E’ incredibile quello che sta accadendo nella vita sociale, pubblica e politica della Repubblica Italiana. Scenari mai visti nel secolo in corso, addirittura per vedere cose simili si deve tornare ai tempi del fascismo e di Mussolini. Stiamo messi benino!
L’atto del premier Conte, ribadito questa sera in conferenza stampa, di non riaprire le Chiese per il culto dei cristiani, compromette forse in maniera irreversibile il rapporto tra la Presidenza del Consiglio e la Conferenza Episcopale Italiana, e quindi tutti i cattolici del paese rappresentati da essa, seppur con posizioni diverse.
Semplice. Ha violato in larga parte la Costituzione, e gli equilibri che da sempre essa rappresenta.
Il comunicato dei Vescovi, di questa sera, dopo la conferenza del premier, è gravissimo e vi si legge: I Vescovi italiani – si conclude – “non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto
. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale“.Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività
La libertà religiosa è un «corollario» della libertà di coscienza, libertà che consente all’individuo di coltivare ed esprimere le sue convinzioni.
La tutela della «libertà di coscienza» non permette che i comportamenti individuali siano oggetto di nessuna forma di imposizione vincolante in quanto la dimensione della coscienza di ciascuno non può essere in nessun caso violata dall’autorità dello Stato al quale spetta solo l’obbligo di garantire a tutti il libero esercizio
delle libertà, purché non si concretino attività illecite o contrarie al buon costume.L’obiezione di coscienza, in particolare, rappresenta il rifiuto di compiere atti prescritti dall’ordinamento e contrari alle proprie convinzioni, come giurare sul vangelo per i non credenti, non partecipare, in veste di medico o personale infermieristico, a sedute abortistiche etc. Tale diritto, che rientra tra i cd. dati sensibili, viene garantito dal Garante della privacy (BIN PETRUZZELLA).
Da questa considerazione scaturisce, dunque, la tutela della libertà religiosa per cui il compimento di atti che rientrano in tale sfera non possono essere oggetto di alcuna prescrizione obbligatoria da parte dello Stato (DI PIRRO).
PER APPROFONDIRE:
«Signore noi abbiamo bisogno di te! Dei tuoi gesti e delle tue parole: speriamo di poter tornare presto a celebrare l’Eucarestia! Te lo chiediamo col cuore».
L’invocazione, quasi una supplica, è arrivata dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, durante la Messa presieduta questa domenica 26 aprile nella cappella di Sant’Onofrio della Cattedrale di Perugia. Una liturgia ancora una volta a porte chiuse, come in tutto il resto della Penisola, da quando la Chiesa italiana ha scelto di accogliere le indicazioni del Governo e di sospendere l’Eucaristia con il popolo durante l’emergenza coronavirus.
Una decisione che potrebbe avere i giorni contati se comincerà la “fase 2” in tutto il Paese. Una fase che i vescovi, facendosi interpreti dei disagi “spirituali” della gente e delle richieste dei sacerdoti, vogliono tradurre anche in una “ripartenza” ecclesiale delle celebrazioni, cominciando dalle Messe aperte ai fedeli e dai funerali nelle chiese. La Cei sta sottoponendo all’Esecutivo una serie di indicazioni che si tradurranno in comportamenti e “regole” da seguire nelle parrocchie italiane.
A fine serata giunge una nota della Presidenza del Consiglio
di Daniele Venturi
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