Nel 1759 paese di Affile fu colpito da un forte terremoto, l’epicentro del sisma infatti fu proprio la terra affilana che venne scossa profondamente da sussulti e tremori terribili che costrinsero la popolazione a mettersi in salvo nell’aperta campagna a causa dei crolli degli edifici.
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Uscendo da Porta Vipera in preda al panico, un gruppo di Affilani si era posto in preghiera davanti ad una icona della Madonna che stava lungo la strada che conduce alla località Pozzico, addossata ad una rimessa per animali. Innanzi all’immagine della Vergine, qualche anima buona aveva posto alcuni gigli, già seccchi e cadenti per il tempo trascorso e per la calura estiva.
Mentre il popolo pregava con sentita devozione per la salvezza del paese, quei gigli rinsecchiti ripresero vita e assunsero l’aspetto di un fiore appena raccolto . Nello stesso momento il terremoto, come per incanto, cessò e non ci furono più scosse di assestamento.
Questo è il racconto tramandato per via orale dalla popolazione affilana.
Un documento storico veramente attendibile sui fatti di quel periodo non esisteva ne tra i documenti della Curia Sublacense ne tantomeno negli archivi comunali. Solo qualche decennio fa, con l’aiuto del parroco don Tancredi, si è avuta la gioia di realizzare un lieto ritrovamento: tra le disordinate scartoffie della parrocchia è saltato fuori un foglio ingiallito che riporta una “brevis notitia” relativa alla Madonna del Giglio, risalente sicuramente all’ anno 1813 e scritto per mano di un colto curiale a seguito di mons. Contestabile.
“Brevis Notitia ne vetusta Imagine SS.mae Mariae Virginis neLilio Cuius aedicula jacet extra moenia Oppidi Aphilarum in via del Pozzico. Anno nostrae Reparatae Salutis millesimo septingentesimo quinquagesimo nono …”
Breve racconto sulla antica immagine di Maria Vergine Santissima del Giglio. La cui cappella giace al di fuori delle mura del castro di Affile, in via del Pozzico. Nell’anno della nostra riacquistata Salvezza 1759, il giorno 3 di agosto, minacciando un terribile sussulto di terremoto. Ripetutosi per tre volte, di distruggere dalle fondamenta il castro di Affile, gli abitanti, oppressi dal terrore e fuggenti via nottetempo dalle case per evitare il rischio dei crolli, avevano quasi abbandonato ogni speranza.
“Ma, oh meraviglioso favore della pietà celeste, la Vergine Madre di Dio che sempre nelle necessità è sollievo ai miseri, fu in quel luogo presente prontamente e il flagello dell’ira divina clementemente allontanò e come rifulse la sua ineffabile potenza.”
Nella località detta volgarmente il Pozzico fuori dalle mura perimetrali c’era un antichissimo simulacro di Maria, dipinto in una icona su di una parete, chiamata Madonna del Pozzico. Davanti alla quale la devozione popolare aveva posto qualche mazzo di gigli che, sia per la calura estiva, sia per la mancanza d’acqua, si erano completamente inariditi ed erano talmente rinsecchiti da meritare di essere gettati nel fuoco. Ma, oh miracolo, al primo mattino essi apparvero verdi e rifioriti come se fossero stati piantati ancora nei giardini. Segno evidente della pace ottenuta dalla Beata Vergine presso il suo Dolcissimo Figlio che è fiore di campo e giglio delle vallate”. Fu così che in un istante gli animi carichi di tristezza furono presi da grande gioia e da irrefrenabile felicità.
Allora tutti gli abitanti, a frotte accalcatisi presso l’immagine di Maria con viva fede e con firma speranza, cominciarono a chiedere innumerevoli grazie utili sia per l’anima che per il corpo.
“Tra i tanti miracolati, infatti, si conta una fanciulla, totalmente sorda e muta dalla nascita e che, essendo stata portata dai genitori ai piedi della detta immagine della Beata Vergine, immediatamente riacquistò la salute non appena le fu sciolto il nodo della lingua e furono aperte le sue orecchie“
Ancora oggi la popolazione ricorda il miracolo ogni primo fine settimana del mese di Agosto con una solenne processione.
Affile è il paese dove San Benedetto ha soli 17 anni, prima di fondare l’ordine benedettino, ha compiuto il suo primo miracolo.
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