Il pensiero di Papa Francesco, all’Angelus, è andato alle popolazioni dell’Italia centrale messe ancora a dura prova dal terremoto e dalle forti nevicate che stanno rallentando i soccorsi nelle zone colpite, in particolare in Abruzzo.
Papa Francesco è vicino ai tanti “fratelli e sorelle” che “specialmente in Abruzzo, Marche e Lazio” sono stati toccati nuovamente dal sisma e dai disagi dovuti alle forti nevicate:
“Sono vicino con la preghiera e con l’affetto alle famiglie che hanno avuto vittime tra i loro cari. Incoraggio quanti sono impegnati con grande generosità nelle opere di soccorso e di assistenza; come pure le Chiese locali, che si prodigano per alleviare le sofferenze e le difficoltà. Grazie tante per questa vicinanza, per il vostro lavoro e l’aiuto concreto che portate. Grazie! E vi invito a pregare insieme la Madonna per le vittime e anche per quelli che con grande generosità si impegnano nelle opere di soccorso”.
L’Ave Maria recitata in Piazza San Pietro e le parole di vicinanza arrivano nel momento in cui ancora si continua a scavare intorno all’hotel Rigopiano, ai piedi del Gran Sasso, spazzato via da una slavina 4 giorni fa e che, secondo fonti ufficiali, avrebbe avuto il peso di 4mila tir a pieno carico. Finora sono 11 i sopravvissuti, 9 le persone messe in salvo dai soccorritori, 5 le vittime ma mancano all’appello altri 23 ospiti della struttura. Il lavoro delle forze in campo è reso più difficile dalla pioggia mista a neve ed è salito a 4 – su una scala di 5 – il rischio di valanghe. La Protezione Civile ha parlato dell’impossibilità di usare elicotteri nella zona dell’hotel, ribadendo che si sta intervenendo solo via terra. In questa corsa contro il tempo, non c’è traccia di rassegnazione tra i soccorritori.
“Abbiamo visto – ha affermato Giuseppe Romano, direttore Emergenze dei Vigili del Fuoco – tanti casi di persone che sono sopravvissute anche per periodi ben più lunghi”. Intanto nel cuore di molti ci sono i 4 bambini salvati ma soprattutto Edoardo e Samuel, uniti dallo straordinario attaccamento alla vita e dal destino di essere al momento rimasti soli. Ieri il ritrovamento dei corpi dei genitori di Edoardo, originari della provincia di Pescara, ma tutti sperano che per quelli di Samuel, ora dispersi, il destino sia diverso. Al microfono di Cecilia Seppia, don Venanzio Marrone, parroco di San Massimiliano Kolbe a Penne la cui comunità è in lutto per la morte di Gabriele D’Angelo che al Rigopiano faceva il cameriere. L’intervista è di Cecilia Seppia:
R. – La mia comunità è ferita, angosciata e partecipe interiormente, perché legata a questa famiglia che è stata visitata da questo lutto. E poi, tra l’altro, erano tutti ragazzi conosciuti: si conoscevano perché svolgevano un servizio in questo albergo… Quindi un dolore che si ripercuote su tutti, per un sentimento anche di grande compassione.
D. – State vivendo il lutto come comunità per la morte di Gabriele, che a Penne era cresciuto, che aveva studiato arte e che poi si era trasferito a Farindola, in questo grande hotel del Rigopiano per fare il cameriere… Però il maltempo sta colpendo anche voi: mi diceva che la gente sostanzialmente non esce più di casa…
R. – Non è che siamo abituati a eventi tragici di questa portata. Sì, magari, alle volte, un incidente stradale… Ma è come l’episodio si è svolto. Tenga conto che è ancor di più ingigantito da questa frana che è venuta giù da questo costone di montagna. Sarà stato per le scosse telluriche della mattinata, per le quali abbiamo veramente sofferto un grande panico… C’è una concomitanza di questi eventi che incute un certo timore… Magari in altre circostanze, se non ci fosse stato il terremoto, avremmo superato anche più agilmente la paura.
D. – Don Venanzio, i soccorritori stanno continuando a lavorare incessantemente, in condizioni davvero difficilissime e non soltanto per il maltempo. Lei li ha visti all’opera: davvero sono quegli angeli che prestano le mani a Dio, come li ha definitivi Papa Francesco…
R. – Io sono rimasto veramente ammirato dalla generosità, soprattutto dei Vigili del Fuoco, da queste forze che intervengono: gli speleologi, le Forze dell’Ordine, Carabinieri, Polizia… E’ stata veramente una grande gara! Io ho avuto modo di parlare anche con esponenti dell’Esercito: anche loro sono rimasti edificati dall’eroicità di queste persone che stanno intervenendo lì. Quando l’umanità vuole intervenire – al di là delle polemiche, al di là di tutte le cose – interviene con grande, grande generosità. Meno male che questi ragazzi sono intervenuti. Spero che ci sia un’emulazione, spero che questo educhi anche le persone a saper intervenire in altre situazioni, senza rimanere ad aspettare sempre l’intervento esterno e in modo da intervenire, con grande senso di responsabilità, in queste cose.
D. – So che lei cerca di dare conforto, di incoraggiare i suoi parrocchiani, la sua comunità, perché sono tutti spaventati. Ma immagino che un grande conforto arrivi anche dalle parole del Papa e dal fatto che Francesco segue costantemente ed è in contatto telefonico, quasi quotidiano, con i vescovi della zona…
R. – Questo è veramente un segno di Francesco, che si sente vicino anche in questi eventi. E certamente sarà di grande conforto se il Signore ci consola anche con queste esperienze e ci fa andare avanti.
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