarebbero stati costretti ad prendere provvedimenti. In chiesa invece non succede niente. L’unico segno: durante la preghiera di guarigione, quando p. Slavko alza la croce per l’adorazione, Assunta chiude gli occhi e storce la testa, girandosi da un’altra parte; lo stesso aveva fatto al momento della consacrazione.
Ore 7,30, saliamo sul colle Podbrdo. Durante la salita, Assunta si sente male, pesante. Nel salire preghiamo con il Rosario meditato. Giunti sul luogo delle apparizioni, la signora si siede frapponendo tra sé e il luogo delle apparizioni l’ostacolo del marito: dai suoi occhi sgorgano lacrime strane. Finita la preghiera, ci consacriamo a Maria. Poi apro la Bibbia, chiedendo al Signore di dirci Lui una parola che fosse adatta per ognuno di noi. La Bibbia si apre su una pagina in cui ci sono due brani significativi: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, ecc.”; e “Guarigione di un indemoniato”, brano nel quale c’è un rimprovero di Gesù ai suoi discepoli: “Questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (Mt 16,24 ss; 19, 9-13) [proprio ciò che maria chiede a Medjugorje].
Scendendo vediamo gente nel cortile della casa di Vicka. Ci precipitiamo subito dentro. Parliamo con Vicka del Paradiso, Inferno e Purgatorio. Della morte, di cui Vicka non ha paura. Chiedo a Vicka: “I presenti vedremo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria?”. Vicka, istintivamente annuisce, sorridendo, ma subito si corregge, scuote la testa, come per dire: “Non posso pronunciarmi”. Giunge il momento dei saluti. Tiro in disparte Vicka e gli parlo della signora Assunta. Vicka mi chiede il suo nome. Rientrando nel gruppo, mi viene spontaneo chiamare Vicka e spingerla verso Assunta. Questa si slancia verso Vicka e l’abbraccia scoppiando a piangere. Vicka mi guarda e mi chiede se è lei Assunta: rispondo affermativamente con un cenno del capo. Poi Vicka allora comincia a parlare ad Assunta e ad accarezzarla sul capo.
Avviene allora ciò che non avevamo programmato: il demonio si manifesta: urlando. Servendosi di Assunta il demonio comincia a gridare in una lingua sconosciuta: non aveva sopportato le carezze di Vicka, e si era buttato a terra. Vicka prende Assunta per una mano, io per l’altra.
Passato il primo momento di sbigottimento nei presenti, Vicka ci chiede di pregare: “Non piangere – disse, rivolgendosi ad alcune donne del nostro gruppo che conoscevano Assunta, ma che solo allora scoprivano la terribile realtà – ma pregare!”. Si leva allora un coro possente di preghiere. Non c’è paura. Tutti pregano con forza e potenza: giovani e anziani. È una scena biblica. Una lotta corpo a corpo con il demonio. In forma plastica davanti a noi si realizza il capitolo 12 dell’Apocalisse. Sono presenti persone di diverse nazioni: ognuno prega nella propria lingua.
Dopo un certo tempo Vicka si assenta un attimo, per tornare con un bicchiere di acqua benedetta e un rametto d’erba. Asperge Assunta che continua a dimenarsi. Dopo un po’ Assunta poggia il capo sul petto di Vicka e con una mano carezza il suo ginocchio. Vicka le chiede se va meglio; Assunta risponde con la mano, come a dire:”Così, così”. Ci guardiamo in volto soddisfatti, credendo che il demonio fosse andato via. Mi sfilo allora la corona del rosario dal collo e tento di metterla al collo di Assunta: non l’avessi mai fatto! Il demonio caccia un urlo terribile: aveva fatto finta di essersene andato, perché smettessimo di pregare.
Continuiamo a pregare, ma in una forma più ordinata con il Rosario. Nel frattempo continuano a giungere altre persone che si accodano alla preghiera. Un signore, in particolare, impone le mani stando alle spalle di Assunta, ma di lontano. Assunta, in mezzo a quel coro di preghiere, pur girata di spalle e pur con gli occhi chiusi, individua immediatamente quella forma di preghiera silenziosa e si gira di scatto, cercando di prendere a calci quel signore. A quel signore si unisce una donna in quella particolare foma di preghiera. Assunta si dimena e urla: è necessario tenerla.
Giunge, a questo punto, un giovane biondo, occhi azzurri: si slancia con una forza straordinaria contro il demonio: parlano la stessa lingua, l’inglese. Incomincia un dialogo fitto tra il giovane e il demonio. Si capisce che il giovane grida al demonio di assoggettarsi a Gesù Cristo, e che il demonio non vuole in modo assoluto. Ho come la sensazione di vedere in quel giovane l’arcangelo Michele, tanto straordinaria è la potenza e la fermezza, e tanto convinta la sua azione contro il demonio.
Il giovane non ha tentennamenti. Si direbbe che il manifestarsi del demonio ha permesso il manifestarsi della Chiesa. È la progenie della Donna vestita di sole che lotta contro la progenie del Dragone. Il giovane ci suggerisce di proclamare il salmo 67. Durante la proclamazione, il demonio si ribella. Proclamiamo allora più forte, ritornando più volte sullo stesso salmo.
Nel frattempo giungono altre persone. Iniziamo invocazioni allo Spirito Santo e al Sangue dell’Agnello e ad altre preghiere. Do inizio poi alle litanie lauretane della Madonna. All’invocazione “Regina degli Angeli”, il demonio caccia un urlo tremendo e si dimena in modo tale che sono necessarie ben otto persone a tenerla. Notando questa reazione, insisto allora in tale invocazione, aumentando il volume della voce.
Tutti si uniscono nel ripetere l’invocazione: “Regina degli Angeli, prega per noi”. È come un martello possente sulla testa del demonio. [Perché tale reazione? Forse perché Maria essendo Regina degli Angeli è anche Regina dei demoni che sono Angeli decaduti, e loro questo non lo sopportano]. Il demonio urla con urlo disumano che non finisce e dura per tutto il tempo che noi insistiamo nel gridare l’invocazione. È questo il momento più acuto della preghiera.
Durante tale fase, l’indemoniata si girò verso di me e aprì gli occhi: attraverso quegli occhi il demonio stesso mi lanciò, ne sono sicuro, uno sguardo di odio tale che se avesse potuto mi avrebbe annientato.
La mia anima fu attraversata da una sensazione bruttissima, come se fosse stata immersa per un attimo nell’inferno.
Poi Vicka mi chiama in disparte e mi dice: “Sono ormai tre ore che preghiamo. Padre Slavko dice di non insistere e di portare Assunta in chiesa”. Nel frattempo è giunto un giovane italiano che parla pure inglese. Traducendo alcune frasi del demonio ci dice che il demonio stesso ha affermato che non è uno solo, ma sono in tanti: venti demoni!
Portiamo Assunta davanti alla chiesa e vado in cerca di padre Slavko. Egli mi dice di tornare alle ore 15,00 con Assunta. Alle ore 15,00 in punto portiamo Assunta in canonica. Assunta, ma solo lei, viene fatta entrare nella stanza delle apparizioni. Là si prendono cura di lei p. Slavko e p. Felipe. Io con un gruppo di persone, restiamo sotto la finestra a pregare. Comincia una preghiera che durerà fin quasi alle ore 19,00. Durante la preghiera chiedo alla Madonna che ci dia un segno del trionfo del suo Cuore Immacolato nella liberazione di Assunta. Proprio in quel momento in alto nel cielo azzurro tra il colle Podbrdo e il monte Kricevac vedo la lettera “Tau”, simbolo dei salvati, formata da una nuvoletta bianca.
Ad un certo punto padre Slavko, passando, ci fa segno con la mano, e noi abbiamo pensato volesse dirci che il demonio se ne era andato. Ma sapremo, dopo la Messa, che non era vero. Padre Slavko aveva voluto dirci con quel gesto che avevano smesso di pregare su Assunta e che dovevamo andare a Messa.
Prima dell’ora dell’apparizione avevano portato Assunta nella stanza che di fronte a quella in cui allora avvenivano le apparizioni. Poi ci venne detto che lì, mentre stava per arrivare il momento dell’apparizione, Assunta dava in smanie, e nel momento stesso dell’apparizione aveva tentato di forzare la porta (per l’occasione chiusa a chiave) nel tentativo di scappare; non essendovi riuscita, aveva tentato di saltare dalla finestra, e, impedita, aveva cercato di buttare a terra un armadio di diversi quintali.
Alle 21,00 riportiamo Assunta, stavolta in chiesa, nella stanzetta delle prime apparizioni, quella che sta di fronte alla attuale sacrestia. Ancora sono p. Slavko e p. Felipe a pregare. Poco prima delle 23,00, p. Slavko esce e ci invita ad entrare. Entriamo, io, il marito della signora e mio fratello.
I sacerdoti ci informano della situazione. Si tratta di un caso difficile, e occorrono molte preghiere, sacrifici e digiuni. Soprattutto lei, Assunta, deve sforzarsi di mettere qualcosa di suo. I demoni sono legalisti, ci spiega p. Felipe, e fin quando Assunta non darà al Signore il diritto di entrare, essi accamperanno, per quante preghiere si facciano, il diritto di restare. Ci racconta che prima di pregare aveva chiesto ad Assunta: “Chi è Gesù per te?”, e lei non ha saputo rispondere.
Diceva: “È uno spirito”, “È una persona”, ma non diceva mai “È il Signore”. I demoni soggiogano la sua volontà, gli tappano la bocca come una mafia. I sacerdoti poi ci dicono che Assunta in quelle due ore ha parlato in diverse lingue: inglese, tedesco, francese, portoghese e una lingua che sembrava italiano antico (forse l’italiano volgare di san Francesco, una lingua, dissero, del passaggio dal latino all’italiano). [Come faceva Assunta a parlare in tutte quelle lingue, visto che non le aveva studiate e visto che possedeva soltanto la terza media?].
Io stesso distinguo nei momenti che seguiranno e in alcune cose che rivelano i demoni (ma su cui p. Slavko mi ha pregato di mantenere il segreto) il francese e lo spagnolo. P. Slavko prende in giro i demoni, dicendo loro: “Io conosco la vostra forza: è nel gridare, nel minacciare, nella violenza. Basta invece una sola parola di Gesù ad annientarvi”; e inizia a cantare con un motivo per me nuovo “Ubi caritas et amor, Deus ibi est” (“Dov’è carità e amore, lì c’è Dio”). Succede allora una cosa strana, perché io e p. Felipe ci accodiamo, [come trasportati da una forza misteriosa], a p. Slavko nel canto: ne viene fuori un bellissimo e dolcissimo canto a tre voci.
Io sentivo la mia voce come incanalarsi su un binario in modo naturalissimo: era come se in noi si manifestassero gli angeli buoni, in contrapposizione agli angeli cattivi che si manifestavano in Assunta. [E mentre noi eravamo pienamente coscienti di ciò che stava succedendo e pienamente padroni di noi stessi, quella poveretta di Assunta non era mai cosciente e mai padrona di se stessa quando si manifestavano i demoni]. Abbiamo ripetuto il canto tre volte. Poi p. Slavko ci disse di portare Assunta il giorno in canonica alle ore 13,00.
[Tra le tante cose che successero in quella stanzetta, ricordo che a un certo momento, qualcuno dei sacerdoti chiese ad Assunta se mi conosceva. “Chi – rispose – Franceschito?”, non so neppure se si scrive così, so però che si pronuncia come lo pronunciò lei, in spagnolo: nessuno dei presenti sapeva e nemmeno mio fratello che quello era il vezzeggiativo con cui mia madre e alcuni amici mi chiamavano in Argentina da piccolo, poiché sono nato in Argentina].
La mattina alle 07,00, si parte per Thialina a trovare p. Jozo Zovko (primo parroco di Medjugorje). P. Jozo sta celebrando la s. Messa. Finita la celebrazione si mette dietro le nostre spalle e intona il Rosario meditato. Finito il Rosario, vado a trovarlo in sacrestia, e lo informo circa la presenza nella nostra comitiva di quella povera madre di famiglia. Nel frattempo arrivano due pullman di pellegrini, con dei sacerdoti. P. Jozo parla alle persone e poi, rivolgendosi a me, mi chiede che abbiamo per restare. Gli dico che dobbiamo andarcene; e usciamo fuori. Egli esce e ci fa aspettare nel suo ufficio parrocchiale. Poi viene e ci chiede di pregare insieme.
Ci dice ci chiudere gli occhi e di invocare il Signore Gesù. Dopo un po’, p. Jozo si alza improvvisamente e si dirige deciso verso Assunta (da notare che non avevo avuto il tempo di indicargli che era tra le persone del nostro gruppo); le impone le mani e subito i demoni si manifestano: inveendo e parlando in altre lingue dimostrano di non sopportare le mani di p. Jozo. Questi ci invita a pregare. Mentre noi preghiamo, p. Jozo benedice e impone le mani su Assunta.
Ad un certo punto mio fratello prende la Bibbia e legge dei brani. Assunta tenta di prendere la Bibbia, perché non sopporta che si legga la parola di Dio. Poi p. Jozo ci invita a passare in chiesa. I demoni in italiano rispondono: “Assunta non esiste, e noi non vogliamo”. E difatti fanno resistenza per entrare in chiesa: è a forza che dobbiamo portare Assunta in chiesa, dove si trovano riuniti i pellegrini. [Strada facendo, ricordo che per evitare tale resistenza, mentii dicendo ad Assunta che saremmo andati a Medjugorje, mentre non era vero. Al che lei si girò verso di me, facendo un cenno col capo molto chiaro, facendomi capire che era inutile che mentissi perché tanto conosceva le mie vere intenzioni].
In chiesa p. Jozo, approfittando del caso, fa una catechesi sull’esistenza e l’azione di satana, e sulla necessità della preghiera e del digiuno, mentre Assunta sta seduta nei banchi in mezzo alla chiesa.
Un confratello di p. Jozo viene diritto verso Assunta e si siede, a sua insaputa, alle sue spalle. Assunta sta seduta su un banco della chiesa ed è appoggiata col capo sulle braccia, le quali a loro volta sono appoggiate sullo schienale del banco di fronte a lei, e per questo motivo non può vedere il frate alle sue spalle, e tanto meno quello che sta facendo. Il sacerdote estrae una corona del rosario e una reliquia di san Leopoldo Mandić, e li tiene a una certa distanza sempre dietro le spalle di Assunta, in modo tale che ella non può vederlo. Dopo un po’ Assunta si gira all’improvviso manifestando di non sopportare quella preghiera silenziosa che il sacerdote stava facendo. Quest’ultimo insiste: allora Assunta gli strappa la corona dalle mani e la riduce in malo modo.
Si avvicina nuovamente p. Jozo, e Assunta scappa fuori della chiesa rincorsa da noi e dall’altro sacerdote. Quest’ultimo si fa portare dell’acqua benedetta e bagna Assunta ripetutamente. Il maligno cerca di fiaccare le forze del giovane sacerdote, colpendolo nei suoi affetti più cari e mostrandosi cos’ veramente diabolico: in francese gli dice che sua madre si trova all’inferno (e badate che il sacerdote era giovanissimo) . Ma il sacerdote replica, in francese: “Mia madre era consacrata, io stesso l’ho unta prima di morire, e anch’io sono consacrato”. Si era fatto tardi ed era giunto il momento di tornare a Medjugorje. Vado da p. Jozo che, inginocchiato nei banchi della chiesa, prega. Egli mi conferma che Assunta non fa nessuno sforzo.
Portiamo Assunta di nuovo a Medjugorje nella canonica appena qualche minuto dopo le 13,00. padre Slavko e padre Felipe la portano nella stanzetta delle apparizioni. Hanno inizio altre preghiere. Verso le ore 14,30, p. Felipe ci chiama. Ci dice che i demoni sono molto indeboliti, e che manca ancora l’adesione volontaria di Assunta. Ma neppure lui crede che il caso possa risolversi subito. Entriamo nella stanzetta e troviamo Assunta su un divano: la sua mano sinistra nella mano di una ragazza bionda, la mano destra tesa verso il crocifisso e il luogo in cui avvenivano le apparizioni in quella stessa stanza. Mi sembra un buon segno. La ragazza infatti ci conferma che aveva tentato di pronunciare il nome di Gesù, ma senza riuscirvi.
Ci mettiamo vicino a lei e cerchiamo di metterle sulle labbra qualche invocazione del nome di Gesù. Ma appena Assunta cerca di ripetere l’invocazione, mostra i sintomi del soffocamento. Il lei si verifica un cambiamento come nel transito della morte: ha gli occhi come al solito chiusi, non parla più, si esprime con gesti della mano o con la scrittura.
Padre Felipe interviene di nuovo: le poggia la croce sulla fronte, sul collo: ma i demoni reagiscono veementemente.
La bagna con l’acqua benedetta, la unge con olio benedetto. Le sussurra che Gesù la ama, che Gesù è più forte dei demoni. [Ma è scoraggiato. Mi confessa che probabilmente non abbiamo saputo pregare e digiunare. Esce un momento per andare a cercare qualcosa. Passa in quel momento p. Slavko e ci chiede quanto tempo restiamo ancora: gli risposi che il giorno dopo di buon mattino saremmo partiti di buon’ora. Neanche lui credeva che Assunta si potesse liberare senza altri giorni di preghiera. Padre Felipe ritorna con in mano una sorta di depliant].
Egli dà inizio a una preghiera di liberazione non rituale, che riepilogava tutta la storia della salvezza e si indirizzava a ogni tipo di magia o di sortilegio. Assunta durante la preghiera annuisce con la testa, come a dire che era quello che ci voleva; e faceva capire che la preghiera non doveva essere indirizzata ad un solo demonio, ma a tanti demoni.
Finita la preghiera p. Felipe poggia la croce sulla fronte della povera donna, e non trova più reazione di opposizione. Mette allora la croce nella mano di Assunta, questa stringe la croce e poi la porta alla bocca: la bacia!
Mi tolgo allora la corona dal collo, quella corona che la mattina precedente da Vicka non ero riuscito a metterle al collo, quella corona che le mani stesse di Vicka avevano tenuto, e la metto al collo di Assunta. [E qui mi accorgo che tentava di dire qualcosa tra i denti stretti, serrati come in una morsa, mentre tendeva la mano verso il luogo dell’apparizione. Mi faccio coraggio e le suggerisco di dire il nome di Gesù, vedo che si sforza e un suono strisciante esce dalla sua bocca. Faccio notare la cosa a p. Felipe].
Padre Felipe coglie subito l’occasione e invita Assunta a invocare il nome di Gesù: “Di’ Gesù, non avere paura: Gesù Gesù…”. Assunta con uno sforzo immane, come chi solleva dal proprio corpo una pesante pietra tombale, a denti stretti, ma distintamente, ripete il nome di Gesù e tutte le formule di preghiera che poniamo sulla sua bocca: “Gesù ti amo… Gesù, tu sei il Signore…”. Poi: “Ave Maria…”.
È qui che Assunta apre gli occhi e scoppia a piangere: è un pianto di liberazione. Poi ci inginocchiamo davanti al luogo dell’apparizione e recitiamo diverse “Ave Maria”.
Padre Felipe ci dice che manca solo che Assunta adesso faccia la comunione: è un test importantissimo, tanto più che Assunta è da diversi anni che non si accosta all’Eucaristia.
Uscendo sentiamo da p. Ivan che Vicka sta male. Chiedo da quando e p. Ivan mi risponde: “Da un quarto d’ora”. Esattamente il tempo in cui Assunta si è liberata: strano, ma forse non tanto!
La sera Assunta è in chiesa in prima fila: partecipa alla recita delle prime due due corone del s. Rosario, poi partecipa alla s. Messa. Sono io stesso che mi avvicino a lei con l’Eucaristia al momento della comunione.
Assunta si comunica con grande trasporto. Dopo la Messa partecipa alla preghiera di guarigione; e quando p. Slavko alza il Crocifisso per l’adorazione, lei è sui gradini dell’altare che lo adora, anche qui con trasporto e con gli occhi umidi. Poi recitiamo la terza parte del Rosario. Infine p. Slavko la porta, con p. Felipe, nella stanzetta delle prime apparizioni per sincerarsi che è veramente libera. Lì Assunta viene ancora benedetta e riceve le ultime raccomandazioni.
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