Italiae et Ecclesia

La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo. La Passione di Gesù vista dalla Beata Caterina Emmerick

La santa Sindone. «Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei» (Giovanni 19,40). 

Vidi la Vergine seduta al suolo sopra una coperta, col dorso appoggiato su alcuni mantelli arrotolati. Aveva il ginocchio destro un poco rialzato, sul quale riposava il santo capo di Gesù, il cui corpo era steso sul sudario.

La santa Madre teneva per l’ultima volta tra le braccia le sacre spoglie del Figlio amatissimo, al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d’amore. Ella baciava e adorava quel corpo orribilmente sfigurato e insanguinato, contemplandone le profonde piaghe e i terribili patimenti, mentre Maria Maddalena abbandonava delicatamente il volto sui suoi sacratissimi piedi.

Nel contempo gli uomini si erano ritirati in un piccolo avvallamento a sud-ovest del Calvario per preparare gli oggetti necessari all’imbalsamazione. Cassio e i soldati convertiti erano rimasti a rispettosa distanza in attesa di prestare aiuto.

Giovanni si prodigava tra il gruppo degli uomini e quello delle donne, le quali porgevano a questi primi i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti, gli aromi e tutto quanto serviva. Fra le pie donne vidi Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maria Maddalena stava sempre accanto a Gesù. Maria Heli, seduta, contemplava tutta la scena. Accanto al gruppo delle discepole vidi degli otri e un vaso pieno d’acqua collocato sopra un fuoco a carbone.

Nel suo indicibile dolore la santa Vergine conservava una magnifica prontezza d’animo. Ella non poteva lasciare il corpo di suo Figlio in quell’orribile stato, perciò incominciò a cancellare le tracce degli oltraggi che aveva sofferto.

Con estrema delicatezza gli tolse la corona di spine, aprendola dal lato posteriore, quindi posò la corona vicino ai chiodi.

Servendosi di una specie di tenaglia rotonda, tolse le spine che erano rimaste nel capo del Signore e le mostrò mestamente alle pie donne e ai discepoli. Anche queste vennero raccolte vicino ai chiodi e alla corona; alcune furono conservate a parte.

Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore, passando la spugna bagnata sui suoi capelli per toglierne il sangue raggrumato. Via via che ella detergeva il santo corpo del Figlio, contemplandone le numerose piaghe, aumentavano la compassione e la tenerezza per le immani sofferenze che egli aveva subito.

La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e le orecchie, con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra. Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.

Poi la santa Madre suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una per ogni tempia e l’altra dietro il capo. Quando ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro le orecchie. Una volta ripulito il capo, dopo aver baciato il Figlio sulle guance, passò infine a ripulire il collo, le spalle, il petto, il dorso, le braccia e le sue tenere mani piagate.

La Madonna addolorata lavò e ripulì, ad una ad una, tutte le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere in tutti i minimi particolari gli spaventosi martìri subiti dal Figlio.

Le ossa del petto e le giunture delle membra erano tutte slogate e non si potevano piegare. La spalla conservava la spaventosa ferita della croce e la parte superiore del santissimo corpo era coperta dalle lividure e dalle ferite del lo staffile.

Al lato sinistro del petto si trovava una piccola piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio; al lato destro si apriva la larga ferita dov’era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte.

Maria Maddalena, in ginocchio, aiutava la santa Madre, senza lasciare i piedi del Signore. Li bagnava per l’ultima volta con le sue lacrime, li asciugava con la sua capigliatura e vi appoggiava il suo pallido volto, con il quale, per rispetto, non osava toccare quello di Gesù.

Il santissimo corpo, che aveva assunto un colore bianco bluastro, perché dissanguato al suo interno, riposava sul le ginocchia di Maria, la quale, lavati il capo, il petto e i piedi del Figlio, li coprì con un velo e iniziò a passare il balsamo su tutte le sante piaghe.

La pie donne, in ginocchio, davanti a lei, le passavano di volta in volta una scatola, dove ella prendeva gli unguenti e i preziosi balsami con cui ungeva le ferite del Figlio.

Maria santissima gli unse anche i capelli, poi prese nella sua mano sinistra entrambe le mani di Gesù e le baciò con profondo rispetto, alla fine riempì con un unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, e lo stesso fece con la profonda piaga del costato.

L’acqua che era servita a lavare le ferite non veniva gettata, ma era raccolta solertemente in otri di Cuoio in cui venivano spremute anche le spugne. Vidi Cassio e i soldati attingere acqua alla fontana di Gihon.

Quando la santa Vergine ebbe imbalsamato tutte le ferite, avvolse il sacro capo nei lini, ma senza coprire ancora il santo volto. Ella chiuse gli occhi semiaperti del Signore, lasciando riposare sopra la sua mano; poi gli chiuse anche la bocca, baciò il santo corpo e accostò il suo viso a quello del Figlio. Fu interrotta da Giovanni, che la pregò di separarsi dal corpo del Figlio perché il sabato era vicino e lo si doveva seppellire. Obbediente, ella abbracciò per l’ulti ma volta le sante spoglie e se ne distaccò con profonda commozione.

Dopo averle tolte dal grembo materno, gli uomini portarono le sante spoglie nell’avvallamento del Golgota dove avevano preparato tutto il necessario per l’imbalsamazione.

Lasciata di nuovo ai suoi dolori, Maria santissima, con il capo coperto, cadde svenuta tra le pie donne.

Maria Maddalena, come se fosse stata derubata del suo amato Sposo, fece qualche passo avanti tenendo le braccia protese verso il corpo del Signore, poi ritornò vicino alla Vergine.

Il corpo del Salvatore venne adagiato su un lino lavorato a maglia.

Probabilmente il lino era lavorato a giorno per lasciar colare meglio l’acqua. La parte superiore del sacro corpo fu coperta con un altro lenzuolo.

Nicodemo e Giuseppe s’inginocchiarono e, mettendo le mani al di sotto del lenzuolo, tolsero il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù subito dopo la sua deposizione dalla croce, poi gli tolsero anche la cintura che gli aveva portato Jonadab prima della crocifissione. Passarono delle spugne sotto il lenzuolo e gli lavarono il corpo, tenendolo celato a ogni sguardo. Continuarono a lavarlo finché le spugne non diedero acqua chiara. A questo punto versarono acqua di mirra su tutto il santo corpo e, trattandolo con rispettoso amore, gli fecero riprendere la sua lunghezza, perché era rimasto curvo com’era morto sulla croce. Vidi che le ginocchia erano rimaste sollevate come al momento della morte.

Successivamente l’unsero bene e lo riempirono di aromi e di pacchetti d’erbe, che misero in abbondanza tra le gambe per tutta la loro lunghezza. Il tutto fu cosparso con una polvere preziosa che Nicodemo aveva portato con sé.

Quando si giunse alla fine, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santissima Vergine e le altre pie donne.

Inginocchiatasi vicino al volto di Gesù, la Madonna gli avvolse strettamente un lino finissimo intorno al capo e al le spalle. Ella aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato, e lo portava avvolto al collo sotto il mantello.

Aiutata dalle pie donne, la Vergine riempì di erbe, di aromi e di polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. Le pie donne gli disposero delle erbe intorno alle mani ed ai piedi.

A loro volta, gli uomini riempirono di balsamo gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo in un grande lino, come se fasciassero un neonato. Poi le sacratissime spoglie vennero messe nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d’Arimatea.

Mentre rendevano l’estremo omaggio alla santa salma di Gesù, si manifestò un prodigio assai commovente: l’immagine del Cristo apparve impressa sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. I suoi amici compresero che il Signore aveva voluto lasciare la sua effigie per gratitudine verso le loro amorevoli cure. Essi, piangendo, la baciarono con pro fonda devozione.

La loro meraviglia fu tanto più grande quando essi sollevarono la sindone e videro il lino e tutte le bende sotto stanti bianche, constatando così che solo quella prima aveva ricevuto la miracolosa impressione. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l’impronta dorsale del Redentore. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata e ricoperta di aromi.

Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa Sindone, ma non li ricordo nei particolari. Posso solo dire questo: dopo la risurrezione del Signore fu custodita dalla prima comunità cristiana, operò molti miracoli e fu oggetto di aspre contese.

La sepoltura

Gli amici di Gesù deposero le sante spoglie sopra una barella di cuoio, la ricoprirono con una coperta di colore bruno e vi adattarono due lunghi bastoni ai lati.

Quell’immagine mi richiamò alla mente l’arca dell’alleanza.

Nicodemo e Giuseppe misero sulle spalle le stanghe dal la parte anteriore, Abenadar e Giovanni quelle della parte posteriore. Dietro di loro seguivano la Vergine Maria, Maria Heli, Maria Maddalena e Maria di Cleofa, e poi le pie donne rimaste più distanti dalla croce: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè moglie di Zebedeo, Maria Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, una nipote di san Giuseppe cresciuta a Gerusalemme.

Cassio e i soldati convertiti chiudevano il corteo.

Maroni di Naim, Dma la Samaritana, Mara la Sufanita e le altre pie donne erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro.

Due soldati con le fiaccole accese illuminavano la via che conduceva al sepolcro.

Il funerale entrò nel giardino di Giuseppe d’Arimatea intonando i salmi con aria malinconica.

Vidi Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, che osservava la scena dalla cima di una collina. Subito dopo egli corse a informare gli altri discepoli nascosti nelle caverne.

Quando il corteo fu giunto davanti al sepolcro, gli uomini levarono la coperta dalla barella e ne tolsero la salma. Entrati nella grotta, i due buoni sinedriti deposero il santo corpo del Signore sul letto tombale, mentre Giovanni e Abedenar ripiegarono uno sull’altro i lembi della sindone.

Le pie donne avevano preso posto davanti all’ingresso della grotta.

Il letto di roccia, che aveva ricevuto la santa salma, era stato precedentemente ricoperto con un grande lino e diverse erbe aromatiche.

La grotta era stata precedentemente ben pulita dai servi di Nicodemo, che vi avevano bruciato perfino incensi profumati. L’interno era abbastanza presentabile e, sulla parete in alto, vi era scolpita una bella decorazione.

Questi amici fedeli gli attestarono il loro amore baciandolo per l’ultima volta, quindi uscirono dalla grotta versando calde lacrime.

Subito dopo vi entrò la santa Vergine, si sedette dal lato della testa e si chinò a piangere sulle sacre spoglie del Figlio.

Appena ella uscì, Maria Maddalena si precipitò a sua volta nel sepolcro e gettò sopra al corpo di Gesù fiori e fronde, poi congiunse le mani piangendo e baciò i suoi piedi, finché gli uomini l’avvertirono che dovevano chiudere il sepolcro.

Conclusosi il pietoso ufficio, fecero rotolare il masso da vanti all’ingresso.

L’inumazione era avvenuta alla luce delle fiaccole.

Vidi alcuni discepoli di Gesù aggirarsi come ombre notturne nei pressi del sepolcro.

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