C’è, in Mirella Solidoro, l’enigma di una ragazzina che per tutta la sua (breve) vita non si è mai mossa dal suo letto di dolore e che ora gode di una fama in grado di varcare i confini della sua città, Taurisano, in provincia di Lecce, a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, la terra di don Tonino Bello.
«La fama di Mirella è straordinaria, ha superato di gran lunga quella di tutti i venerabili pugliesi», dice padre Cristoforo Aldo De Donno, postulatore dell’inchiesta diocesana sulla «serva di Dio Antonia Mirella Solidoro, giovane secolare», come recitano i documenti ufficiali. «La sua figura si è diffusa negli Stati Uniti, in Russia, in Spagna», continua padre Cristoforo. «In molti paesi del Salento ci sono gruppi di fedeli che si riuniscono ogni settimana a pregare attingendo agli scritti di Mirella».
Mirella Solidoro, va detto, non ha nulla del santino politicamente corretto. Basta dare una rapida occhiata alla sua biografia per trovare visioni mistiche, dolori atroci, sofferenze inaudite, preghiere ininterrotte, veglie notturne, pensieri come questo: «O Signore, Tu mi creasti / ed io ti trovai. / Mi amasti / ed io ti amai. / Mi chiamasti poi alla Croce / ed io di portarla fui felice. / Oggi lode a Te il mio cuore canta, / fa’ di me una serva santa». O come quest’altro che agli occhi del mondo quasi sfiora l’ingenuità: «O mio Gesù, ascoltami, perché lo sai che tu sei l’unico amore della mia vita, e se tu non mi vuoi bene, per me è finita, perché solo in te riesco a trovare la pace». E infine: «O Signore, non te ne andare! Permettimi ancora un minuto, ti devo parlare. Intorno a me c’è soltanto solitudine, dolore, e naturalmente, tutto mi fa riflettere: cosa ho fatto?».
DUE ANNI DI LAVORI INTENSI
Padre De Donno, 77 anni, francescano dell’ordine dei Frati minori, è autore della biografia di Mirella Solidoro: «La sua spiritualità è profondamente agganciata al mistero della croce di Cristo». Il 18 giugno, dopo due anni serrati di lavoro e settanta sessioni, il vescovo della diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, monsignor Vito Angiuli, chiuderà in cattedrale la fase diocesana del processo di canonizzazione. Gli atti, cinque faldoni di documenti per migliaia e migliaia di pagine, saranno sigillati e consegnati in Vaticano alla Congregazione delle cause dei santi. «Si tratta solo di un sunto del materiale raccolto», dice il postulatore, «tutti i giorni i pellegrini che arrivano sulla tomba di Mirella, che si trova nella chiesa parrocchiale dei Santi Martiri di Taurisano, lasciano biglietti, richieste di preghiera, segnalazioni».
Tra i faldoni di documenti non ci sono notizie di miracoli avvenuti per intercessione di Mirella. «Non almeno miracoli di primo piano come guarigioni improvvise da malattie o da morte certa, ma grazie ricevute, sì. E tante», precisa padre Cristoforo. C’è la guarigione, ricorda il postulatore, di un giovane affetto da depressione e di una madre di famiglia.
Ma perché tanti fedeli pregano Mirella Solidoro? Qual è, detto in termini canonici, lo specifico della sua fama di santità? C’entrano le visioni mistiche e i dialoghi con Gesù, le stimmate invisibili che pure comparvero sul suo corpo dopo la morte, avvenuta a Taurisano il 4 ottobre 1999 a 35 anni? O quei fenomeni anch’essi mistici come, a detta dei testimoni, le sofferenze che durante la Settimana santa si facevano più intense fino al culmine del Venerdì santo quando Mirella piangeva e gridava: «Lasciatelo, lasciatelo!»?
LA SANTITÀ DI MIRELLA
«Il senso della santità di Mirella è stato quello di saper entrare nello spessore del mistero della Croce, è la sapienza più alta che possa esserci per un cristiano», dice padre Cristoforo. «L’allora vescovo di Ugento Vito De Grisantis capì subito il significato di tutto questo e quando mi affidò l’incarico di postulatore disse che Mirella era una testimone stupenda di come si affronta la sofferenza da credenti».
E i fenomeni mistici? Il postulatore, che è anche studioso di Teologia mistica e cura diverse cause di canonizzazione, precisa: «Tali fenomeni non vanno tanto considerati per la santificazione di una persona. Uno può avere prodigi straordinari come levitazioni o visioni, ma non saper vivere il mistero della Croce perché magari impaziente e arrabbiato per la sua sofferenza. Mirella, oltre a vivere esperienze come queste, era una vera e propria mistica perché ha vissuto in comunione con Cristo la sua sofferenza, nella preghiera. Questo per la santità è l’essenziale».
Strano caso, davvero. E non bastano a spiegarlo teologi, sociologi, esperti come padre De Donno se non si tiene conto delle parole di Paolo ai cristiani di Corinto: «Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Corinzi 1,27-29).
Un buon identikit, nel paradosso evangelico, per quella donna di Vangelo e di sofferenze che è Antonia Mirella Solidoro da Taurisano.
PREGHIERA
INFONDI IL SEME DEL VERO AMORE
O mio Signore,
tu che comandi al vento di soffiare,
alla pioggia di cadere,
alla neve di imbiancare,
al sole di riscaldare,
comanda al mio cuore di amare.
Di amare come ami tu,
senza aspettare di essere prima amata,
senza pretendere di essere ricambiata.
Dare amore e di donarlo puro,
chiaro, sincero e fraterno.
Amore di unità che ci rende
tutti fratelli e figli tuoi.
O potente Signore, io lo so che tu solo tutto puoi,
per te niente è impossibile.
Soffia con il tuo Santo Spirito nel mio cuore
e infondi il seme vero dell’Amore.
Redazione Papaboys (Fonte credere.it/Antonio Sanfrancesco)
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