Non cediamo alla tentazione di cercare in modo famelico segni eclatanti ed impressionanti. Alleniamo piuttosto il nostro sguardo alla luce del crepuscolo e impariamo a vedere la meraviglia della realtà e degli innumerevoli, amorosi segni che ci lascia il Signore.
n quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.
Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui.
Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui» (Lc 11,29-32)
“Questa generazione è una generazione malvagia; chiede un segno ma nessun segno le sarà dato, tranne il segno di Giona”. Nel vangelo di oggi Gesù diventa durissimo contro la pretesa degli scribi e farisei di avere un “segno”.
E’ la tentazione non solo loro ma anche nostra di dire che ci metteremo a credere solo davanti a un segno straordinario che ci convinca, dimenticandoci che ogni istante della nostra vita, anzi la nostra vita stessa è un segno straordinario, con l’unica differenza che non ci fa più effetto.
Non ci fa più effetto un tramonto, o un mare blu, non ci fa più effetto l’abbraccio di chi ci ama o gli occhi di un bambino, non ci fa più effetto l’infinità di dettagli con cui ogni giorno Dio riempie la nostra vita. Vogliamo segni violenti, grandi, con effetti speciali.
Credere non significa cercare “effetti speciali” ma recuperare quello sguardo di stupore su cose che pensiamo essere così ovvie da averle messe nella categoria dello scontato o del banale. Forse è questo il motivo per cui Cristo dice di voler essere cercato nella realtà più prossima a noi, senza andare troppo lontano: “Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone”.
I segni veri non hanno a che fare tanto con l’emotivo, ma con la parte più profonda della realtà. E delle volte ci si accorge di essa solo a patto di tenere bene gli occhi aperti, di conservare un atteggiamento umile, di imparare il silenzio, di allenarsi molto nell’osservare, di muovere battaglia all’abitudine e al dare per scontato.
Ci si accorge dell’Essenziale nascosto qui nella nostra vita perché ci si è allenati a saper guardare nel crepuscolo, un po’ come capita quando al mattino presto mentre ancora il sole non si vede ma annuncia già luce all’orizzonte, si tenta di fare un po’ di sport correndo per strada e lasciando che gli occhi abituati al buio cominciano invece ad accorgersi della luce e delle cose.
I segni che ci sono dati non sono cose nuove ma sono le stesse cose che magari al buio non vedevamo ma che con la luce un po’ alla volta cominciamo a vedere e a goderne.
#dalvangelodioggi
Fonte it.aleteia.org/Don Luigi Maria Epicoco
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