I genitori, sconvolti dalla gravissima malformazione, non l’hanno riconosciuta, i medici dell’ospedale infantile ‘Regina Margherita’ di Torino, con due delicati interventi ed una tecnica mai usata in Italia e in pochi altri casi nel mondo per un neonato – l’utilizzo di membrane amniotiche
per neonati – l’hanno salvata. È la storia di ‘Bianca’, figlia di una coppia di stranieri (la nazionalità non è stata resa nota) che vivono nella provincia di Alessandria, affetta da mielomeningocele, una malformazione congenita del sistema nervoso centrale che fa parte – spiegano i medici – dei cosiddetti ‘difetti del tubo neurale’.In pratica, si tratta di «una conseguenza di un difetto di saldatura degli archi vertebrali posteriori con conseguente fuoriuscita delle meningi e del midollo spinale». Il rischio maggiore è l’impossibilità, o la grave difficoltà, di camminare, il mancato controllo della vescica ed altri problemi neurologici. La malformazione è stata scoperta, alla Neonatologia del Sant’Anna di Torino – che fa parte della stessa azienda ospedaliera del ‘Regina Margherita’ – solo pochi giorni prima del parto. La mamma non aveva effettuato controlli durante la gravidanza. Immediatamente dopo il parto, ‘Bianca’ è stata trasferita alla Rianimazione del ‘regina Margherita’ e sottoposta ad un intervento neurochirurgico di riparazione del difetto congenito, eseguito dall’equipe diretta dalla dottoressa Paola Peretta. Poi è scattata la seconda fase, la ricostruzione della cute sovrastante la malformazione.
Un problema – sottolineano gli esperti – che rappresenta il più grave pericolo per la sopravvivenza e per la qualità della vita dei piccoli pazienti, compresa la ripresa motoria. Per questo motivo Giovanni Montà, medico della Chirurgia Plastica Pediatrica, ha deciso di ricorrere all’utilizzo di ‘membrane amniotiche’, estratte da placente raccolte da tagli cesarei e inviate alla Banca dei Tessuti di Treviso, che la sottopone ad accurati controlli di laboratorio per poi trattarle e conservarle. Questo materiale è già applicato, ma solo per adulti ed in altri ambiti della chirurgia, quali il trattamento di ustione e ulcere cutanee. Nel caso della piccola ‘Bianca’ il decorso pos-operatorio è stato rapido e «ciò – spiega Francesca Giuliani, medico nel reparto di Subintensiva Neonatale del ‘Regina Margherita’ apre importanti speranze per fornire alla piccola paziente un iter terapeutico più rapido, accorciando il preziosissimo intervallo critico per rendere favorevoli gli interventi di riabilitazione».
Redazione Papaboys (Fonte www.ilmattino.it)
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