A Maria e San Giuseppe, il Papa ha chiesto “di illuminare, di confortare, di guidare ogni famiglia del mondo, perché possa compiere con dignità e serenità la missione che Dio le ha affidato”. Quindi, dopo l’Angelus, il Pontefice ha fatto riferimento al prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato appunto al “tema della famiglia”. Alla Santa Famiglia il Santo Padre ha voluto affidare “questo lavoro sinodale”, recitando una preghiera “per le famiglie di tutto il mondo” composta personalmente. In Gesù, Maria e Giuseppe, “contempliamo lo splendore dell’amore vero”: a loro ha chiesto di rendere “anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche”
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
Un pensiero per i migranti e i rifugiati vittime del rifiuto, dello sfruttamento, della tratta e la fiducia nella “vicinanza amorosa di Dio”: all’Angelus, nella prima domenica dopo Natale e nell’odierna Festa della Santa Famiglia, il Papa ha pregato per tutti coloro che ha definito “esiliati”, dai profughi agli anziani. Quindi, in preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia, una preghiera speciale, composta personalmente, e un saluto ai fedeli collegati, tra gli altri, da Nazareth, Barcellona, Loreto e Madrid. Gesù ha voluto nascere “in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre”, sperimentando la condizione drammatica dei profughi “segnata da paura, incertezza, disagi”, affinché “nessuno si senta escluso dalla vicinanza amorosa di Dio”. A quelle famiglie, “milioni”, che vivono questa “triste realtà” è andato il pensiero di Papa Francesco all’Angelus:
“In terre lontane anche quando trovano lavoro – e non sempre – non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili”.
“E’ un esempio che fa tanto bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l’aiuto vicendevole, il perdono reciproco”.
Papa Francesco ha quindi ricordato – e invitato i fedeli a ripeterle – “le tre parole chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusi”: “Quando in una famiglia non si è invadente, si chiede ‘permesso’. Quando in una famiglia non si è egoista, si impara a dire ‘grazie! grazie!’. E quando in una famiglia, uno se ne accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia”. Ha quindi incoraggiato “le famiglie a prendere coscienza dell’importanza che hanno nella Chiesa e nella società”. “L’annuncio del Vangelo, infatti, passa anzitutto attraverso le famiglie, per poi raggiungere i diversi ambiti della vita quotidiana”.
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