Corpus et Salus

La piccola Teresa Ruocco, una vita stra-ordinaria: La mia malattia è un semplice dono!

Il Signore chiama a tutte le età! Le diverse cause di beatificazione e canonizzazione avviate in tante parti del mondo per adolescenti, giovani e adulti sono un chiaro segno.  Le parole dette da San Giovanni Paolo II, nel 1992, illuminano quanto detto or ora; il pontefice, affermò, che «la vera storia dell’umanità è costituita dalla storia della santità».

Credo ci sia un sconfinata ricchezza di umanità che tracima dalla testimonianza di tanti testimoni canonizzati e non, veri uomini, che hanno realizzato pienamente la loro umanità. Tutta la storia della Chiesa, si potrebbe quasi dire, è storia di santità. La santità – diceva Papa Wojtyla – non è un ideale teorico ma una via da percorrere nella sequela fedele di Cristo. Una esigenza particolarmente urgente nei nostri tempi. Le figure dei santi dimostrano sempre la bellezza del Vangelo, perché sono testimonianza di vita umana piena. Credo profondamente, e ogni giorno me ne convinco maggiormente, che la riscoperta della santità è già una nuova evangelizzazione: perché mostrare la fecondità umana del Vangelo è dire al mondo che il Vangelo è possibile; che il Cristianesimo non è solo una “religione” ma una “novità esistenziale”. A mio parere la nuova evangelizzazione esige testimoni, il beato Paolo VI lo scriveva chiaramente e profeticamente nella Evangelium nuntiandi: «Il mondo di oggi ha bisogno di testimoni oltre che di maestri». La viva testimonianza dei testimoni della fede ci ricorda che la «la fede cristiana è una fede ostinata: ogni volta che s’imbatte con la morte proclama che la morte non ha l’ultima parola. E questo lo crediamo, lo affermiamo e vorremmo annunziarlo al mondo, perché sappiamo che c’è già stata una prima vittoria della vita sulla morte: nella risurrezione di Gesù Cristo» (cit. Sofia Cavalletti). 

Non molto tempo fa mi capitò tra le mani un’immaginetta del Servo di Dio Aldo Blundo, adolescente di Napoli i cui resti mortali riposano nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. L’immaginetta riportava sul retro una preghiera, sotto la quale, in calce, vi era questa frase: «Quanti lo videro, lo amarono. Quanti l’avvicinarono, si sentirono migliori». È quello che è avvenuto dopo la morte della piccola Teresa Ruocco (bambina di Frignano morta dopo una malattia). Spesso quando bambini, ragazzi e adolescenti, sono colpiti nel pieno dello sviluppo fisico, da malattie inguaribili o da incidenti mortali lo smarrimento dei genitori e dei parenti è molto grande: c’è disperazione. Dolore. La sofferenza è ancora più straziante, perché oltre al dolore è visibile una certa impotenza davanti a queste amare situazioni.

Colpita da grave malattia, (sarcoma di Ewing IV stadio all’anca sinistra metastatico ai polmoni), Teresa, non smise di rivolgere il suo pensiero a Gesù, di nutrirsi del suo Corpo, di ascoltare la Sua Parola! Di pregare per chi versava in situazioni peggiori delle sue. La sua, più che una morte fu un trionfo, una festa, un’esaltazione di quella santità battesimale, così come profetizzò il papa San Pio X «vi saranno molti santi tra i fanciulli». Teresa Ruocco morì sorridendo ai suoi genitori e ai parenti radunati attorno al suo letto, il 29 luglio, alle ore 16.00, al termine della recita del Santo Rosario nella sua casa di Frignano. Ed è proprio vero pensare che alle volte Iddio concede alle giovani anime che volano in Paradiso, il compito di edificare e confortare familiari, amici e fedeli, con la loro breve vita e confermarli nella fede con la loro intensa seppur giovane spiritualità. Della sua breve esistenza non vi sono episodi straordinari

, ma tutto nella vita quotidiana fu eccezionale in lei, come la delicatezza e il candore della sua anima, l’ardente devozione a Gesù e la bontà e l’attenzione verso il prossimo.

Teresa, nella sua semplicità, credo ci insegni che guardando la Croce, vivendola, si comprende che essa non è «una storia fatta su misura per il cinema antico» (cit. I. Raynault), ma è vita…è il tuo oggi…il tuo «ora». Voglio riportare in conclusione i pensieri dell’ultima pagina del Diario della Serva di Dio Angelina Pirini, giovane laica di Celle di Sala di Cesenatico, morta il 2 ottobre 1940, in concetto di santità, che credo possano essere rimandate alla piccola Teresa: «Ho bisogno di amore puro, o Gesù, per ricambiare il Tuo amore infinito: dammelo. Ho sete di silenzio, di nascondimento, di mortificazione per poter assomigliare a Te, per potermi identificare con Te, o Gesù, Ostia di amore. Ho sete…, ho sete di Te…, brucio: Gesù, dammi da bere,Tu che sei la fonte della vita perché io non muoia, ma viva e viva solo di Te, o Gesù, e viva solo per Te. Voglio essere Tua fino alla consumazione e consumarmi per Te… Padre mio che sei nei cieli, io credo in Te e Ti amo. Si, Padre mio, Ti amo. Sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, o Padre, come è fatta in cielo. Padre, sono un povero nulla e nella profondità del mio nulla e nella conoscenza della mia infermità, grido a Te l’amore puro. A Te che vedo tutto bello, santo e infinitamente misericordioso: grido a Te l’amore mio, Padre, per l’onore e la gloria del Figliolo, il Tuo e mio Gesù, che essendo me e Te stesso, mi fece partecipare di Te, Padre benedetto». A noi che abbiamo edulcorato il linguaggio duro e profetico della Croce; a noi che lo abbiamo trasformato in un linguaggio più tranquillizzante, meno provocante come spesso ha fatto anche certa teologia, questa bambina apparentemente «peperina» ci ricorda che guardare al Crocifisso, lasciarsi interrogare dall’Uomo della Croce e dallo scandalo della Croce stessa, rimane ancora oggi l’unica via privilegiata per affacciarsi sui lati tenebrosi della storia, non dimenticarsene, prendersene cura e lottare per un mondo più umano. Teresa dà questa testimonianza: vivere è fare la volontà di Dio. Davvero il suo messaggio sta qui, come il sommo Poeta, Dante, ha scritto nel verso che il Venerabile Papa Pio XII riteneva il più bello di tutti i tempi: “In sua voluntade è nostra pace” (Par. III, 85). Teresa va ad aggiungersi a quella schiera di ragazzi e fanciulle, che nell’ultimo secolo, si sono poste come tante stelle luminose di innocenza, spiritualità, immolazione, a rischiarare l’oscurità morale ed egoistica dei nostri tempi.

 

Andrea Maniglia

 

Quest’articolo è il prosieguo del primo. Per chi volesse può trovarlo cliccando sul link qui sotto:


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