Montenero è un quartiere collinare del comune di Livorno, celebre per la presenza del Santuario della Madonna di Montenero, patrona della Toscana. L’abitato in origine costituiva una frazione isolata dalla città, mentre oggi è collegato al quartiere di Ardenza mediante una fascia urbanizzata posta lungo la via di Montenero. Tuttavia il luogo mantiene alcune caratteristiche tipiche dei piccoli borghi di campagna: ad esempio Montenero è dotato di un proprio cimitero posto nella parte più bassa della collina. Abitato dall’uomo sin dall’età neolitica, di cui ne sono testimonianza i numerosi manufatti trovati sulle sue pendici ed in particolare quelli del 1855 presso la “Buca delle Fate”, nell’antichità questo colle (oggi denominato Monte Nero) era noto col nome di Monte del Diavolo, per la presenza di un folto bosco che incuteva timore ai viaggiatori. Divenuto importante bandita di caccia dei Medici (1618), fu zona di passaggio obbligato per la strada che da Livorno scendeva verso Rosignano Marittimo e la Maremma fino quando, nella prima metà del XIX secolo, fu ampliata e rettificata la vecchia litoranea del “Romito”. Le origini del Santuario risalgono al 15 maggio 1345, festa di Pentecoste, quando, secondo la tradizione, un povero pastore storpio trovò l’immagine miracolosa della Vergine Maria e seguendo un’intuizione interiore la portò sul colle di Montenero.
Al di là delle molte leggende che circondano la storia del ritrovamento dell’immagine della Madonna, che la critica attribuisce invece ad un certo Iacopo di Michele detto Gera, sembra che tale immagine sia comparsa a Montenero in seguito a una rinascita di fervore religioso, intorno al 1341. Proprio in questo anno gli abitanti di Livorno, allora poco più di un villaggio di pescatori, avrebbero organizzato un culto autonomo di immagini sacre, dipinte di recente, osteggiato però dalle autorità ecclesiastiche che intimarono la cessazione del culto e la sparizione delle relative immagini. Non è da escludere che davanti a questa ostilità, l’immagine sia stata occultata e poi ritrovata vicino al greto del fiume ”Ardenzo”, da quel pastore che solerte la portò in cima al monte per affidarla quasi sicuramente alla custodia di qualche eremita. La fama dell’immagine miracolosa si diffuse presto, a motivo delle tante grazie operate dalla Beata Vergine; cominciano i pellegrinaggi e con essi crescono le offerte per il piccolo oratorio che ospita la Madonna. Già nel 1380 furono iniziati i lavori per ampliare la Cappella e i locali che servivano al riparo dei pellegrini. Ai primi custodi del santuario, quasi sicuramente i frati terziari, seguirono le custodie dei Gesuiti (dal 1442 al 1668) e dei Teatini (dal 1668 al 1792 ) indicati allora come i più qualificati ad espletare il servizio presso il Santuario. Infatti nel 1720, i Teatini iniziarono i lavori di ampliamento del Santuario che terminarono nel 1774. In questo lasso di tempo la Madonna di Montenero operò alcuni miracoli a favore di tutta la città tra i quali quello del 1742 quandò la città fu sconvolta da un violento terremoto e ancora una volta soccorsa dalla sua protettrice e dalla sua immagine che fu trasportata in città e posta davanti alla Collegiata. A Livorno quel miracolo non fu mai dimenticato tanto che ogni anno si rinnova il voto che i livornesi fecero alla Madonna “…di digiunare in perpetuo il 27 gennaio, di non fa balli, né maschere, di assistere nella Collegiata stessa all’annua funzione di ringraziamento…”. Nel 1792 il Santuario fu affidato ai Monaci benedettini Vallombrosani che ne sono attualmente i custodi.
Lo sviluppo di Montenero si deve alla realizzazione del Santuario mariano, fortemente rimaneggiato e ampliato a partire dal Settecento. Proprio in questo periodo Montenero divenne anche un ricercato luogo di villeggiatura con la costruzione di numerose ville, tanto che Carlo Goldoni vi ambientò la commedia Le smanie per la villeggiatura. Tra queste residenze si ricordano la Villa delle Rose, dove soggiornò George Gordon Byron, la cui presenza è attestata sin dalla fine del Seicento, la Villa del Buffone, originariamente sorta come casolare mediceo, la Villa Carboni (XVIII secolo) e quella delle Pianacce, posta sulla via omonima e d’origine seicentesca. La vocazione turistica del colle avrebbe dovuto concretizzarsi anche nella realizzazione, all’inizio del Novecento, di un lussuoso complesso per la villeggiatura: in realtà l’impresa fu portata a termine solo in minima parte, con la sola costruzione di una villa riconducibile allo stile Liberty (la cosiddetta Villa Azzurra) che ancora oggi precede l’arrivo alla piazza di Montenero. Nello stesso periodo fu messa in esercizio una caratteristica funicolare per collegare la parte bassa della località (Montenero Basso) con la sommità dell’abitato (Montenero Alto) e il suo Santuario.[4] Contestualmente alla funicolare fu attivata anche la tranvia delle Pianacce, linea peculiare della rete tranviaria di Livorno, che fu attiva fino all’inizio degli anni trenta. Durante il Fascismo, sotto Costanzo Ciano, la frazione ospitò diverse gare automobilistiche con i migliori piloti del mondo (Coppa Ciano) e, nel 1937, la competizione fu valida per il Gran Premio d’Italia. Lo stesso Ciano, alla sua morte, avrebbe dovuto essere sepolto in un mausoleo posto sulle pendici della collina, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale interruppe per sempre i lavori (si veda la voce Mausoleo di Ciano).
a cura di Ornella Felici