Vidi un grande edificio in una zona alberata sul versante meridionale del monte Sion, non lontano dalle rovine del palazzo di Davide. Nel cortile spazioso di questa soli da costruzione vidi altre case, tra le quali quella del maestro di mensa e un’altra dove si radunavano la santa Vergine e le pie donne dopo la morte di Gesù.
L’edificio si trovava in pessime condizioni, quando di venne proprietà di due buoni membri del sinedrio, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Essi provvidero a ristrutturare la sala principale allestendola come cenacolo per i banchetti pasquali degli stranieri. In questo locale vi avevano abitato i prodi capitani di Davide.
Nel cenacolo non ho visto finestre: la luce scende dai fori praticati nelle alte volte; dal soffitto pendono molte lucerne. Durante le feste le pareti vengono coperte fino a metà altezza da meravigliose stuoie e tappeti e un velo blu viene steso al di sopra di un’apertura nel tetto. Una tenda simile separa la sala principale dei banchetti dal vestibolo, al quale si accede da tre ingressi. Dietro la sala principale si trova un locale interno, ai cui lati vengono deposti gli arredi e gli oggetti del culto, e al centro c’è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l’agnello pa squale, ma viene usato anche per bruciare gli incensi e gli avanzi del pasto.
La divisione del cenacolo in tre parti — vestibolo, sala centrale e sala interna — è simile alla struttura del tempio:
atrio, santuario e santo dei santi.
I locali situati nell’altra ala dell’edificio servivano da deposito per le grandi pietre tombali ed edilizie e come of ficina degli scalpellini, poiché Giuseppe d’Arimatea possedeva al suo paese cave di pietre della miglior qualità; egli commerciava in lapidi, ornamenti architettonici e colon ne, e tutto veniva lavorato sotto la sua guida.
Nicodemo collaborava con Giuseppe nell’attività com merciale, inoltre si occupava di sculture e lavori d’intaglio.
Eccetto i giorni di festa, lo si vedeva spesso in questa sa la intento a scolpire disegni e ornamenti sulla pietra.
«Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a prepara re per mangiare la Pasqua» (Luca 22,8).(Il giovedì santo, prima dalla sua passione, il 13 Nisan, cioè 29 arzo, Gesù aveva 33 anni e diciotto settimane meno un giorno).
A Betania, dopo il pasto in casa di Simone il lebbroso, vidi Maria Maddalena che ungeva il capo di Gesù. Questa scena scandalizzò Giuda a tal punto che corse a Gerusalemme per consegnare il Signore nelle mani dei sacerdoti del tempio.
In quella stessa giornata, poco prima dell’aurora, nostro Signore ordinò ai due più fedeli apostoli, Simon Pietro e Giovanni, di recarsi a Gerusalemme onde provvedere al banchetto pasquale nel cenacolo. Gesù disse loro che avrebbero incontrato sul monte Sion un uomo che portava una brocca d’acqua, nella cui casa l’anno precedente avevano già consumato l’agnello pasquale. Essi avrebbero dovuto seguirlo fino a questa casa e dirgli le seguenti parole:
«Il Maestro ti manda a dire che il suo tempo si avvicina e desidera consumare il pasto di Pasqua da te».
A quelle parole costui avrebbe provveduto a tutto.
I due apostoli si recarono a Gerusalemme e salirono a Sion. Essi presero un sentiero alberato che fiancheggiava un profondo ruscello. Giunti in cima al monte, presso il cortile del cenacolo, incontrarono l’uomo descritto da Gesù. Nell’apprendere il messaggio del Maestro, costui disse subito che Nicodemo aveva preparato un banchetto, ma egli non sapeva per chi fosse, adesso se ne rallegrava. L’uomo si chiamava Heli, era cognato di Zaccaria di Ebron, lo stesso che aveva comunicato a Gesù la dolorosa morte di Giovanni Battista.
Dopo che Pietro e Giovanni ebbero visitato il cenacolo, presero gli ultimi accordi con Heli e si accomiatarono da lui.
I due apostoli attraversarono un ponte e discesero per un sentiero coperto da cespugli, alla fine del quale si trovava l’abitazione del vecchio Simeone, il sacerdote morto dopo la presentazione del Signore al tempio.
Adesso la sua casa era abitata dai suoi figli, alcuni dei qua li erano segretamente discepoli di Gesù. Qui gli apostoli s’intrattennero con uno di loro che lavorava nel tempio.
I tre s’incamminarono insieme verso il mercato del bestiame, situato a nord del tempio. Sul lato meridionale del mercato vidi dei prati recintati nei quali saltellavano dei graziosi agnellini. Dopo averli scelti, il figlio di Simeone entrò nel recinto e ne prese quattro; gli animali si erano strofinati contro di lui come se lo conoscessero assai bene.
Tre agnelli furono portati al tempio e uno al cenacolo. Vidi Pietro e Giovanni mentre facevano acquisti e altre commissioni in città.
Passarono per la casa di Serafia dalla quale ricevettero degli utensili in ceste coperte e un antico calice chiuso in una borsa. Esso sarebbe servito al Signore per l’istituzione dell’Eucaristia.
Da diversi anni Serafia intratteneva ottime relazioni con la beata Vergine e la santa famiglia.
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