“Cristo vive” ed è accanto a ciascuno per dare forza e speranza. Le parole di Papa Francesco prima del Regina Coeli nella grande piazza Sant’Alexander Nevsky, sono un incoraggiamento ad un popolo, ricco di pastori santi e di una lunga storia di ecumenismo
Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Regina Coeli, laetare, alleluia”. La preghiera mariana si leva dalla grande piazza Sant’Alexander Nevsky di Sofia, di fronte all’icona amata da questa terra, l’icona mariana di Nesebar. E’ Papa Francesco a recitarla e con circa 3mila fedeli che lo hanno atteso, mentre, in silenzio, sostava nella grande Cattedrale ortodossa intitolata al principe russo del XIII secolo. Sta per concludersi così la prima mattinata di Francesco in Bulgaria ed è il Pontefice stesso a ripercorrerne le tappe principali prima della preghiera mariana:
Ci troviamo vicino all’antica chiesa di Santa Sofia, e accanto alla chiesa Patriarcale di Sant’Aleksander Nevskij, dove, in precedenza, ho pregato nel ricordo dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi. Nel desiderio di manifestare stima e affetto a questa venerata Chiesa ortodossa di Bulgaria, ho avuto la gioia di salutare e abbracciare, in precedenza, il mio Fratello Sua Santità Neofit, Patriarca, come pure i Metropoliti del Santo Sinodo.
A piedi il Papa ha infatti percorso al fianco del metropolita Antonio e sulle note di un canto mariano intonato dai giovani delle parrocchie bulgare, il centinaio di metri che separa il Palazzo del Sinodo dalla Cattedrale, cuore di Sofia e sede del Patriarca Neofit. Fra le più grandi al mondo, intitolata per un certo periodo ai Santi Cirillo e Metodio, la Cattedrale ortodossa della capitale è un’imponente costruzione neobizantina che racchiude i tesori della nazione, primi fra tutti, le icone contenute nella Cripta e provenienti da tutta la Bulgaria. Un simbolo dunque della fede e della storia del paese, specie nella sua lotta per l’indipendenza condotta grazie all’aiuto della Russia.
In questo luogo Papa Francesco ha scelto di sostare in una preghiera silenziosa, davanti ai fratelli Santi, al loro trono che ne ricorda il ruolo di evangelizzatori, ma anche di formatori della cultura e della lingua slava.Quindi la firma del Libro d’onore .
Pochi passi e il Pontefice è all’esterno della Cattedrale per farsi motore e autore di nuovi passi in quel cammino di pace che diciassette anni fa avviò da qui il predecessore San Giovanni Paolo II. Ma prima di raggiungere il palco per la recita del Regina Coeli, Francesco si confonde tra la folla a lungo e saluta i tanti che lo attendono. Lascia i rosari nelle mani di frati e suore francescane della comunità di Sofia, si sofferma con i diversi rappresentanti delle confessioni religiose presenti in piazza e non rinuncia ad accarezzare e benedire un gruppo di malati e tanti bambini.
Proprio nella piazza Sant’Alexander Nevsky, infatti, dove Giovanni Paolo II nel 2002 fu accolto dalle Autorità e del Patriarca Maxim e da dove rivolse il suo primo saluto nel segno della pace, Francesco si rivolge alla terra bulgara usando le parole con cui, dall’antichità, i cristiani – ortodossi e cattolici – si augurano Buona Pasqua rinnovando la loro fede. “Cristo è risorto!”. “E’ veramente risorto!”, “Cristo vive” e ha vinto “sul male e sulla morte”. “Christos vozkrese!”:
Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascuno di voi sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non ti lascia mai. Lui cammina con te. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il risorto, che continuamente ti chiama, e ti aspetta per ricominciare. Lui non ha paura mai di ricominciare: sempre ci dà la mano per rincominciare, per alzarci e rincominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, – la tristezza invecchia – i rancori, le paure, i dubbi e i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti forza e speranza (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 1-2).
E’ questo, da duemila anni, il cuore della fede in Cristo, proclamata attraverso la “missione generosa di tanti credenti”, di cui è particolarmente ricca la storia della Chiesa anche in Bulgaria. Tra i tanti, Francesco ama ricordare “il santo bulgaro”, San Giovanni XXIII vissuto in questa terra slava come Visitatore e poi Delegato Apostolico, tra il 1925 e il 1932, amante del popolo e ricambiato, ma anche importante figura nei “rapporti di amicizia con altre Confessioni religiose”:
Qui ha imparato ad apprezzare la tradizione della Chiesa Orientale, instaurando rapporti di amicizia con le altre Confessioni religiose. La sua esperienza diplomatica e pastorale in Bulgaria lasciò un’impronta così forte nel suo cuore di pastore da condurlo a favorire nella Chiesa la prospettiva del dialogo ecumenico, che ebbe un notevole impulso nel Concilio Vaticano II, voluto proprio da Papa Roncalli. In un certo senso, dobbiamo ringraziare questa terra per l’intuizione saggia e ispiratrice del “Papa buono”.
E proprio nel solco del dialogo si inserisce anche l’Incontro che Francesco avrà domani pomeriggio nella Piazza Indipendenza, con gli esponenti di varie Confessioni religiose che in Bulgaria, paese ortodosso, si “incontrano e dialogano”- dice il Papa – come in un “crocevia”.
La gradita presenza a questo incontro dei Rappresentanti di queste diverse Comunità indica il desiderio di tutti di percorrere il cammino, ogni giorno più necessario, «di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio» (Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019).
Perchè questo sia sempre il destino della Bulgaria, Papa Francesco si rivolge alla Beata Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, con gli occhi rivolti all’incona della Madonna di Nesebar, che già San Giovanni XXIII ha amato e venerato tanto da portarne una copia con sè in Vaticano:
Ci rivolgiamo ora alla Beata Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, perché interceda presso il Signore Risorto, affinché doni a questa amata terra l’impulso sempre necessario per essere terra di incontro, nella quale, al di là delle differenze culturali, religiose o etniche, possiate continuare a riconoscervi e stimarvi come figli di uno stesso Padre. La nostra invocazione si esprime con il canto dell’antica preghiera del Regina Caeli. Lo facciamo qui, a Sofia, davanti all’icona della Madonna di Nesebar, che significa “Porta del cielo”, tanto cara al mio predecessore San Giovanni XXIII, che ha cominciato a venerarla qui, in Bulgaria, e l’ha portata con sé fino alla morte.
Così il canto del Regina Coeli sale al cielo in coro, dalla Piazza, cuore di Sofia. Terminata la preghiera salgono sul palco al fianco del Papa, dieci rappresentanti delle diverse confessioni religiose di Bulgaria per la stretta di mano, ultima immagine d’insieme, prima che Francesco lasci la piazza per trasferirsi in auto alla Nunziatura per il pranzo in privato.
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