La benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco nel giorno di Natale, per tutte le persone di buona volontà.
Accogliere il Principe della pace significa dire ‘no alla guerra’, dire no ad ogni guerra!’.
Per dire ‘no alla guerra’, bisogna però dire ‘no alle armi’. Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo”. E’ quanto aveva detto il Papa nell’omelia della Messa in San Pietro nella Notte di Natale.
“Dire ‘sì’ al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?” ha aggiunto il Pontefice.
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Dire sì al principe della pace significa dire no alla guerra, a qualsiasi guerra”. Lo ricorda Gagliarducci su AciStampa. Papa Francesco lo ribadisce con forza nel messaggio urbi et orbi di Natale, che contiene anche un appello perché “si scriva e si parli” degli interessi che muovono le guerre. Quello del Papa è un appello accorato per la pace, per fine di ogni ostilità, ma soprattutto per aprire le porte a Cristo, unica vera fonte di pace e di gioia “non passeggera”.
Il messaggio urbi et orbi (alla città e al mondo) di Natale rappresenta anche il messaggio che ci proietta direttamente verso la Giornata Mondiale della Pace dell’1 gennaio, in un anelito di pace che diventa universale. Da sempre, i Papi hanno usato il messaggio anche per dare una panoramica delle situazioni di interesse geopolitico nel mondo, le aree calde su cui la Santa Sede poggia particolare attenzione in questi tempi di guerra.
E così, sul sagrato della Basilica di San Pietro viene suonato l’inno vaticano, il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede guarda con attenzione alla loggia delle Benedizioni, quella da cui esce il Papa quando è eletto e che si affaccia dal centro della facciata sulla piazza. È da lì che il Papa si affaccia per dare il suo messaggio, in un Natale non così freddo come ci si aspetterebbe e davanti a migliaia di persone in piazza che aspettano la benedizione del Papa, che nel giorno di Natale è anche foriera di indulgenza plenaria.
Papa Francesco rivolge prima di tutto gli occhi a Betlemme, dove “in questi giorni regnano dolore e silenzio”, e da dove è risuonato l’annuncio atteso da secoli, quello della nascita del Salvatore che “è un annuncio di grande gioia”, non la “felicità passeggera del mondo, non l’allegria del divertimento, ma una gioia grande perché ci fa grandi”. Infatti, nota Papa Francesco, nel giorno di Natale, “noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo”. Gesù, aggiunge il Papa, è venuto a fare del padre suo il padre nostro, ed è quella “la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace: è la gioia dello Spirito Santo, la gioia di essere figli amati”.
Papa Francesco invita a gioire chi ha smarrito fiducia e certezza, chi ha deposto la speranza, chi non trova la pace, perché Cristo è nato per tutti, e tende la mano, non punta il dito contro. Con lui, come diceva la profezia di Isaia, “la pace non avrà fine”.
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