Secondo il bilancio ufficiale fornito dal comitato per le emergenze, sarebbero 12 i morti e 66 i feriti. Il Fokker 100 è precipitato poco dopo il decollo. Il dolore e la preghiera di Francesco per vittime e soccorritori
Avendo appreso con tristezza del recente incidente aereo di Almaty, Sua Santità Papa Francesco invia le sue condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia. Prega specialmente per il riposo eterno dei defunti e per la guarigione dei feriti. Su tutti, specialmente su coloro che sono coinvolti negli sforzi di salvataggio e di recupero, Sua Santità invoca la forza e la pace di Dio Onnipotente.
Questo il messaggio di Papa Francesco, a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, a seguito dell’incidente in cui è rimasto coinvolto uno dei veivoli della compagnia Bek Air diretto a Nur-Sultan, capitale del Kazakistan. Il Fokker 100 è precipitato oggi alle 7.22 ora locale, le 2.22 in Italia, poco dopo il decollo da Almaty, colpendo un edificio in costruzione. A bordo dell’aereo c’erano 93 passeggeri, più i cinque membri dell’equipaggio. Il bilancio, nella speranza che non aumenti, è di 12 morti. I feriti sono 66 e alcuni di loro versano in gravi condizioni.
Secondo quanto riportato dalla Cnn, nell’impatto è morto anche il pilota. Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev si è impegnato a risarcire i familiari delle vittime e ha proclamato per domani una giornata di lutto nazionale.
Al via a Wroclaw, in Polonia, il 42 esimo raduno della comunità ecumenica sul tema “Sempre in cammino, mai sradicati”. Gli auguri del Papa e degli altri leader cristiani ai 15 mila partecipanti
“Possiate scoprire insieme fino a che punto il radicamento nella fede vi chiama e vi prepara ad andare verso gli altri, a rispondere alle nuove sfide delle nostre società, soprattutto ai pericoli che pesano sulla nostra casa comune”. Questo l’augurio di Papa Francesco, in un messaggio firmato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, per il 42 esimo incontro europeo annuale promosso dalla comunità ecumenica di Taizè, che si svolgerà a Wroclaw, in Polonia, da domani al primo gennaio e che ha come tema: “Sempre in cammino, mai sradicati”.
Proprio la Polonia, patria di San Giovanni Paolo II, è un Paese esemplare in questo senso, perché “affonda le sue radici nella fede”. Il popolo polacco infatti, durante il regime comunista caduto trent’anni fa, ha resistito “di fronte alle grandi prove, quando la speranza andava in frantumi”, ed è rimasto fedele a Cristo, “quando la tentazione sarebbe stata quella di cedere alla via d’uscita più facile”. I cristiani polacchi “hanno osato credere in un altro futuro”.
I giovani della comunità di Taizè, circa 15 mila e provenienti da tutta Europa, potranno scoprire che “c’è molta gioia nel partire e, come Abramo, senza conoscere in anticipo la destinazione”. “Siate sempre pronti a nuove partenze”, è l’augurio del Papa, “a testimoniare il Vangelo e ad essere pienamente presenti per coloro che vi circondano, soprattutto per i più poveri e i più sfortunati”.
La comunità monastica di Taizè, fondata in Francia nel 1940 da frére Roger e guidata oggi da frére Alois, ha come obiettivo il dialogo e la comunione tra tutte le Chiese cristiane. Il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli ha ricordato, in un messaggio, come in un mondo in cui i social network propongono di conoscere dei “profili”, i giovani di Taizè “hanno scelto la persona” esponendo loro stessi agli altri, in un pellegrinaggio che li “obbliga a un po’ più di verità”. Come gli apostoli, questi ragazzi, con la loro scelta di vita “sono emissari di Cristo nel mondo”.
Si tratta di una testimonianza di Cristo, sottolinea invece il vescovo Hilarion, presidente del dipartimento delle relazioni esterne del patriarcato di Mosca a nome del patriarca Cirillo, che assume una particolare importanza nel periodo di Natale, al cui vero significato il mondo presta “sempre meno attenzione” e “il nome di Cristo è sempre più nascosto dietro alberi, decorazioni, mercatini e acquisti nei negozi”. “La difesa della fede in una società secolarizzata”, quindi, “è diventata una sfida attuale per ogni giovane cristiano”.
L’auspicio del primate d’Inghilterra, l’arcivescovo di York John Sentamu, è che l’incontro sia d’augurio per un 2020 in cui si possa “essere inquieti, coraggiosi e avventurosi nei nostri sforzi di Cristo, pronti a rispondere alla sua chiamata ovunque questa ci conduca”. Allo stesso modo il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il reverendo Olav Fyske-Tveit, ribadisce come noi “non siamo mai sradicati dall’amore di Cristo” e che i giovani pellegrini “hanno attraversato le frontiere sociali, culturali e religiosi per incontrarsi e condividere una comunione profonda con Dio”, perché “Cristo non è legato o limitato da nessuna nazione o programma nazionalista”. Un viaggio in cui “non si è mai soli”, spiega la Rosalee Velloso Ewell, direttrice esecutiva della commissione teologica dell’Alleanza evangelica mondiale, perché “Gesù ci sorprende per i compagni di viaggio che chiama ad essere in viaggio con noi, così come ha sorpreso i discepoli sulla strada per Emmaus”.
Auguri anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che in gioventù partecipò a un raduno di Taizè, che ha sottolineato “l’apertura alla diversità” di questi ragazzi, in un mondo segnato da rivalità geopolitiche aggravate dalla crisi climatica mondiale. La speranza è che questi giovani possano aiutare l’opinione pubblica su questo tema. Per il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, i raduni della comunità di Taizè hanno aiutato molti giovani a scoprire l’anima dell’Europa e, in questo senso, l’incontro di quest’anno a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, può aiutare a costruire un’ “Unione Europea più unita, più giusta, più tollerante, più aperta e più umana”
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