Alla fine è arrivata anche la conferma ufficiale del vescovo di Bergamo: dopo 84 anni la “Sacra spina” custodita a San Giovanni Bianco è veramente tornata a “fiorire”. È un vero e proprio prodigio quello che sta avvenendo nel piccolo paese che da più di 500 anni custodisce una delle spine della corona di Cristo.
Alla fine è arrivata anche la conferma ufficiale del vescovo di Bergamo: dopo 84 anni la “Sacra spina” custodita a San Giovanni Bianco è veramente tornata a “fiorire”. È un vero e proprio prodigio quello che sta avvenendo nel piccolo paese della Valle Brembana (provincia di Bergamo) che da più di 500 anni custodisce una delle spine della corona di Cristo. Altre volte in passato la preziosa reliquia aveva fatto registrare il fenomeno miracoloso della “fioritura”, che avveniva soprattutto nella circostanza eccezionale in cui il Venerdì santo coincideva con la data del 25 marzo, solennità dell’Annunciazione: in queste occasioni testimoni oculari avevano notato e registrato la presenza di gemme, fiori e altri segni sulla superficie della spina.
Così è avvenuto anche quest’anno quando, la sera del giorno di Pasqua, si è verificato il miracolo della fioritura di due piccole gemme: il parroco don Diego Ongaro ha raccontato a L’Eco di Bergamo della «trasformazione completa di colore di una gemma e l’apparizione di una nuova escrescenza sulla cima».
Insomma la spina, come si dice, è “fiorita”: non avveniva dal 1932. Per verificare il fenomeno, il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, aveva appositamente nominato una variegata commissione – ne fanno parte alcuni sacerdoti, il sindaco e il parroco del paese brembano, il direttore del dipartimento di oncologia e ematologia dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, un notaio e altri specialisti.
Nella prepositurale di San Giovanni Bianco, dove è custodita la Sacra spina, sono state centinaia le persone che per giorni si sono recate a visitare la reliquia e a vegliare in preghiera giorno e notte in attesa del miracolo in un clima di profonda devozione popolare, preghiera e partecipazione ai sacramenti. La commissione aveva osservato la reliquia quest’inverno e poi nelle giornate di Venerdì e Sabato santo senza riscontrare cambiamenti. «Le osservazioni si sono ripetute come previsto anche nella giornata di Pasqua», ha fatto sapere la commissione. «Nel tardo pomeriggio l’osservazione compiuta ha incominciato a dare sentore di alcuni cambiamenti in atto, che sono divenuti evidenti in serata, durante l’osservazione delle 19,30, poi ripetuta alle 20,30 e alle 21,30».
Lunedì mattina la commissione ha aperto i sigilli e ha steso il verbale riportando al vescovo che sulla spina «è avvenuto un cambio di colore, particolarmente accentuato sulle gemme presenti nella parte apicale: anch’esse si sono mostrate con un aspetto diverso rispetto alle osservazioni precedenti». Lunedì pomeriggio le campane suonano a distesa e migliaia di persone accorrono in paese. Nel corso dell’affollatissima Messa della sera, il vicario generale legge il comunicato del vescovo che conferma ufficialmente il prodigio, accolto da un applauso scrosciante e dal pianto commosso di alcuni fedeli. «Con grande gioia posso annunciare che il segno si è manifestato. La prudenza, la serietà, le competenze di coloro a cui ho affidato il compito dell’osservazione della reliquia e l’evidenza del segno mi inducono a confermare che questi è avvenuto. Il fatto che il segno avvenga nella concomitanza delle celebrazioni dell’Annunciazione e della Passione e Morte di Gesù e della sua Risurrezione, ci interpella a considerare con la mente e con il cuore la manifestazione dell’amore di Dio che si è comunicato nella vicenda di Gesù di Nazareth, nel mistero dell’Incarnazione e della sua Passione e Morte».
Un miracolo tanto atteso – avvenuto a pochi giorni da altri segni miracolosi registrati sulle reliquie della Passione conservati a Bari, Andria e Umbratico – che in queste ore sta richiamando nel piccolo paese bergamasco una folla sempre crescente di pellegrini. La reliquia sarà esposta alla venerazione fino a domenica, quando nel pomeriggio verrà portata in processione per le vie del paese. «La Sacra Spina dà un segno mentre alcuni cristiani vengono uccisi in Pakistan, il giorno di Pasqua», sottolinea il parroco. La Sacra spina giunge a San Giovanni Bianco tra il 1495 e il 1496 grazie a Vistallo Zingoni, di nobile famiglia bergamasca che durante una battaglia sottrae a un funzionario del re di Francia Carlo VIII la preziosa reliquia della Corona di Spine (oggi custodita a Parigi nella Sainte-Chapelle). Prima di consegnarla ne stacca una spina che dona alla chiesa del paese brembano: da allora la reliquia è oggetto di una profonda venerazione popolare che dura fino ad oggi.
Numerose sono le attestazioni del fenomeno della “fioritura” che la tradizione racconta avvenisse inizialmente ogni Venerdì santo e in seguito quando si verifica la coincidenza tra Venerdì santo e solennità dell’Annunciazione. Le più importanti risalgono al 1615 – quando il vescovo Emo raccolse alcuni fiori dalla Sacra Spina – alla domenica di Passione del 1885 – quando il prodigio della “fioritura” si ripete alla presenza del vescovo e di decine di testimoni – e nel ventesimo secolo. Il Venerdì santo del 1921 numerosi testimoni riportano la fioritura di piccoli fiori e una colorazione vermiglia; un fenomeno simile si verifica nel 1932, quando nel giorno di Pasqua la Sacra spina si macchia di sangue, evento che richiama in Val Brembana più di 200 mila bergamaschi. In entrambe le occasioni il Venerdì santo coincideva con la solennità dell’Annunciazione. Per la prossima coincidenza bisognerà attendere il 2157.
di Andrea Lavelli per La Nuova Bussola Quotidiana