Padre Carmelo, sei stato due anni a Medjugorje: come hai avuto questa possibilità, cosa ha significato e cosa significa per te questa esperienza?
Devo dire che sono stato a Medjugorje per una chiamata della Madonna, che si è servita di un articoletto letto sull’Eco di Maria Regina della Pace che diceva che non c’era un sacerdote italiano che badasse ai pellegrini di lingua italiana.
Questa l’ho sentita proprio come una chiamata nel fondo del mio cuore. Ho chiesto alla Madonna che mi desse un segno per capire se veramente questa fosse una sua chiamata: che mi desse un biglietto per andarci e che provvedesse al soggiorno.
Di lì a poco è avvenuto proprio così, perché ero a cena da amici, e uno di loro ha detto che aveva un biglietto in più per andare a Medjugorje e lo voleva dare a qualcuno.
Andando poi a Medjugorje ho chiesto discernimento a padre Slavko che mi ha confermato che la Madonna mi chiamava a stare lì per comprendere i progetti di Dio. Sono rimasto a Medjugorje per quasi due anni (1995 -97).
Mi dedicavo ai pellegrini di lingua italiana e di lingua francese, per la celebrazione dell’Eucaristia ma soprattutto per le confessioni, che mi richiedevano più tempo. Confessavo circa 8-10 ore al giorno.
Vedevo passare la grazia di Dio in un modo incredibile, visibile, perché mi trovavo dentro la grazia ma non mi accorgevo di vivere nella grazia. Mi sembrava tutto una cosa normale, mentre normale in realtà non era… Era solo la grazia di Dio che rendeva possibili le cose impossibili!
Dopo questa esperienza come ti guida la Madonna? Come si svolge la tua vita e il tuo sacerdozio?
Andando via da Medjugorje ho chiesto innanzitutto alla Madonna che mi accompagnasse, ricordandole le sue parole: “Io sarò sempre con voi”. Ho vissuto l’esperienza del consacrarmi a lei, al suo Cuore Immacolato.
Non però con una formula (anche se ho fatto un cammino di consacrazione), ma di passare attraverso il suo grembo materno a Medjugorje e rinascere. Ho ricevuto un nuovo stile di vita, un nuovo modo di pensare, e soprattutto un nuovo modo di essere, come uomo, come cristiano e come sacerdote.
Per questo ho consacrato alla Madonna ogni mio passo, ogni mia parola, ogni azione, ogni attività pastorale, tutto quello che il Signore avrebbe preparato per me in futuro. Sono certo che lei cammina davanti a me e prepara tutto, perché tutto appartiene a lei.
Non ho più niente di mio, è tutto suo: tutto quello che sono e quello che ho. Questo essere stato rigenerato mi ha portato ad una nuova vita, che non sempre era compresa da chi doveva comprendere.
Ho cominciato a vivere i “cinque sassi” raccomandati da Maria, ed essi hanno potenziato la dimensione del mio sacerdozio.
Rientrando il Vescovo mi ha affidato una piccola parrocchia di montagna a Vigliatore (in provincia di Messina), dove la gente era abituata ad avere un sacerdote solo la domenica.
Io continuavo a celebrare l’Eucaristia, ad adorare e a celebrare la Liturgia delle Ore come se fosse una grande cattedrale; mi dicevo infatti: “Signore, io sono prete per Te, per la tua gloria e per la salvezza delle anime, siano presenti o non lo siano, ma io non posso ridurre né il mio tempo né il mio amore per Te solo perché non c’è tanta gente presente!”.
A poco a poco la gente ha cominciato ad avvicinarsi e a condividere questo stile di vita. Era un lasciarmi guidare dalla Madonna nel vivere il Vangelo, senza interpretazioni e regole, ma vissuto nell’ambito della Chiesa, perché la parrocchia per me significa respirare col respiro della Chiesa universale, col Papa, col Vescovo, attraverso l’obbedienza.
Nella tua parrocchia mi ha colpito molto l’esperienza viva dei fedeli alla Messa: si realizza quello che la Madonna ha chiesto a Medjugorje, cioè che attorno all’Eucaristia si può rinnovare una comunità parrocchiale. Come è andato questo sviluppo?
La parrocchia ha cominciato un cammino di consacrazione a Maria quando sono arrivato. A poco a poco è diventata anche più sensibile ai misteri di Dio. Dopo la consacrazione abbiamo ricevuto un dono molto grande: quello dell’adorazione perpetua, da più di un anno, giorno e notte, tutte le settimane, tutti i mesi.
E questo grazie a un’ora di adorazione alla settimana a cui ognuno aderisce. Così Gesù rimane esposto 24 ore su 24 con la certezza che qualcuno è sempre in adorazione.
Questa adorazione è scaturita naturalmente dalla celebrazione dell’Eucaristia, da un’Eucaristia celebrata con attenzione, senza guardare al tempo, ma incontro con Gesù, che parla nella Liturgia della Parola, che si dona nell’Eucaristia…
E nel bisogno di sentirlo ancora parlare e dialogare cuore a cuore nell’adorazione. È veramente un miracolo, nonostante la parrocchia abbia meno di 2000 abitanti e io sono solo, senza un aiuto ministeriale, la parrocchia riesce a portare avanti l’adorazione perpetua.
Fonte : Eco di Medjugorje n.ro 182, luglio agosto 2005
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