Entra con una rosa bianca in mano, Papa Francesco, nella basilica di Santa Maria Maggiore dove si svolge la Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata della Gioventù di Panama e del Sinodo 2018 dedicato ai giovani. L’omaggio floreale è per l’icona a lui cara della Vergine Salus Populi romani, venerata 49 volte da Bergoglio dall’inizio del suo pontificato, prima e dopo ogni viaggio internazionale. L’incontro, scandito da letture, canti e testimonianze, è promosso dalla segreteria del Sinodo in collaborazione con il nuovo Dicastero per Laici, Famiglia e Vita. Ad accogliere il Pontefice, oltre al cardinale Baldisseri, c’è infatti il cardinale Farrell accanto – come in un ideale passaggio di testimone – al cardinale Rylko, ex presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (accorpato nel nuovo Dicastero) e ora arciprete della Basilica liberiana.
La prima a offrire la sua testimonianza è suor Marialisa, francescana alcantarina di origini pugliesi, che a 30 anni si dice «contenta di essere una suora di questo tempo». La sua storia è quella di una giovane che voleva giocare a pallacanestro e diventare attrice di teatro o regista, e che rifiutava di entrare Chiesa «perché c’erano persone pesanti». «Avevo sete e volevo bere, anche da pozzanghere, ma c’era questo Signore che voleva darmi dell’acqua viva e io fuggivo», racconta al Papa. «Il suo sguardo mi seguiva ovunque», finché, dopo tante resistenze, «mi sono arresa». E ora, «anche se mai avrei pensato di indossare questo vestito – per giunta marrone – per tutta la vita, sono felice».
“Nessun giovane deve sentirsi escluso dal Sinodo” perché “il Sinodo è di tutti i giovani”: anche quelli agnostici, di fede tiepida o che si sono allontanati dalla Chiesa. Lo ha detto Papa Francesco durante la Veglia di preghiera che si è tenuta questo pomeriggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, in preparazione alla XXXII Giornata mondiale della gioventù che si celebra domani a livello diocesano.
Accantonato il discorso preparato per l’occasione, il Santo Padre si è rivolto ai giovani ricordando che il mondo ha bisogno “che vadano di fretta, che non si stanchino di sentire che la vita gli offre una missione”: “Il mondo può cambiare soltanto se i giovani sono in cammino!”.
Purtroppo, ha aggiunto il Papa, “i giovani oggi spesso sono materiale di scarto” e “questo non possiamo tollerarlo”.
“La Chiesa ha bisogno di più primavera, e la primavera è la stagione dei giovani”, ha sottolineato Francesco: “Ai giovani la Chiesa chiede una missione, tornare indietro e parlare con i nonni”. Infine, il saluto ai presenti: “Non so se alla Gmg di Panama ci sarò io, ma ci sarà il Papa”.
LA TESTIMONIANZA DI POMPEI CHE HA FATTO COMMUOVERE TUTTI
“Non ho più paura del futuro e di quello che la vita mi riserva”. Così Pompeo Barbieri ha concluso la sua testimonianza nel corso Veglia di preghiera con Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore in preparazione alla XXXII Giornata mondiale della gioventù. Pompeo, originario di San Giuliano di Puglia, ha ripercorso la sua vita partendo dal 31 ottobre 2002 quando, in una normale mattina a scuola, “alle 11.33 una scossa violentissima ha fatto tremare tutto”.
“La classe ci è crollata addosso. In un attimo siamo stati sepolti da un cumulo di macerie”, ha ricordato Pompeo, ripensando ai vigili del fuoco che “mi hanno trascinato fuori e mi sono risvegliato in ospedale. Sono stato in pericolo di vita per tre mesi”. “Solo dopo – ha proseguito – i miei genitori mi hanno raccontato che la maestra e 27 compagni erano morti sotto quel crollo”, tra loro anche il cugino di Pompeo. “Io ero vivo, mentre loro non c’erano più… perché?”, si è chiesto. Lo sconforto, la voglia di reagire, la consapevolezza “che dovevo vivere anche per chi non poteva più farlo”. “Così, anche quando mi hanno detto che non avrei più camminato, ho affrontato la cosa con più coraggio”, ha aggiunto Pompeo, ammettendo che “ero diventato più forte e mi sentivo inattaccabile”.
A 18 anni, invece, un problema lo costringe ad entrare in dialisi: “Mi sono sentito perso e ho pensato che non era giusto”. “Anche quella volta sono stato fortunato perché mio padre mi donò il suo rene”, ha raccontato Pompeo, rivelando che “non cambierei quasi nulla della mia vita e di quella tragedia, vorrei solo che i miei amici fossero qui, solo questo”. “Questa sedia a rotelle mi ha insegnato a vedere la bellezza nelle piccole cose e mi ricorda ogni giorno la fortuna che ho”, ha confidato, confessando che “ho un sogno: partecipare alle paralimpiadi”.
di Francesco Rossi per la Redazione Pappaboys fonti: Agenzia Sir il Sismografo Vatican Insider
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