CITTA’ DEL VATICANO – Papa Francesco prega per i due sacerdoti vicentini “fidei donum” don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri e per la suora canadese rapiti nella notte in Camerun ed auspica una rapida e positiva soluzione della vicenda. E’ quanto riferisce la Sala Stampa vaticana. Il Pontefice è stato informato del sequestro e si tiene in costante contatto con la nunziatura. I tre religiosi sono stati prelevati da due gruppi armati nelle loro abitazioni nella diocesi di Maroua, nel Nord del Camerun. Non si esclude che gli autori del sequestro possano appartenere alla milizia islamica integralista dei Boko Haram. Il vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, parla di situazione molto delicata. Paolo Ondarza della Radio Vaticana ha raccolto questa mattina la testimonianza di un sacerdote della diocesi vicentina:
R. – Ho telefonato perché sono in contatto con i preti che lavorano lì; altri due preti vicentini. Nella diocesi del Nord Camerun – la diocesi di Maroua – siamo in quattro. Tra l’altro la diocesi oggi era in attesa per la nomina del nuovo vescovo. Questa notte due preti sono stati prelevati da due gruppi; sembra siano Boko Haram che sconfinano spesso in Camerun dalla Nigeria. I nostri due preti lavorano in una parrocchia della diocesi di Maroua: don Giampaolo Marta, che da sette anni opera lì e don Gianantonio Allegri, presente sul posto da neanche un anno come missionari Fidei Donum, quindi la loro attività è quella dell’evangelizzazione di queste popolazioni del Nord; un’evangelizzazione intesa nel senso più completo del termine, quindi l’annuncio del Vangelo e la promozione sociale. I sacerdoti della diocesi di Vicenza sono presenti da parecchi anni nella diocesi di Maroua, con quattro preti e alcune comunità religiose vicentine.
D. – Assieme a loro anche una religiosa, dunque …
R. – Esatto, perché nella parrocchia dove lavoravano questi due preti c’è anche una comunità canadese. Hanno prelevato una suora canadese, lasciando invece le altre suore camerunesi che sono lì e che fanno parte della comunità e collaborano con i nostri preti.
D. – È da molti anni che come sacerdoti vi trovate in Camerun?
R. – Dal 1987- 1988 al Sud. Poi ci siamo trasferiti al Nord, dove ci sono una decina di preti. Ci sono due comunità, quattro preti in due parrocchie diverse della stessa diocesi di Maroua.
D. – Non ci sono state rivendicazioni al momento, ma in passato erano arrivate minacce?
R. – Sì. I nostri preti erano allertati, tanto è vero che gli altri due hanno lasciato la missione; per precauzione si sono spostati in città, mentre questi due purtroppo avevano tardato a fare questo spostamento e la cosa è capitata nella notte verso le due.
D. – Come vivete queste ore dopo il sequestro? Siete in apprensione e in preghiera…
R. – Certo. La notizia si sta diffondendo adesso perché la cosa è avvenuta nella notte. Il vescovo è stato avvertito. Tiene i collegamenti. Ho telefonato già e mi sono messo in contatto sia con le nostre suore che sono in città di Maroua sia con uno degli altri due preti. Neanche loro sanno, perché – al di là del fatto – non ci sono rivendicazioni al momento.
D. – Si sente di levare un appello dai nostri microfoni?
R. – Non ho l’autorizzazione a farlo perché il titolare è l’Ufficio missionario. Quindi questa è stata una mia iniziativa sulla base del rapporto che ho con la diocesi. Ogni anno vado lì ad insegnare, quindi conosco bene l’ambiente.