2.1 In ascolto della Parola di Vita
Con la liturgia della parola entriamo nel secondo momento della celebrazione eucaristica. Ora è il momento da parte del fedele di mettersi seduto ai piedi del maestro in silenzio per ascoltare la sua voce che diventa sua volontà per il cammino di fede del credente. Ad essa il discepolo di Gesù è chiamato a dare il suo assenso, a dire il suo sì, a fare la proclamazione della sua adesione, perché diventi, quale fondamento della nuova ed eterna alleanza, la luce che guida i passi, la verità che conduce la mente, la sapienza che governa il cuore, la saggezza di cui deve rivestirsi l’anima.
Dopo aver ascoltato la Parola è giusto che il sacerdote nell’omelia la spieghi, la faccia comprendere e l’attualizzi nell’oggi della storia in seno alla comunità. Se l’omelia è il riferire la volontà attuale di Dio, contenuta nella parola proclamata, si comprende come sia necessario che il sacerdote si rechi presso Dio, dimori con Lui, lo ascolti nel silenzio, lo invochi nella preghiera, perché manifesti al suo cuore e alla sua mente cosa Lui si attende da questo popolo, cosa domanda perché l’alleanza diventi vita eterna, salvezza, redenzione.
Non meno importante è il compito della comunità. Essa veramente deve volersi porre in ascolto della Parola e per questo deve preparare il cuore, l’anima, lo spirito, la mente. La mente deve presentarsi all’appuntamento per l’ascolto della Parola sgombra e libera da ogni affanno, da ogni preoccupazione. Qual è, invece, il problema? L’ascolto della parola del Signore ha mille interferenze, e mille distrazioni. Con il corpo si è in chiesa ma con la mente si è fuori e se dopo la proclamazione delle letture provi a chiedere: di chi era la prima lettura o il vangelo di oggi? Tra i banchi, spesso regna il silenzio, perché non si ha ascoltato oppure si è seguita la proclamazione con distrazione.
Se nella liturgia della parola abbiamo la volontà di Dio per noi e in quel momento io credente non l’ascolto, come posso tornare a casa e vivere nella settimana quella particolare richiesta del Signore?
Alcune domande per la meditazione:
preghiera
Signore parla sempre al nostro cuore. Facci conoscere il tuo volere. Ottienici la grazia di vivere la tua Parola. Amen.
Nella liturgia della Parola ha parlato il Signore, ci ha detto la sua volontà, volontà spiegata e attualizzata dall’omelia del sacerdote. Ora, in questo momento della Messa è il turno del credente che con la preghiera del Credo, dice la sua fede, la professa. Nella preghiera del credo il cristiano dice chi è il Dio in cui lui crede e cosa crede. Il Dio, in cui il cristiano crede, è, innanzitutto il Creatore di ogni cosa, che è Padre onnipotente, che tutto può, tutto vede. Questo Dio in cui il cristiano ha aderito con la fede è Uno, è anche Trino; Uno nella sostanza, Trino nelle Persone: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Il Figlio, generato, non creato, discende dal cielo, per opera dello Spirito Santo si incarna nel seno della Vergine Maria, si fa uomo perfetto, in tutto simile a noi, tranne che nel peccato, si lascia crocifiggere, sottomettendosi ad una passione atroce e dolorosissima. Il Figlio è l’essenza, la forma e la sostanza della vita del cristiano; è Lui nel suo mistero di obbedienza e di sottomissione a Dio. Lo Spirito Santo è Signore è dona la vita, la Terza Persona della Santissima Trinità. la sua missione è quella di formare dei cristiani in tutto simili al Maestro divino.
Il cristiano crede in Dio ma crede anche nella Chiesa. Molti dicono Dio si Chiesa no, Cristo si, Chiesa no. Perché? Perché si desidera oggi un Dio muto, un Dio che non parli, non annunci , non esorti, non inviti alla conversione È la Chiesa la via per il raggiungimento della perfetta configurazione a Cristo, perché la chiesa ricorda, annuncia, esorta, richiama, ammonisce. Oggi è più facile credere al Gesù “statua” piuttosto al Gesù che parla per bocca del Papa, dei vescovi o dei sacerdoti. La statua è muta, il prete parla e la sua parola è scomoda soprattutto se mi ricorda la necessità di cambiare vita.
Alla Chiesa si entra attraverso la porta del battesimo e nel credo si professa un solo battesimo. Per suo mezzo non solo siamo lavati dal peccato originale, siamo anche elevati alla grande dignità di figli di Dio, di corpo di Gesù, di membri gli uni degli altri, riceviamo il diritto ad acquisire l’eredità eterna. Sigillati nello Spirito del Signore siamo dell’eternità, siamo di Dio, di Cristo, della verità, della grazia. Il cristiano crede nella remissione dei peccati. Sia nel sacramento del battesimo che in quello della penitenza lo Spirito nuovamente avvolge la sua anima e le ridona la grazia e la verità.
Alcune domande per la meditazione:
preghiera
Signore, noi crediamo, ma aumenta ogni giorno la nostra fede per poter credere con più fervore che tu sei il nostro Dio che è Padre, Creatore e datore della vita e fonte di ogni benedizione. Nel Figlio tuo Gesù ci hai salvati e Redenti e nello Spirito Santo ci hai aperto il cuore per comprendere la tua Parola fortificandoci e sanandoci dalle ferite del peccato. Amen.
Segue la preghiera dei fedeli che è il presentare al Signore la storia attuale, la vita di ciascuno di noi nella quale si vive concretamente. Il sacerdote invita ogni fedele a presentare a Dio il cuore, la mente, i desideri, le difficoltà, la propria vita e quella dei fratelli, le situazioni liete e tristi, buone e non buone. Si prega per tutti, e per se stessi. In questo momento viene ridata voce al credente perché gridi a Dio tutto se stesso. Però, occorre da parte sua un’unica certezza: al timone della sua vita c’è sempre il Signore; deve gridare a Lui le difficoltà, i reali bisogni. Lo scopo della preghiera dei fedeli è uno solo: consegnare interamente la propria vita nelle mani del Signore, perché sia Lui a dirigerla.
Questo momento della Santa Messa è una vera grazia. Si prega insieme gli uni per gli altri. Si presentano le necessità proprie e quelle di tutta la Chiesa e del mondo intero. Sarà poi il Signore che conosce le nostre vite e i nostri cuori a dire “Amen” oppure a rimandare perché desidera una nostra ulteriore crescita e una più grande adesione a Lui. Ricordiamoci che le nostre vie sono diverse dalle sue e i nostri tempi non sono i suoi. Prendiamo ad esempio San Paolo; egli aveva una spina nel fianco che lo schiaffeggiava, come se volesse tirarlo fuori di Cristo e del Vangelo. Presentò questa situazione al Signore, gli espose il caso. Il Signore non lo liberò, gli conservò la spina perché si mantenesse sempre nell’umiltà e nell’obbedienza, nella povertà in spirito e in tanta docilità del cuore, nella totale assenza di superbia, che sono il terreno spirituale sul quale l’alleanza s’innalza verso Dio e si espande verso i fratelli. Conservandogli la tribolazione, gli diede anche la sua grazia di vincere quel pungolo di satana che quotidianamente lo affliggeva.
Alcune domande per la meditazione:
preghiera
Signore, noi vogliamo vivere con te e per te. A te presentiamo la nostra vita consapevoli che senza di te non possiamo fare nulla. Senza il tuo aiuto siamo miseri, poveri. Non siamo niente. Aiutaci, sorreggici in questo cammino bello ma a volte, difficile. Amen.
PUOI LEGGERE LA PRIMA PARTE DELL’APPROFONDIMENTO QUI
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A CURA DI DON FRANCESCO CRISTOFARO
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