Ci consideravano un po’ pazzi, Signore, e Tu lo sai bene, quando nelle notti serene e chiare ci perdevamo a guardare le stelle. Nel cielo buio sono piccole luci e lontanissime le stelle, ma sono luce nel buio e luce nel buio infinito dell’universo.
E la nostra speranza ci tremava nel cuore come il tremolare delle stelle in quelle lunghe notti di attesa sotto il loro brividìo, freddo e lontano.
Forse noi siamo stati la lunga e terribile attesa di tutta l’umanità. Si è riversata nell’anima nostra l’attesa del mondo, come i fiumi si allargano e fanno l’oceano.
Hai messo nel nostro destino il Mistero dell’umanità che aspetta. Non sapevamo bene che cosa e nemmeno perchè, eppure eravamo lì ad aspettare.
La strada è stata lunga ma forse anche breve, forse nemmeno si è stati in cammino giorni e notti senza fine, perchè andare in cerca di Te e sapere che Tu ci sei è già come averti trovato, è già come possederti.
Perchè a Gerusalemme quei sacerdoti sapienti che leggevano grossi libri e sapevano tutto di Te, fino a conoscere il luogo esatto dove eri nato e il tempo preciso, non Ti cercavano affatto? Ci sembrò perfino che nemmeno Ti aspettassero, eppure sapevano tutti di Te.
Ti confessiamo, Signore, che è stato il momento più penoso, quasi di smarrimento, e abbiamo sentito come assurda quella fatica di tutto il viaggio.
Forse, Signore, ora che ci pensiamo, hai spento a quel punto il miracolo della tua stella perchè fossero quei tuoi sacerdoti del tempio a guidarci da Te? Ci dispiace, ma loro ci dissero soltanto parole.
Una povera casetta. Una Mamma. Un Bambino. I vicini non sapevano nulla. Ma la stella brillava di luce infinita su quella povera casetta e nell’anima nostra. E luce splendeva intorno a quel Bambino, uguale alla luce del primo giorno del mondo.
Ti abbiamo deposto ai piedi, Gesù, i nostri doni. Non erano qualcosa, erano tutta la nostra ricchezza. E con noi abbiamo portato nella nostra terra il tesoro della Tua povertà. Poveri siamo ritornati, ma infinitamente ricchi di Te.
(Vangelo di Mt. 2, 1-12)
Redazione
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