RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO LUNEDI’ – Il profeta Michea presenta nel brano di oggi, il genere letterario della “lite” tra il Signore e il suo popolo che si fonda sulla realtà dell’alleanza: a chi è stato dato di più, viene chiesto molto, diventando così meno scusabile per le infedeltà. “Gradirà il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi?”. Non servono offerte esteriori, importa “praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con Dio”. Il Signore non apprezza la “quantità” dei sacrifici, ma la “qualità” con cui ci presentiamo dinanzi al suo cospetto.
Gesù, riprendendo il filo conduttore del profeta, si rifà ad alcune figure del passato (il profeta Giona e la regina di Saba) per ribadire la superiorità del mistero della sua persona e per stabilire la responsabilità dei suoi ascoltatori. Alcuni scribi e farisei chiedono di contemplare un segno più convincente di quelli che aveva compiuto finora. Il Signore rifiuta sdegnosamente questa pretesa: non darà loro alcun segno, se non quello di Giona. Nella interpretazione di Matteo il segno è la risurrezione: “come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. Fatta questa precisazione, il pensiero va subito in un’altra direzione: cioè all’accoglienza che ha la predicazione di Gesù, il quale avverte che la venuta del regno di Dio non sottrae gli uomini dalla possibilità di ricadere sotto il dominio di satana. Di fronte alla sua venuta, il demonio moltiplica gli attacchi. Da qui il rimprovero di Gesù: –“una generazione perversa ed adultera pretende un segno”-, per salvare gli ascoltatori dai richiami del male. Con la richiesta del segno, i farisei vogliono dimostrare superiorità nei riguardi del Maestro. Tale atteggiamento è espressione della mancanza di fede. Tanti credenti ancora oggi chiedono “segni” per credere: nonostante tutto, quando sono visibili, non riescono a fare il grande salto della fede. Il Signore ha lasciato “i segni” della sua presenza: la Chiesa e i sacramenti. Chi non accoglie è come i farisei: parlano ma il cuore è altrove. L’ipocrisia religiosa nascosta dietro al desiderio di “toccare e vedere” è una malattia molto grave da cui è urgente curarsi con la medicina della comunione con Dio. a cura di don Salvatore Lazzara
Molte grazie per le belle parole, il Signore è il mio pastore.
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