Offriamo ai lettori questo opuscolo che ha un doppio scopo: offrire materia di riflessione sul dramma e sul mistero della Passione del Signore e fornire alcune notizie utili alla comprensione dei fatti e dei personaggi implicati in questo tragico evento. L’esposizione utilizza brani evangelici ed, in corrispondenza, il frutto delle meditazioni vibranti ed appassionate su di esse di Santa Veronica Giuliani.
II frutto spirituale che da questi temi si può ricavare è proporzionato al desiderio di progredire nelle vie della fede e della grazia che proprio nel Mistero pasquale di Gesù trovano la loro fonte ed il loro alimento.
“La Chiesa, nel magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi Santi, non ha mai dimenticato che ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle… sofferenze del divino Redentore. Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso, la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei: E’ chiaro che più gravemente colpevoli sono coloro che più spesso ricadono nel peccato. Se infatti le nostre colpe hanno tratto Cristo al supplizio della croce, coloro che s’immergono nell’iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio di Dio e lo scherniscono con un delitto ben più grave in loro che non negli Ebrei. Questi infatti – afferma S. Paolo – non avrebbero crocifisso Gesù se lo avessero conosciuto come re divino. Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violenti e peccatrici. E neppure i demoni lo crocifissero ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi, quando ti diletti nei vizi e nei peccati.
Tutta l’opera della Redenzione, per Veronica Giuliani, è caratterizzata dall’altruismo più completo: “Cristo non pensava a Sé, ma a noi”. L’insistenza, nei suoi scritti, sulla qualità e quantità delle sofferenze di Cristo, corrisponde al desiderio di mostrare la sovrabbondanza del Suo amore per noi. Secondo la spiritualità veronichiana le sofferenze interiori di Cristo furono superiori a quelle fisiche. AI battezzato, per grazia, è dato di poter partecipare alla redenzione di Cristo; per cui la sofferenza umana unita a quella del Redentore acquista un valore salvifico. Veronica Giuliani, nella sua dottrina, ci fa notare che Cristo non patì solo per la generale incorrispondenza degli uomini, ma anche per la sofferenza che i “suoi amici fedeli”, avrebbero dovuto soffrire lungo i secoli, nel tempo della Chiesa, proprio a motivo della loro fedeltà a Lui. La sofferenza umana, redenta attraverso la Morte e Resurrezione di Cristo, ha acquistato un nuovo e definitivo significato di salvezza. Essa è stata da Lui santificata e resa capace di merito: “Non vi è mezzo più efficace – diceva S. Veronica Giuliani – che il patire per fare perfetta un’anima… e santificare le anime”. Se Dio ci prova nel dolore, (malattie, incomprensioni, calunnie) è segno che Egli non solo desidera spronarci verso le più alte vette di santità, ma che ci ama immensamente “conformandoci all’Immagine del Figlio Suo” (Rm 8,29).
La Vergine Santa ci sia Maestra e Guida nella comprensione di una realtà che tocca molto da vicino ed aiuta a risolvere il grande problema del nostro destino e della nostra salvezza. In definitiva si tratta di fare nostra la stessa esperienza di S. Paolo quando afferma: “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del Suo Corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Vale a dire associarsi, in linea di espiazione e di amore a Gesù, Capo del Corpo Mistico di cui siamo le membra.
Mi parve che Iddio mi facesse vedere una bellissima stanza, e che così mi dicesse: “questa è stanza, dove si imparano gli ammaestramenti divini, per potere le anime dilette perfezionarsi, e per imparare le vere e più perfette virtù…”. Mi fece capire che detta scuola era la sua SS. Passione (S. Veronica Giuliani).
1 ° – LA GIUDEA AL TEMPO DI GESU’
II governatore della Giudea chiamato procuratore, risiedeva abitualmente a Cesarea, ma durante le solennità dell’anno si trasferiva a Gerusalemme nella Fortezza Antonia. Ponzio Pilato fu il 5° procuratore della Giudea, regnò dal 26 al 36 d.c.; come giudice romano condannerà Gesù di Nazareth. Il sinedrio, composto da 71 membri compreso il Sommo Sacerdote, aveva autorità su ogni israelita, sia in campo civile che religioso, con potere legislativo, giudiziario e penale. Durante l’epoca di Cristo, i romani si riservavano il diritto di eseguire o no una sentenza capitale. Il gran sinedrio era composto:
1) dai Sommi Sacerdoti: da quello in carica, dagli ex Sommi Sacerdoti e da alcuni membri delle loro famiglie. Gente amante del comodo e dell’oro;
2) dai Seniori o Anziani: laici ricchi ed influenti;
3) dagli Scribi o Dottori della legge: prevalentemente laici e farisei.
II partito dei sadducei era costituito da famiglie sacerdotali più ricche e potenti. Da essi venivano scelti i Sommi Sacerdoti. I farisei, diretti antagonisti dei sadducei, si dedicavano allo studio della Toràh e all’osservanza dei 613 precetti. Esperti tra loro erano gli Scribi o Dottori della legge, ed avevano una grande influenza sul popolo.
Caifa era Sommo Sacerdote e Capo spirituale, civile e militare di tutti gli Ebrei. Genero di Anna, ex Sommo Sacerdote. Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, per designazione di Cesare Augusto, divenne Tetrarca della Galilea e Perea. Governò a base di furberie, servilismi ed abili equilibrismi. Disonesto. Si era unito incestuosamente con Erodiade ed aveva fatto decapitare Giovanni il Battista.
2° – ALCUNE MOTIVAZIONI CHE DETERMINARONO LA MORTE DI GESU’
Prima della presentazione dei vari punti del dramma della Passione e Resurrezione di Cristo è necessario premettere alcune considerazioni sulle cause che determinarono la morte di Cristo. II processo civile dinanzi a Pilato fu il punto cruciale di un’opposizione che era andata sempre più crescendo durante il suo ministero pubblico. L’opposizione di Satana, iniziata prima della sua missione pubblica, durante la Passione raggiunse il suo culmine. Ma, perchè i capi religiosi di quel tempo gli furono così ostili? Gesù, con la sua attività missionaria, stigmatizzò l’ipocrisia dei capi religiosi dell’epoca e la malefica attività personale di Satana contro il piano salvifico di Dio. Egli fu l’uomo libero che non si lasciò condizionare dalla società in cui visse. AI nazionalismo fanatico che vigeva in Israele, il Profeta scomodo, contrappose l’universalismo radicale. L’antica Alleanza trovava compimento nella nuova Alleanza da lui stesso istituita. II suo comportamento con i peccatori e le prostitute scandalizzò profondamente i capi religiosi. Il suo atteggiamento dimostrò che quella emarginazione, imposta in nome di Dio, non era voluta da lui. Gesù suscitò in Israele uno spirito critico nei confronti dell’ideologia ufficiale, apostrofò i capi religiosi come “ciechi” (Mt 23,19) e “guide di ciechi” (Mt 23,24). Gesù denunciò il culto del tempio non più come espressione dell’amore di Dio per il suo popolo, ma come luogo di sfruttamento. Rimproverò ai farisei il loro legalismo: l’uomo non è schiavo del precetto ma il precetto fu dato da Dio per il bene dell’uomo. Infatti: “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). Gesù, attraverso I’annuncio della Sua parola ed i segni che Egli compiva, dimostrò di essere l’inviato definitivo del Padre. Ciò, irritò i capi religiosi perchè per essi era impensabile che il figlio di Giuseppe, il carpentiere, fosse il Messia-Dio.
3° – LA LAVANDA DEI PIEDI
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi ai discepoli ed ad asciugarli con l’asciugatoio di cui s’era cinto (Gv 13,1-5).
Spunti di riflessione
Sapendo: II verbo “sapendo”, usato da Giovanni, sottolinea la libertà con cui il Figlio di Dio affronta la morte. Ora: E’ il momento della glorificazione che si attua nella Passione e Morte di Cristo.
Passare… al Padre: Gesù, definisce la morte, come un passaggio da questo mondo al Padre.
Dopo aver amato… li amò: II participio aoristo “agapèsan” (aver amato) é retrospettivo, abbraccia tutto il tempo passato ossia la sua predicazione. Il successivo indicativo aoristo (li amò) si riferisce ad un futuro immediato ossia alla Sua Morte. Sino alla fine, Gr eis telos. Ha valore intensivo (estremo) e temporale (fino alla morte di croce).
Depose le vesti, Gr tithesin ta himatia é in parallelo con Gv 10,17: “consegno (tithemi) la mia vita, per poi riprenderla”. II verbo ordinario per “togliersi le vesti” sarebbe stato apotithemi. I parallelismi mostrano un linguaggio simbolico. Depose le vesti simboleggia il dono della Sua vita che Egli dà per i suoi amici (Gv 15,13). La lavanda dei piedi era un servizio che veniva compiuto all’inizio della cena e non durante. Ciò mostra, che Gesù, non presta un servizio qualunque ma, attraverso questo gesto, rivela il fondamento della Sua comunità: dare dignità e libertà agli uomini fino al dono totale di sè.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Il Signore nel cenacolo si rattristò (molto) per la perdita di Giuda, come anche nell’atto tanto umile di lavare gli immondi piedi del traditore, e che sopra essi spargeva le sue preziosissime lagrime e mandava infuocati sospiri per compassione di quella povera anima”.
“Il Maestro con tanto amore se lo strinse al suo petto, con tal carità fece ciò per ammollirgli il cuore; ma, in quell’atto, il perfido Giuda si stabilì a fargli il tradimento. E ciò fu un dolore sì grande al cuore di Gesù, che si spezzava di pena; non solo per questo tradimento del suo discepolo, ma per tutti quelli che gli dovevano fare tutte le altre creature”.
Impegno di vita: Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9,35). Pater, Ave, Gloria. CANTO
4° – GESU’ SVELA IL TRADITORE
Gesù si commosse profondamente e dichiarò: “In verità in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: “Dì, chi è colui a cui si riferisce?” Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”. Rispose allora Gesù: “è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscoriota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui… Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte (Gv 13,21-27a.30).
Spunti di riflessione
Si commosse profondamente, Gr etarakhthe to pneumati. To pneumati viene aggiunto al verbo per indicare che l’agitazione non proviene da una causa esterna. Gesù vedendo che uno dei suoi si condanna per la sua ostinata scelta, rabbrividisce. E’ la morte di Giuda che Lo turba interiormente.
Al fianco/accanto a Gesù:”la posizione del discepolo sembra evocare quella di Gesù in seno al Padre. Gesù è il Figlio Unigenito, rivolto perennemente verso il seno del Padre, (eis ton kolpon Gv 1,18) mentre Giovanni è adagiato nel seno di Gesù (en b kolpo) la posizione permanente dell’amico nel cuore dell’Amico divino”. Intingerò un boccone: Porgere il boccone ad un commensale era segno di rispetto.
Intinto il boccone… lo diede a Giuda Iscariota: Gesù pone nelle mani del traditore la propria vita. Ed era notte: entra nella tenebra. E’ passato al nemico. L’amore di Cristo verso il traditore, espresso in questo episodio, mostra che “amare” non significa solo accogliere e mettersi al servizio degli altri, ma soprattutto che tale servizio va esteso a tutti senza discriminazione.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Questo Sommo Bene divenne pallido e mesto nell’annuncio che fece ai cari apostoli che uno di loro lo avrebbe tradito… ciò fece rattristare gli apostoli”.
Impegno di vita: Amate i vostri nemici (Lc 6,27). Pater, Ave, Glorio. CANTO
5° – ISTITUZIONE DELL’EUCARESTIA
Ora mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò, lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e dopo, aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26,26-28).
Spunti di riflessione
Questo è il mio corpo, Gr touto estin to soma mou. II verbo “estin” (è) è riferito ad un determinato oggetto e non in senso generico. Questo, cioé il pane che ha nelle mani ad esclusione di altro pane, è il suo Corpo. E così del vino. Ciò indica che tra Cristo e quel pane (e vino) c’è un rapporto reale.
II mio sangue dell’alleanza, Gr to haima mou tes diathekes.
Tale espressione andrebbe meglio tradotta con “Questo è il Sangue della Mia Alleanza”. Frase grammaticale soddisfacente secondo lo stile di Mt (cfr 7,24;16,18) “Della Mia Alleanza”: è riferito all’Alleanza che Gesù ha promulgato nelle beatitudini. Che tale sangue sia di Cristo è chiaro dall’espressione: “versato per tutti”, allusione al mistero della croce.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Nel fine della sua vita, approssimandosi il tempo della Sua morte, non gli dava cuore di lasciarci, e trovò un’invenzione amorosa, per poter sempre restare con noi, con lasciarci Se stesso per cibo delle anime nostre”. “A nostro pro”. “Vera medicina per i nostri mali: se siamo deboli ci dà forza, se siamo freddi ci riscalda, se siamo afflitti ci consola”. “Noi accostandoci al fonte e, per dir meglio, al mare immenso del divinissimo Sacramento, ogni qual volta ci accostiamo con fede, con amore e con purità, l’anima nostra si intrinseca in Dio e fa come, per esempio, il pesce in mezzo al mare. O Dio! Ella sta in mezzo a questo divinissimo mare. Ove si volta, ove sta, ove si posa, tutto è Dio; e questo Dio arricchisce siffattamente le anime nostre delle Sue grazie e doni, che ogni comunione fa che l’anima nostra faccia sempre passi da gigante nella perfezione”. “Il nostro cuore divien tempio della SS. Trinità”.
Impegno di vita: Io sono il Pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51). Pater, Ave, Gloria. CANTO
6° – AL GETSEMANI
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; ed il Suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra (Lc 22,39-44).
Spunti di riflessione
In preda all’angoscia: L’angoscia di Gesù manifesta non solo il suo stato d’animo, ma soprattutto, la rivelazione di un Dio pieno di misericordia e condiscendenza. Questa angoscia di Gesù, domina tutta la Passione raggiungendo il culmine in quel grido: Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? (Mt 27,46).
Il Suo sudore diventò come gocce di sangue: Luca usa il termine thromboi (coaguli di sangue). Il fenomeno è chiamato ematoidrosi (sudar sangue) a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una forte scossa morale, causata da una profonda emozione. Lo spavento e l’angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati devono aver schiacciato Gesù.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Giunto che fu il Signore al monte Oliveto, entrando nell’orto con tre apostoli diede licenza all’orrore dei tormenti e della morte, che entrassero nella Sua innocentissima Umanità; quale subito divenne mestissima, afflitta e in tristezza di morte… nessun conforto veniva somministrato al Signore, anzi… Egli, Sommo Bene, compatendo ai suoi cari figli, si allontanò da loro, acciò non Lo vedessero in tanto dolore”. In quell’ora che Egli “faceva orazione nell’orto”, “Gli stavano avanti tutti i patimenti… il calice amaro di tutta la Sua SS. Passione”, nel medesimo tempo, con fare “sacrificio della sua volontà a quella del Suo Eterno Padre, con tutto che sempre fossero stati uno stesso volere”, “si sacrificò per tutti noi”. “In quel punto fu al Suo cuore un dolore sì grande, vedendo la perfida ostinazione di tutti gli ostinati e quando poco conto avrebbero fatto del suo preziosissimo sangue. Questo fu il dolore principale che Egli patì nel Suo interno”. Allora “l’Eterno Suo Padre Gli fece vedere e sentire in quel punto tutti i patimenti che avevano da patire i suoi Eletti, le anime Sue più care, cioé quelle che si sarebbero approfittate del Suo Sangue e di tutti i patimenti. Egli sentì tanto le pene che questi dovevano patire, che in quel punto”, “cadendo con la faccia a terra, entrò in agonia tale che sudò sangue”. “Vedendo il gran frutto che doveva essere alle anime elette il Suo sangue, lo volle mandar fuori avanti che i flagelli lo percuotessero”. “Questa Sua agonia… l’ebbe sino allo spirare che fece in croce… gli si rinnovò in particolare… quando.ebbe il bacio del tradimento da un suo caro discepolo… quando fu consegnato a quei giovani, che facessero di Lui ciò che volevano… quando fu così empiamente (mal)trattato, che le pene e i tormenti che patì non sono noti a creatura nessuna”.
Impegno di vita: Sia fatta la tua volontà (Mt 6,5b). Pater, Ave, Gloria. CANTO
7° – IL BACIO DEL TRADITORE
Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?” (Lc 22,47-48)
Spunti di riflessione
In questa pericope, viene ribadito con orrore, che Giuda era uno dei Dodici ossia uno dei Suoi.
Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo? E’ l’ultimo appello del divin Maestro al cuore dell’amico infelice. Ma anche quest’ultimo avvertimento cade nel vuoto. Misteri del cuore umano, della debolezza umana! Da quel giorno nessuno vorrà sentirsi chiamare Giuda, anche se molti ne seguono l’agire…
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Quando… (Gesù) ricevette il bacio del tradimento, fu all’Umanità SS. una pena così grande! Non solo per vederSi tradire ora da un Suo discepolo, ma in quel punto, in quell’atto ricevette i tradimenti, senza numero, avuti da anime più beneficate”.
“Questo sì che gli (tra)passava il cuore, e sentiva tanta pena, più che degli oltraggi che Gli facevano”. Impegno di vita: Fate del bene a coloro che vi odiano (Lc 6,28). Pater, Ave, Gloria. CANTO
8° – LA CATTURA
Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada? “E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Lasciate, basta così! E toccandogli l’orecchio, lo guarì! Poi disse a coloro che eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa é la vostra ora, è l’impero delle tenebre” (Lc 22,4953) Spunti di riflessione
Gesù nega ogni tipo di azione che faccia ricorso alle armi, perciò rifiuta l’atteggiamento del partito degli zeloti, i quali volevano instaurare il Regno di Dio con la forza.
E’ l’impero delle tenebre: è il momento culminante della lotta tra Gesù e Satana.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Il Signore andò incontro ai suoi nemici con amore sviscerato”. “Ognuno faceva a gara per percuoterlo nella bocca, di dargli pugni negli occhi, di sputargli in faccia; ed Esso come mansueto agnello, tacendo, soffriva tutto con amore e per amore”. I persecutori… tutti sdegno e furore, Esso era tutto obbedienza e zelo della loro salute; essi tutti a gara in percuoterlo, Esso tutto silenzio e carità; essi tutti odio, ed Egli tutto benigno, li mirava con sguardi amorosi, sopportava tutto con sapienza e sempre intento a fare la volontà SS. del Suo Eterno Padre. “Quei soldati e turba di gente, (che) l’ebbero preso e legato “con corde, ambedue le gambe e braccia e… con catene nel collo e nella cintura”, “fecero sì che quelli che lo menavano passassero avanti, ed ognuno di essi Gli diedero la percossa, chi con pugni, chi con urtoni, chi con calci, chi con bastoni, chi tirandogli dei sassi, chi del fango” “facendo a gara chi poteva percuoterlo più”. “Fu tale che il tormento che ebbe il pietoso Gesù, che fu un miracolo, che non morisse allora”. Uscito dall’orto “Lo fecero camminare dentro il fiume; ed i soldati stavano sopra il ponte di esso e Lo tiravano con corde e catene, ora in quò, ora in là; ed Esso si feriva tutti i piedi, per quelle pietre ed altre cose moleste che stavano dentro quella fiumana”.
Impegno di vita: Pregate per coloro che vi maltrattano (Lc 6,28). Pater, Ave, Gloria. CANTO
9° – GESU’ DAVANTI AD ANNA
Condussero (Gesù) prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa… interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio… e non ho mai detto nulla di nascosto. Perchè interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che lo ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?” Gli rispose Gesù: “se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene perchè mi percuoti? ” (Gv 18,13.19-23).
Spunti di riflessione
Chi diede lo schiaffo/percossa a Gesù? Il Vangelo parla di una guardia. Qualche Padre della Chiesa, come S. Giovanni Crisostomo e qualche scrittore, Ollivier, affermano che sia stato Malco (Gv 18,10), immemore ed ingrato dopo la guarigione ottenuta nell’orto degli ulivi.
Schiaffo, Gr rapisma indica percossa a mano armata. Non è inverosimile l’ipotesi dello schiaffo a mano armata con la “chirotea coriacea”, una specie di guanto durissimo. Gesù veniva colpito sul volto espressione dell’intelligenza e della dignità. E’ come annullare l’onore di una personalità. Lo schiaffo del servo rappresenta la risposta brutale degli ebrei e dell’umanità dinanzi alla Rivelazione di Cristo.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Nel primo (tribunale) Gesù patì molto stantechè l’avevano preso così furiosamente e con tali strapazzi, che mente umana non può capire. Fra le altre mie pene, lo patii – disse Gesù a S. Veronica Giuliani – di molto avanti la porta del palazzo di Anna. Qui mi fecero cadere e, per molte volte, mi batterono il capo in terra ove dalla Mia bocca uscì molto sangue” (32).
Impegno di vita: Beati voi quando vi insulteranno (Mt 5,11 a). Pater, Ave, Gloria. CANTO
10° – LA TESTIMONIANZA DI GESU’ DAVANTI A CAIFA
Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote (Gv 18,24). II sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi lo vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra del Padre e venire sulle nubi del cielo. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato!… ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?” E quelli risposero: “E’ reo di morte”. Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano (Mt 26,63-67).
Spunti di riflessione
Stracciò le vesti. II gesto di stracciarsi le vesti era in Israele segno di dolore e di lutto (cfr Is 37,1). “Gesù si rivendica la dignità di giudice universale. Egli aveva sempre occultato la messianità. Ora, per la prima volta, svela il mistero della Sua persona, che supera la comune attesa giudaica del Messia, perché si attribuisce una dignità divina, qualificandosi il giudice escatologico. Ma tale rivelazione più completa della Sua misteriosa identità comporta per gli avversari un ammonimento. II Messia incompreso ed umiliato, alla fine dei tempi, sarebbe stato il loro giudice”.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Più tormentato ed afflitto di prima… fu presentato al secondo tribunale… il Suo divino volto (era) tutto livido, per la percossa che ebbe dello schiaffo che gli fu dato” “da quella mano di ferro”. “Patì più nel Suo interno, vedendo la grande ingratitudine di quello che glielo diede, al quale poco fa aveva fatto beneficio, con risanargli l’orecchio; e che ora lo percuoteva così alla traditora”.
Impegno di vita: Beati voi quando… mentendo diranno ogni sorte di male contro di voi per causa mia (Mt 5,11). Pater, Ave, Gloria. CANTO
11 ° – LA PRIGIONIA
Gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito? “E molti altri insulti dicevano contro di lui (Lc 22,63-65).
Spunti di riflessione
L’uso insistente dell’imperfetto, in questa pericope, vuole esprimere il tempo prolungato degli oltraggi. E molti altri insulti… esprimono il comportamento irrispettoso contro l’Inviato di Dio.
DAGLI SCRITT1 DI SANTA VERONICA GIULIANI
Quando “tutti gli Scribi, i Farisei e i Capi andarono a riposare”, “consegnarono Gesù in mano e potere di gente più barbara, iniqua ed odiosa vi fosse”. “Pare… che negli occhi e nella bocca Santissima di Gesù vi ponessero cose immonde e gli scarpissero ad uno ad uno con violenza tutte le palpebre; mettessero dentro agli occhi cose ben pungenti, così dentro le orecchie. Fu maggiore questa pena che non fu quando gli passavano il capo con le spine”. Questi giovani “Lo trattarono tanto male e Gli fecero tanti strapazzi e cose tutte inumane, che Iddio non ha voluto che si sappiano, perché mente umana non le potrebbe credere. Tutto ciò si saprà nel giorno del Giudizio”. Impegno di vita: A chi ti percuote sulla guancia porgi anche l’altra (Lc 6,29). Pater, Ave, Gloria. CANTO
12° – GESU’ CONSEGNATO A PILATO
Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi messolo in catene lo condussero e consegnarono al governatore Pilato (Mt 27,1-2).
Spunti di riflessione
Il processo religioso si concluse con la consegna di Gesù a Pilato. E’ la consegna del giusto innocente nelle mani dei pagani (cfr Mt 20,19).
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“La sua faccia non pareva più di creatura (uomo), ma era tutta livida da pugni, da schiaffi, da urtoni che Gli davano, in quel mentre, tutte le genti”.
Impegno di vita: Chiunque ascolta queste Mie parole e non le mette in pratica, é simile ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande (Mt 7,26-27). Pater, Ave, Gloria. CANTO
13° – GESU’ DAVANTI AD ERODE
Pilato domandò a (Gesù) se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode… Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da Lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato (Lc 23,611).
Spunti di riflessione
Splendida veste/veste sgargiante, Gr lampran. Era un indumento molto appariscente usato in Oriente, da insigne personalità, in occasioni solenni. Presso i Romani, la veste bianca simboleggiava aspirazioni alle cariche; presso i Persiani era riservato agli dei, ma si costumava anche in quei tempi, di far indossare vesti bianche a dei poveri pazzi. Questo fu l’intento di Erode, con quella veste, deriso da tutti, é ricondotto da Pilato.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Il re Erode lo schernì con tutta la sua corte”. “Oh Dio non posso con le parole scrivere tutto! Solo dico che non davano tempo al tempo; ma che in un subito si scaricava sopra di Gesù ogni sorte di tormenti e pene”. “Dopo che tutti (ebbero percosso e maltrattato, Gli misero quella veste bianca e lo rimandarono da Pilato”.
Impegno di vita: Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel cuore (Mt 5,28). Pater, Ave, Gloria. CANTO
l4° – PILATO DICHIARA GESU’ INNOCENTE
Pilato riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: “Mi avete portato quest’uomo come sobillatore del popolo, ecco l’ho esaminato davanti a voi ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate, e neanche Erode, infatti ce l’ha rimandato. Ecco Egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò dopo averlo severamente castigato lo rilascerò” (Lc 23,13-16).
Spunti di riflessione
Pilato, anche se riconosce l’innocenza di Gesù, consegna Cristo alla volontà dei Giudei. Luca ci fa comprendere che l’iniziativa dei Giudei trova complicità nella politica di Pilato.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Quante percosse ebbe! Sono senza numero. Ognuno lo disprezzava ed, avendolo percosso, faceva(no) gran festa”, “mentre Gli tiravano le orecchie, lo facevano con tal rabbia, che ne portarono via dei pezzi”. Impegno di vita: Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che é nei Cieli (Mt 7,21). Pater, Ave, Gloria. CANTO
15° – LA FLAGELLAZIONE
Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare (Gv 19,1).
Spunti di riflessione
Presso gli Ebrei la flagellazione non doveva superare i quaranta colpi di flagello; come garanzia se ne davano trentanove. Gesù é punito sotto la giurisdizione romana che non ammetteva limiti. Gesù fu torturato “mediante una robusta frusta alla cui estremità vi erano code di cuoio, appesantite da pallottoline di metallo o dotate di punte aguzze di osso, legno duro e schegge di ferro”. Il flagello era uno strumento crudelissimo di tortura. Orazio definì il flagello: “horribile Ragellum”. I romani flagellavano schiavi, traditori e criminali civili più colpevoli. Spesso la flagellazione era più orribile della crocifissione. Racconta Cicerone che Verre aveva fatto subire la “verberatio” al cittadino romano Servilio. Mentre Servilio parla in tribunale per discolparsi, “sei littori robustissimi ed espertissimi a battere e percuotere uomini, lo colpivano crudelissimamente con verghe; alla fine il primo littore Sestio… rovesciato il bastone, cominciò a pestare con somma veemenza gli occhi al misero. Costui, essendoglisi riempito di sangue il viso e gli occhi, cadde giù, ma, nonostante tutto, gli si pestarono i fianchi anche dopo stramazzato, affinché una buona volta dicesse di promettere. Ridotto in tale stato, per allora fu portato via di là come morto; poco dopo morì”. Così i romani trattavano i propri cittadini. Cosa avranno fatto per Gesù? Veramente fu un impero di ferocia.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
Gesù, stando legato alla colonna, con quella gran carneficina sopra quel divinissimo Corpo, quei carnefici diedero con i flagelli un colpo nel capo di lui e con essi flagelli gli portarono via tutta la palpebra dell’occhio destro, cagionandoGli un dolore di spasimo dentro l’occhio” “Gli portarono via, in più luoghi, pezzi di carne, in specie, tutta la polpa dei bracci tanto che si vedeva l’osso”. “Vedi quanto ho fatto per te?”. “Lo tormentava più l’ingratitudine, che non… i flagelli”. “Non erano le catene né le corde che lo tenevano così legato, ma la volontà del Suo Eterno Padre, così voleva; e stando legato con questo vincolo d’amore, uniforme a quel volere divino, lasciava il suo divinissimo Corpo sotto sì barbara carneficina. Lo tormentava l’amore… lo batteva, lo piagava, lo crocifiggeva!”.
Impegno di vita: Il corpo non è per l’impudicizia (1 Cor 6,13). Pater, Ave, Gloria. CANTO
16° – LA CORONAZIONE DI SPINE
I soldati intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: “Salve, re dei giudei!” E Gli davano schiaffi (Gv 19,2-3).
Spunti di riflessione
Le spine usate dai soldati sembra che siano o il giunco marino o il rhamnus nabeca. Questa calotta di spine, conficcata a colpi di bastone Gli fece perdere molto sangue. “I soldati proclamano Gesù re per burla, parodiando I’intronizzazione dell’imperatore ma a loro insaputa attuano la regalità del Figlio di Dio, fattosi uomo… indicata dalla corona di spine, dal manto di porpora e dall’acclamazione”. Essere re come Gesù, significa rinunciare ad ogni potere e dominio e, mettersi al servizio dei fratelli.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“In quel punto che fu coronato di spine”, “se noi l’avessimo veduto, in tal patire, saremmo morti di compassione e di dolore, vedendo quel capo coperto di sangue e tutto passato di spine… Le spine che più lo tormentavano, erano quelle che Gli passavano per il cervello, gli occhi e tutte le parti più sensitive … al pari del dolore esterno, fu più grande quello interno”; “i persecutori non si saziavano di tormentarlo… Essi con odio, Egli con amore; essi lo oltraggiavano, con bestemmie ed avvilimenti, ed Egli, con carità ed amore, pregava il Suo Eterno Padre, per tutti noi”; “vedeva non si aveva a far conto di un così grande prezzo del suo sangue. Fra questi ingrati vi ero anch’io; e gli apportavo più tormento io sola, che non tutte quelle spine”.
Impegno di vita: Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,1 1). Pater, Ave, Gloria. CANTO
17° – LA CONDANNA A MORTE
Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare…” Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio detto in ebraico Golgota” (Gv 19,12.16-17).
Spunti di riflessione
Pilato cercava… si mette contro Cesare: appare il dilemma di Pilato, l’uomo integrato nel sistema del potere: o mettere in pericolo la propria posizione o sacrificare l’uomo. Contro la propria convinzione condanna l’uomo pur di mantenere la propria carica.
Egli portando la croce. Gr Kai bastazon heauto ton stauron. Tale espressione andrebbe tradotta meglio con “ed egli, caricandosi della croce”. Infatti l’evangelista Giovanni vuole sottolineare la volontarietà della morte del Cristo: si carica della croce perché ha fretta di manifestare al mondo l’amore di Dio per l’uomo. “Il condannato passava, lungo la via per arrivare al Calvario, tra due fitte ali di gente che avevano il diritto di insultarlo, di percuoterlo. Di solito la gentaglia presente buttava per terra, pestava, trascinava, sputava addosso al condannato. Era anche questa una misura per accelerare la morte… La sofferenza diventava atroce quando lo buttavano a terra, gli davano calci… Il tragitto era breve, (la Torre Antonia dal Calvario distava al massimo 600-700 metri) ma diventava dolorosissimo per il trattamento bestiale a cui era sottoposta la vittima” (60).
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Quando portò la croce” Gesù sentiva “il dolore… non solo nella spalla, ma in tutta la vita… nel capo, per la puntura delle spine; nei bracci, per le legature delle corde; nella schiena, per le percosse e gli urtoni che gli davano; nella faccia, per i pugni e guanciate che riceveva; nella bocca, per gli sputi”, “polvere”, “e sporcizie che vi mettevano; nelle gambe e nei piedi, per i calci e bastonate che gli davano”; “chiunque farà qualche cosa – disse Gesù a S. Veronica Giuliani – in memoria di questi patimenti occulti (non conosciuti) gli concederò qual grazia mi domanderanno”. Gesù “non potendo fare un passo, per la pena che sentiva, riversarono sopra di lui (ogni genere di) percosse… ed Esso, come mansueto Agnello… in silenzio… (era) solo ansioso di arrivare al Calvario, per essere ivi crocifisso e morto, per riscatto delle anime nostre”. Durante la “prima caduta che Gesù fece con la croce in spalla, ivi, non vi era Maria Santissima in persona, era lontana; ma con tutto ciò, in spirito, vedeva tutto, sentiva in sé tutte le pene del Figlio”. Maria “quando incontrò il suo Figlio Gesù colla croce”, (patì molto). “Si abbracciarono insieme Figlio e Madre; e quei due cuori trafitti, si unirono in un solo cuore conforme alla divina volontà, e si stabilirono di stare, sino all’ultimo respiro, fermi e disposti al decreto divino; uniformi in volere, e tutti attenti alla nostra redenzione. Maria Santissima é stata coadiutrice al suo Figlio Santissimo; tutto ciò che faceva il Figlio, lo faceva lei; tutto ciò che pativa il Figlio lo pativa lei; ma le pene maggiori… erano… quelle che pativano intimamente nell’anima e nel cuore. Vedevano le creature tutte e il poco conto che avrebbero fatto di un prezzo così grande e di tanti meriti infiniti, e quanti e quanti non volevano prevalersene”. “Stando Gesù con un peso così grande sulle spalle sue, non poteva fare un passo, e stava in agonia; perché questa da che l’ebbe nell’Orto quando sudò sangue, non gli si partì mai e stiede sempre, in tutta la sua Passione, in agonia, patendo pene così atroci, come é descritto da tutti gli Evangelisti. Noi non possiamo arrivare a penetrare il suo patire”. “Nella terza caduta che fece (Gesù), mentre andava al Calvario, i perversi nemici gli attizzarono addosso i cani, ed uno di essi, gli fece una ferita mortale in un braccio… che si vedeva l’osso”.
Impegno di vita: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male (Rm 12,21). Pater, Ave, Gloria. CANTO
18° – SULLA VIA DEL CALVARIO
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù voltandosi verso le donne disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di Me ma piangete su voi stesse e sui vostri figli” (Lc 23,2728).
Spunti di riflessione
Le parole di Gesù alle “Figlie di Gerusalemme” svelano il significato profondo di quello che sta succedendo: nella morte di Gesù si decide il destino storico del popolo di Dio.
DAGLI SCRITTI DI SANTA VERONICA GIULIANI
“Quando Santa Veronica (la donna della via crucis), mossa da compassione, diede a Gesù quell’asciugatoio, per asciugarsi la faccia… Esso era caduto, per la terza volta, in terra sotto la croce, e aveva il Suo santissimo volto tutto coperto di sangue, di polvere, di fango e di sputi. Mentre tutte le creature correvano chi per curiosità, chi per oltraggiare Gesù, Ella, questa matrona e serva che stava sulla porta della sua casa per vedere tutto il successo di tal novità, vedendoLa e dandoLe Egli un’occhiata, si cavò l’asciugatoio (il panno) che aveva in capo, e senza riguardo alcuno, lo porse a Gesù, perché si riasciugasse il volto. Maria Santissima era ivi, ma incognita, e nessuna la vedeva (= conosceva). Fu Ella però che riasciugò il volto al Figlio, e poi rese l’asciugatoio alla donna la cui anima restò, in quell’atto di carità santificata; ed ebbe nelle sue mani la vera effige della faccia di Gesù, ma molto più nell’anima Iddio medesimo”. “Quei carnefici gli levarono la croce di spalla, non per carità, ma perché avevano paura che non arrivasse vivo al Calvario”. “Non era la gravezza del legno, che così spesso lo faceva cascare, ma bensì, la gravezza delle colpe e delle ingratitudini di tutto il mondo… O amore grande di Dio! lo, coll’ingratitudine lo conducevo alla morte e morte di croce, ed Esso con amore infinito sborsava tutto il suo sangue per l’anima mia”.
Impegno di vita: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia (Mt 5,7). Pater, Ave, Gloria. CANTO
19° – LA CROCIFISSIONE
Quando giunsero al luogo detto il Cranio, là crocifissero Gesù e i due malfattori (Lc 23,33).
Spunti di riflessione
“Non siamo in grado, oggi, di determinare con esattezza le varie particolarità della crocifissione. Se vi era una tecnica comune, si potevano avere variazioni arbitrarie in ogni fatto singolo a secondo delle circostanze di tempo e di luogo… c’é chi ha sostenuto che il condannato veniva inchiodato alla croce intera distesa per terra e poi faticosamente elevata. Questa rappresentazione non é solo popolare ma anche sostenuta da nomi insigni come sant’Anselmo… (Altra) tecnica della crocifissione, allo stato attuale delle conoscenze passiologiche, é la seguente: il condannato portava solo il patibulum al luogo del supplizio; qui giunto veniva spogliato, e poi confitto nelle mani sul patibulum, (legno trasversale) collocato a terra. Dopo questa prima operazione, a mano e con vari attrezzi, il patibulum con il corpo del condannato veniva sollevato e fissato allo stipite già precedentemente piantato sul posto; stabilito l’innesto del patibulum e legato il corpo alla croce si procedeva all’inchiodazione dei piedi”.