Anche oggi nella preghiera che ha aperto l’incontro è stata letta l’esperienza di una vittima di abusi: “Quando sono stato abusato da un sacerdote, la mia madre chiesa mi ha lasciato da solo … tutti si sono nascosti e mi sono sentito ancora più solo non sapendo a chi rivolgermi”. Il tweet del Papa: “Signore, liberaci dalla tentazione di voler salvare la nostra reputazione”
Pubblichiamo la traduzione italiana della testimonianza di un giovane asiatico vittima di abusi presentata nell’aula nuova del Sinodo giovedì sera, 21 febbraio.
Un bambino nacque ed entrò
in un mondo che era nuovo;
era una sfida
come per ogni neonato.
Chi avrebbe pensato che questo mondo
gli avrebbe portato sorprese e pericoli non cercati!
La ricerca di una buona formazione cattolica
lo fece andare via
da un ambiente felice e sano;
era per una ragione giusta,
e così con dolore disse addio
a tutto quello che conosceva:
genitori, fratelli, amore, cura,
protezione e tutto.
A soli cinque anni,
in un mondo sconosciuto,
entrò pieno di innocenza e paure in classi che gli erano nuove.
Gli mancava casa e
qui cercava amici
e custodi che gli facessero da genitori.
Questa sostituzione gli fu fatale perché per lui che era giovane
i loro desideri erano strani.
Spogliato della sua innocenza
ancora e ancora,
abbandonato al proprio destino
in questo mondo adulto,
non trovò speranza
e divenne solitario.
Con il passare degli anni
lo aveva fatto a pezzi.
Ma non poteva dirlo a nessuno,
per paura del disonore e della vergogna.
Apprendendo di più sui “valori cristiani”
si era ritirato dal mondo
nella sicurezza del proprio silenzio, nascosto in sé stesso;
perché il segreto era l’unica via d’uscita.
Si chiedeva tante volte:
cos’è questo mondo?
Non aveva senso, né gli dava speranza.
Una volta si mise a riflettere da un ponte, e si chiese: «Come cambiare questo percorso in discesa,
cambiare l’ordine delle cose?» Non ci fu mai una risposta.
Chi avrebbe mai saputo
cosa aveva vissuto?
Chi avrebbe chiesto?
Chi si sarebbe assunto la responsabilità per questa vita che sembrava persa?
Niente nella sua vita
era rimasto intatto.
Tutto era macchiato.
Dio c’era mai stato?
Perché Lui sarebbe l’unico
a sapere tutto.
Il ponte che contemplava
gli mostrò la strada,
una strada che era diversa e questo diede frutti, quando
stranamente sentì nel suo cuore rumoroso e tormentato
una voce che chiedeva un cambiamento.
Un viaggio che iniziò
per realizzare quanto la voce gli aveva detto.
Un cammino di perdono,
un cammino di riconciliazione,
un cammino per accettare la vita com’era
piena di ferite, dolore e desolazione.
Quella nuova strada giù dal ponte
fu lunga e difficile.
Toccava l’essenza stessa della vita.
Ma un sentiero c’era, uno diverso;
un percorso che guarisce, una guarigione che richiede tempo.
Ammorbidì il suo cuore indurito
e trasformò la vita che aveva vissuto.
Ruppe il guscio in cui viveva, per camminare liberamente
e dire al mondo: «C’è una strada».
Questa è la sua storia.
Ma ora, chi si assumerà la responsabilità
di vite spezzate?
C’è una strada!
C’è un’opportunità!
C’è una speranza!
C’è vita!
Restituite quanto è andato perso!
Mostrate che vi importa!
Perché tutto ciò che fate
riscatterà le molte urla silenziose
che attendono il giorno della salvezza.
Nella preghiera iniziale di oggi, guidata da mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini, dopo il canto dell’inno “Veni, Creator Spiritus”, è stato pronunciato in spagnolo da suor Aurora Calvo Ruiz, superiora generale delle Mercedarie della Carità, un passo della Lettera di San Paolo ai Romani, dove l’apostolo invita a vivere una fede sincera, lontana da ogni falsità e doppiezza: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore”.Subito dopo, è stata letta in inglese l’esperienza di una vittima di abuso:
“Quando Gesù stava per morire, sua madre era con lui. Quando sono stato abusato da un sacerdote, la mia madre chiesa mi ha lasciato da solo. Quando ho avuto bisogno di qualcuno nella chiesa per parlare dei miei abusi e della mia solitudine, tutti si sono nascosti e mi sono sentito ancora più solo non sapendo a chi rivolgermi”.
Come ieri, dopo l’ascolto della testimonianza è seguito un lungo silenzio. Nell’orazione finale, mons. Pizzaballa ha pregato perché “nessuno debba mai temere la violenza e l’oppressione” nella Chiesa, “ma piuttosto trovare in lei tutta la sicurezza e l’aiuto”. Quindi ha concluso con questa richiesta a Dio: “Impedisci a coloro che esercitano il ministero nella Chiesa di abusare degli altri per i propri fini, ma dai loro l’umiltà di servire gli altri altruisticamente come discepoli di Gesù”.
Alla fine della preghiera, padre Federico Lombardi, moderatore dell’incontro, ha ricordato che oggi la Chiesa celebra la Festa della Cattedra di San Pietro e “quindi – ha osservato – tutta la Chiesa prega per il Santo Padre, per il suo servizio di insegnamento e di guida” e ha aggiunto: “Gli facciamo gli auguri di tutto cuore, insieme a tutta la Chiesa”.
Padre Lombardi ha poi ricordato il desiderio di Papa Francesco che tutti i partecipanti all’incontro potessero avere a disposizione una documentazione ufficiale delle Nazioni Unite sui temi della lotta contro la violenza nei confronti dei bambini. Per questo, tra i documenti distribuiti ai presenti – ha sottolineato – ci sono l’ultimo rapporto globale delle Nazioni Unite per la lotta contro la violenza sui bambini, intitolato “Toward a world free from violence. Global survey on violence against children”, e il rapporto Unicef 2017 “A familiar face”, cioè “un volto famigliare, per dire che la violenza nei confronti dei bambini, spesso, proviene da parte di qualcuno che è famigliare, vicino ai bambini. E questo – ha detto padre Lombardi – è un risultato delle inchieste universali sul problema della violenza sui bambini”.
I documenti sono stati inviati dalla signora Marta Maria de Morais dos Santos Pais, rappresentante ufficiale del segretario generale delle Nazioni Unite per il contrasto alla violenza contro i bambini, che ha mandato una mail in cui si dice onorata di poter dare il suo contributo a questo “importante incontro” sulla protezione dei bambini nella Chiesa e rivolge i suoi auguri “per una fruttuosa riflessione e per i buoni risultati di questo incontro”.
Fonti: Osservatore Romano e Vaticannews
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