In questo tempo di buio assoluto, istituzionale e morale, che anche l’Italia vive intorno ai fatti di guerra in corso in Ucraina, una delle poche voce che merita di essere ascoltata per avere opinioni trasversali, ma reali, è quella del professore Alessandro Orsini.
Leggiamo insieme il suo ultimo commento pubblicato sulla personale pagina facebook.
Ho appreso di questo nuovo vergognoso report presentato alla Camera sotto la guida di un deputato del PD noto per le sue posizioni reazionarie contro la libertà di informazione. Inizio a pensare che essere accusati di “putinismo” significhi semplicemente essere accusati di libertà. Ho visto il rammarico con cui un uomo degnissimo come Corrado Augias ha reagito alla notizia di essere stato inserito in questo nuovo delirante elenco di presunti putiniani.
Vorrei dirgli: stia tranquillo, caro Augias, l’accusa di putinismo in Italia è un’accusa di libertà; è un’accusa che viene scagliata contro quegli studiosi liberi che portano le decisioni dei governi davanti al tribunale della ragione. Viviamo in un’Italia capovolta: un’Italia in cui tanti analisti di politica internazionale si ergono a paladini della libertà del pensiero come se nessuno sapesse che sono stipendiati dai centri di potere che alimentano la guerra in Ucraina.
In Italia c’è di tutto: analisti di politica internazionale pagati dalla Nato, dalle grandi multinazionali o direttamente dalle agenzie governative o riconducibili al governo. E che cosa vi aspettate che questi analisti dicano di me?
Mica possono dire che sono limitati nella loro libertà di espressione dai centri di potere per cui lavorano; mica possono dire che devono stare attenti a quel che dicono altrimenti perdono i fondi di ricerca e il posto di lavoro.
Questi analisti devono dire che la Nato e il governo Draghi sono sempre nel giusto e che io faccio parte di una rete criminale collegata al Cremlino.
Ma a voi sembra normale un Paese in cui la quasi totalità dei professori e dei ricercatori di politica internazionale, anziché insorgere contro queste indecorose liste di proscrizione e esprimere solidarietà ai colleghi ingiustamente diffamati, le lodano?
Ma che professore universitario è un professore di relazioni internazionali che non insorge contro le nostrane liste di proscrizione e che passa il suo tempo a dire che il governo Draghi è un governo perfetto che non sbaglia niente in Ucraina? Ma le associazioni professionali di scienza politica, di storia delle relazioni internazionali, di sociologia, di filosofia, non si delegittimano completamente stando vergognosamente zitte davanti a una simile barbarie?
L’ordine dei giornalisti che cosa dice?
Ma siamo diventati che cosa?
Un Paese di scemi o un Paese di corrotti?
In Italia non esiste libertà di informazione nel campo della politica internazionale e le persone l’hanno capito molto bene.
Chi pubblica le liste di proscrizione si delegittima e perde credibilità agli occhi di milioni di cittadini.
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