Le statistiche del biennio rivelano la massiccia crescita dei casi di preti rimossi rispetto ai 170 religiosi ridotti allo stato laico nel biennio 2008-2009, quando il Vaticano per la prima volta ha diffuso quel genere di informazioni. Prima di allora, la Santa Sede aveva rivelato solo il numero di casi delle segnalazioni di presunti abusi sessuali ricevuti. Il documento, ottenuto come abbiamo detto in apertura oggi dall’Ap che ne dà notizia sul suo sito, è stato elaborato con dati che il Vaticano ha messo insieme per difendere la Santa Sede a Ginevra davanti a una commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, riunitasi questa settimana proprio per verificare l’applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo da parte del Vaticano. Statistiche tratte dalle attività dei suoi vari uffici, inclusa la Congregazione per la Dottrina della Fede, che valuta le segnalazioni sugli abusi sessuali. Ed è anche l’organo che provvede a decidere eventuali punizioni, rimozioni e riduzioni allo stato laicale. Sempre con il parere da ultima parola del Pontefice.
Rispondendo alle domande della Commissione a Ginevra, l’arcivescovo Tomasi, avrebbe utilizzato (da dimostrare e confermare ndr) solo alcune delle statistiche riportate nel documento di cui scrive l’Ap. E una fonte della stessa Commissione nega che l’organismo Onu abbia mai ricevuto il documento. Sebbene pubblici – scrive invece il quotidiano Repubblica versione on line – , quei documenti non sono disponibili. L’analisi fatta dalla Ap spiega che le fonti utilizzate per redigere il documento mostrano la notevole evoluzione nelle procedure della Santa Sede in merito ai casi di preti pedofili a partire dal 2001, quando il Vaticano ordinò ai vescovi di segnalare i casi in cui le accuse fossero credibili.
L’allora cardinale Joseph Ratzinger decise di rompere gli indugi ed agire dopo aver capito che i vescovi, in tutto il mondo, non seguivano alla lettera le leggi della Chiesa per portare a processo nei tribunali religiosi i preti accusati. I vescovi, semplicemente, spostavano i preti sotto accusa da parrocchia a parrocchia, lasciando molti casi aperti, anziché portarli a giudizio. In base alle norme adottate dal 2001 con l’azione di Ratzinger, la Congregazione per la Dottrina della Fede analizza ogni caso arrivato alla Santa Sede e istruisce i vescovi su come procedere. E in ogni passaggio della procedura al prete è concesso di difendersi. La Congregazione ha iniziato a produrre le cifre solo a partire dal 2005.
Anche se i numeri andranno confermati dalla Santa Sede, e ci auguriamo che venga fatto al più presto, resta fuori discussione il grande intervento morale di Benedetto XVI durante gli anni del Suo Pontificato, e l’assiduo controllo anche negli anni precedenti come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Chi conosce Benedetto XVI non ha dubbio alcuno della Sua grande, silenziosa ed umile opera di pulizia interna, ma sarebbe giusto, ed onorevole, che tutti possano conoscere la verità sull’operato di un Pontefice UMILE et GRANDE: praticamente MAGNO. Per questa possibilità finale, i testimoni ci sono.
Daniele Venturi
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