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La LITURGIA DELLA LUCE (Lucernario) della notte Santa nella Veglia Pasquale

Il fuoco nuovo e la luce del cero sono simboli di Gesù risorto che vince le tenebre del male.
L’assemblea si raduna fuori della chiesa; attorno al fuoco che divampa. Dove non si può accendere il fuoco, si adotta il rito alla situazione. Il sacerdote saluta, nel modo consueto, il popolo radunato e lo esorta a celebrare degnamente questa Veglia con la partecipazione piena e cosciente, nel modo che gli è proprio.


La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre, e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi. E con il tuo spirito.

Grátia Dómini nostri Iesu Christi, et cáritas Dei, et communicátio Santi Spíritus sit cum ómnibus vobis.

Fratelli, in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa su tutta la terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera.
Rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti, Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre.

Fratres caríssimi, hac sacratíssima nocte, in qua Dóminus noster Iesus Christus de morte transívit ad vitam, Ecclésia invítat fílios dispérsos per orbem terrárum, ut ad vigilándum et orándum convéniant. Si ita memóriam egérimus Páschatis Dómini, audiéntes verbum et celebrántes mystéria eius, spem habébimus participándi triúmphum eius de morte et vivéndi cum ipso in Deo.

BENEDIZIONE DEL FUOCO NUOVO 
Preghiamo.
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, 

benedici
X questo fuoco nuovo, 
fa’ che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo,
e ci guidino, rinnovati nello spirito,
alla festa dello splendore eterno.
Per Cristo nostro Signore.

Orémus.

Deus, qui per Fílium tuum claritátis tuæ ignem fidélibus contulísti, novum hunc ignemX sanctífica, et concéde nobis, ita per hæc festa paschália cæléstibus desidériis inflammári, ut ad perpétuæ claritátis puris méntibus valeámus festa pertíngere. Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.


PREPARAZIONE DEL CERO PASQUALE

Il sacerdote incide una croce sul cero pasquale per configurarlo a Gesù Cristo; poi incide l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; infine incide le cifre dell’anno per significare che Gesù – Signore del tempo e della storia – vive oggi per noi. Nel compiere tali riti il sacerdote dice:

Il Cristo ieri e oggi:
Principio e Fine, Alfa e Omega.
A lui appartengono il tempo e i secoli.
A lui la gloria e il potere
per tutti i secoli in eterno. Amen.

Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,
ci protegga e ci custodisca il Cristo Signore. Amen.

Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo:

La luce del Cristo che risorge glorioso
disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

 

IN LATINO

 

Christus heri et hódie;

Princípium et Finis;

Alpha;

et Omega.

Ipsíus sunt témpora;

et sæcula.

Ipsi glória et impérium;

per univérsa æternitátis sæcula. Amen.

 

Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo:
Lumen Christi glorióse resurgéntis

díssipet ténebras cordis et mentis.


PROCESSIONE DI ENTRATA CON IL CERO

Il diacono porta in chiesa il cero acceso, simbolo di Gesù Cristo, mentre si canta tre volte:

Cristo, luce del mondo.  R/. Rendiamo grazie a Dio.

Lumen Christi. R/. Deo grátias.


Ad ogni sosta, si accendono al cero successivamente le candele del sacerdote, quelle dei ministri e poi quelle dei fedeli. In tal modo la chiesa è progressivamente illuminata, le tenebre sono vinte dalla luce.

ANNUNCIO PASQUALE
Il diacono o lo stesso sacerdote proclama il preconio pasquale: tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa. In caso di necessità un cantore può proclamare il preconio pasquale; in questo caso, egli tralascia il saluto e l’ultimo periodo dell’introduzione, collocati fra parentesi [ ]. Per la forma breve si tralasciano le parti collocate fra le due parentesi ( ).

Esulti il coro egli angeli, esulti l’assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.

[
(E voi, fratelli carissimi, 
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.)]

[
Il Signore sia con voi.

R/.
E con il tuo spirito.]

In alto i nostri cuori.
R/. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
R/. E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l’esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.

Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.

Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell’Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.

Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all’amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.

Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.

(Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti.)

O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!

Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

(O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere 
il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.

Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.)

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.

(Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.)

O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

(Riconosciamo nella colonna dell’Esodo  
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l’ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.

Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l’oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.

Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Pope Francis holds a candle during the Easter Vigil on Holy Saturday at the St Peter’s basilica, Vatican City, 30 March 2013. ANSA/CLAUDIO PERI

IN LATINO

 

Præconii paschalis

 

forma lunga

 

Exsúltet iam angélica turba cælórum:

exsúltent divína mystéria:

et pro tanti Regis victória tuba ínsonet salutáris.

 

Gáudeat et tellus tantis irradiáta fulgóribus:

et, ætérni Regis splendóre illustráta,

totíus orbis se séntiat amisísse calíginem.

 

Lætétur et mater Ecclésia,

tanti lúminis adornáta fulgóribus:

et magnis populórum vócibus hæc aula resúltet.

 

(Quaprópter astántes vos, fratres caríssimi,

ad tam miram huius sancti lúminis claritátem,

una mecum, quæso,

Dei omnipoténtis misericórdiam invocáte.

 

Ut, qui me non meis méritis intra

Levitárum númerum dignátus est aggregáre,

lúminis sui claritátem infúndens,

cérei huius laudem implére perfíciat).

 

(V/. Dóminus vobíscum. R. Et cum spíritu tuo.)

 

V/. Sursum corda.

R/. Habémus ad Dóminum.

 

V/. Grátias agámus Dómino Deo nostro.

R/. Dignum et iustum est.

 

Vere dignum et iustum est,

invisíbilem Deum Patrem omnipoténtem

Filiúmque eius Unigénitum,

Dóminum nostrum Iesum Christum,

toto cordis ac mentis afféctu et vocis ministério personáre.

 

Qui pro nobis ætérno Patri Adæ débitum solvit,

et véteris piáculi cautiónem pio cruóre detérsit.

Hæc sunt enim festa paschália,

in quibus verus ille Agnus occíditur,

cuius sánguine postes fidélium consecrántur.

 

Hæc nox est, in qua primum patres nostros,

fílios Isræl edúctos de Ægypto,

Mare Rubrum sicco vestígio transíre fecísti.

 

Hæc ígitur nox est,

quæ peccatórum ténebras colúmnæ illuminatióne purgávit.

 

Hæc nox est, quæ hódie per univérsum mundum

in Christo credéntes, a vítiis sæculi

et calígine peccatórum segregátos, reddit grátiæ,

sóciat sanctitáti.

 

Hæc nox est, in qua, destrúctis vínculis mortis,

Christus ab ínferis victor ascéndit.

 

Nihil enim nobis nasci prófuit, nisi rédimi profuísset.

 

O mira circa nos tuæ pietátis dignátio!

 

O inæstimábilis diléctio caritátis:

ut servum redímeres, Fílium tradidísti!

 

O certe necessárium Adæ peccátum,

quod Christi morte delétum est! O felix culpa,

quæ talem ac tantum méruit habére Redemptórem!

O vere beáta nox, quæ sola méruit scire tempus et horam,

in qua Christus ab ínferis resurréxit! Hæc nox est, de qua scriptum est:

Et nox sicut dies illuminábitur: et nox illuminátio mea in delíciis meis.

 

Huius ígitur sanctificátio noctis fugat scélera,

culpas lavat: et reddit innocéntiam lapsis et mæstis lætítiam.

Fugat ódia, concórdiam parat et curvat impéria.

 

In huius ígitur noctis grátia, súscipe,

sancte Pater, laudis huius sacrifícium vespertínum,

quod tibi in hac cérei oblatióne sollémni,

per ministrórum manus de opéribus apum,

sacrosáncta reddit Ecclésia.

 

Sed iam colúmnæ huius præcónia nóvimus,

quam in honórem Dei rútilans ignis accéndit.

Qui, licet sit divísus in partes,

mutuáti tamen lúminis detriménta non novit.

 

Alitur enim liquántibus ceris,

quas in substántiam pretiósæ huius lámpadis apis mater edúxit.

O vere beáta nox, in qua terrénis cæléstia, humánis divína iungúntur!

Orámus ergo te, Dómine,

ut céreus iste in honórem tui nóminis consecrátus,

ad noctis huius calíginem destruéndam,

indefíciens persevéret.

 

Et in odórem suavitátis accéptus,

supérnis lumináribus misceátur.

Flammas eius lúcifer matutínus invéniat:

Ille, inquam, lúcifer, qui nescit occásum:

Christus Fílius tuus, qui, regréssus ab ínferis,

humáno géneri serénus illúxit,

et vivit et regnat in sæcula sæculórum.

R. Amen.




a cura della Redazione Papaboys

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