L’annuncio fondamentale della sconfitta della morte si è ripetuto nella solenne Messa presieduta dal Pontefice sul sagrato della Basilica Vaticana. Nelle letture l’esperienza del sepolcro vuoto che cambia la vita del credente
Marco Guerra – Città del Vaticano
Cristo è risorto, è davvero risorto. Dopo duemila anni, la gioia e lo stupore provato dalle tre Marie e dagli apostoli Pietro e Giovanni davanti alla pietra rotolata via dal Santo Sepolcro sono le stesse che animano la folla di fedeli – romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo – che hanno preso parte alla Santa Messa della domenica di Pasqua in Piazza San Pietro.
Sotto il cielo coperto dalle nuvole, il tripudio di colori è offerto da 55 mila fiori, un dono floreale proveniente dall’Olanda e dalla Slovenia. Papa Francesco ha presieduto la celebrazione che si tenuta sul sagrato della Basilica Vaticana e che ha avuto inizio con il rito del ‘Resurrexit’, con cui si rivive la testimonianza della resurrezione fatta da Pietro.
Il Pontefice si è quindi fermato a venerare l’icona acheropita del Santissimo Salvatore posta sull’altare e ha incensato la statua lignea della Madonna con il Bambino posta sul sagrato, invocando la benedizione del Padre. Tutto è solenne nella Messa di Pasqua, i riti e i gesti del Papa esigono tempi e modi diversi perché lo scopo è comunicare profondi sentimenti di fede, che vengono suscitati anche dai canti del coro della Cappella Sistina, seguiti con grande intensità da tutta l’assemblea.
La cerimonia è proseguita con l’aspersione dell’acqua come atto penitenziale accompagnata dal canto “Ecco l’acqua che sgorga dal tempio di Dio”. Dopo la colletta, la liturgia della Parola con la prima lettura dagli Atti degli apostoli e la seconda lettura tratta dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi, passaggi che celebrano la vittoria del Cristo sulla morte. Si rinnova così il trionfo del Signore della vita. Successivamente, la lettura del Vangelo di Giovanni che racconta la corsa di Pietro e Giovanni al sepolcro. Lo stesso brano è stato letto prima in latino e poi in greco come vuole la tradizione pasquale. Una consuetudine che serve ad esprimere in maniera universale, nello spazio e nel tempo, il messaggio di salvezza del Risorto.
E la corsa verso il sepolcro dei due discepoli rimanda a quella ricerca di una presenza che viene delusa dall’assenza, all’esperienza dello sbigottimento che provano tutti i fedeli. Dunque la sorpresa spezza quella psicologia del sepolcro che porta a seppellire la speranza, di cui ha parlato Papa Francesco ieri nella Veglia, e cambia la vita di chi crede.
Dopo l’ascolto della parola, il Santo Padre ha benedetto l’assemblea con il Vangelo prima della preghiera dei fedeli in cui è stato invocato il Signore per la Santa Chiesa di Dio, per i governanti, per i moribondi e per i poveri.
Si è giunti quindi alla liturgia eucaristica che si è aperta con il Papa che ha ricevuto le offerte portate da tre famiglie – una spagnola, una francese e una indonesiana –, doni poi incensati dallo stesso Santo Padre per innalzarli al cospetto di Dio. L’incensazione è infatti vissuta come una sorta di ossequio al corpo e al sangue di Cristo che prederanno forma sull’altare con l’Eucarestia.
Il rito arriva al momento più inteso con il Papa che ha presentato l’ostia consacrata e il calice per poi genuflettersi davanti ad essi in adorazione. I riti della comunione sono stati annunciati dall’antifona eseguita dal coro e tramite la comunione tutti sono stati incoraggiati a mettersi in cammino anche se la pietra sembra troppo grossa, perché importante è guardare la realtà con gli occhi della resurrezione.
Prima di lasciare il sagrato e dismettere i paramenti sacri il Pontefice è tornato a pregare davanti la statua lignea della Madonna con Bambino, mentre l’antifona di resurrezione dedicata a Maria risuonava in tutta Piazza San Pietro.
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