In tale visione alcuni hanno voluto vedervi una profezia circa la Basilica edificata per volere di Pio V tra il 1589 e il 1679 su progetto di Galeazzo Alessi (1512-1572) e che tuttora custodisce la Porziuncola. Considerata a volte come un tradimento dell’ideale di san Francesco d’Assisi, ad essa si è richiamato Yves Congar nel suo diario del concilio per descrivere l’impressione avuta visitando l’11 novembre 1964 gli scavi nel sottosuolo della basilica vaticana: «Ho visto gli originali: il pilastro della tomba, dell’epoca di Marco Aurelio, ancora inglobato nel muro costantiniano. La prova archeologica è molto forte. Essa consiste nella continuità e nel fatto che non si è mai creato niente, inventato niente. Ci si è contentati — e per questo si sono fatte prodezze — di conservare quello che c’era prima. Costantino per primo lo ha fatto. Lui che avrebbe potuto e senza dubbio desiderato fare un bel monumento funerario ha lasciato tutto com’era, un po’ come i Francescani alla Porziuncola, costruendo sopra e intorno. Sono molto commosso
. Una volta ancora a Roma i secoli rispettano e conservano del passato ciò che è più significativo»Il teologo Yves Congar scrisse ciò pochi mesi dopo che Paolo VI il 6 agosto 1964 pubblicò l’enciclica Ecclesiam suam in cui indicando nel periodo conciliare in cosa consista la riforma della Chiesa sembra alludere al rapporto tra la piccola Porziuncola e la maestosa Basilica: «Così che, su questo punto, se si può parlare di riforma, non si deve intendere cambiamento, ma piuttosto conferma nell’impegno di mantenere alla Chiesa la fisionomia che Cristo le impresse, anzi di volerla sempre riportare alla sua forma perfetta, rispondente da un lato al suo primigenio disegno, riconosciuta dall’altro coerente ed approvata nel doveroso sviluppo che, come albero dal seme, da quel disegno ha dato alla Chiesa la sua legittima forma storica e concreta. Non ci illuda il criterio di ridurre l’edificio della Chiesa, diventato largo e maestoso per la gloria di Dio, come un suo tempio magnifico, alle sue iniziali e minime proporzioni, quasi che quelle siano solo le vere, solo le buone; né ci incanti il desiderio di rinnovare la struttura della Chiesa per via carismatica, quasi che nuova e vera fosse quell’espressione ecclesiastica che nascesse da idee particolari, fervorose senza dubbio e talvolta persuase di godere di divina ispirazione, introducendo così arbitrari sogni di artificiosi rinnovamenti nel disegno costitutivo della Chiesa. La Chiesa quale è dobbiamo servire ed amare, con senso intelligente della storia, e con umile ricerca della volontà di Dio, che assiste e guida la Chiesa anche quando permette che la debolezza umana ne offuschi alquanto la purezza di linee e la bellezza d’azione. Questa purezza e questa bellezza noi andiamo cercando e vogliamo promuovere» (Paolo VI, Ecclesiam suam, 49).
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