Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli,
Gesù ora insegna la forma del chiedere. Il contenuto del chiedere l’ha già espresso nel Padre nostro. Ma come bisogna pregare il Padre nostro? La prima forma della preghiera del discepolo del Signore deve compiersi in un legame di amicizia, questa amicizia è quella esistente tra Padre e Figlio. Questa amicizia si può vivere solo in un legame di grazia. La preghiera, perché sia vera, cristiana, deve essere fatta dal suo principio alla sua fine in grazia di Dio.
Questo dovrebbe completamente rivoluzionare le nostre abitudini cristiane, compreso il culto, sovente svolto nella più grande assenza di grazia, con l’animo nel peccato. Ciò che vale per la ricezione dell’eucaristia in stato di grazia, dovrebbe fare per ogni preghiera. Ma questo deve essere insegnato. Ma si insegna ciò che si è, si insegna ciò che si vive. Ciò che non si vive non lo si insegna, o se lo si insegna non c’è quell’intimo convincimento che rende l’insegnamento credibile.
vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
La seconda modalità o forma della preghiera è la perseveranza, o l’insistenza. Dio vuole essere certo che a noi sta veramente a cuore ciò che chiediamo. Dio sovente mette anche a prova la nostra fede in lui e ritarda il compimento, ritarda l’esaudimento della nostra invocazione. È sua parola: la preghiera rivolta a lui in grazia e con insistenza gli fa aprire la porta del suo cuore per consegnare i pani dell’urgenza e della necessità quotidiana. Ma anche questa è fede.
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Cosa dobbiamo chiedere al Signore? Tutto. In questa parola del Signore è contenuta la certezza dell’esaudimento. La preghiera del cristiano, fatta secondo le regole di santità e di insistenza, è esaudita, viene ascoltata dal Padre nostro. Chi va dinanzi al Signore deve andare con questa sicurezza nel suo cuore, quindi deve accostarsi dinanzi al suo trono con l’animo ricco di fede che nulla di quanto egli chiede rimarrà inascoltato. Questa è l’unica via per l’esaudimento.
“Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
Gesù vuole che il suo discepolo consideri una cosa che avviene tra gli uomini. Quando un figlio della terra chiede al padre della terra un qualcosa, il padre della terra dona al figlio della terra la cosa che chiede, non gli dona qualcosa di nocivo, di velenoso, una cosa cattiva, di cui non sa cosa farsene.
Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono! ».
Dio è il Padre buono, giusto, misericordioso, santo, clemente, che sa leggere ciò che c’è nel cuore dell’uomo e sa quali sono le vie per la sua gioia e la sua serenità sulla terra e dalla grandezza del suo cuore, dalla bontà del suo spirito, dalla generosità della sua mente, dalla larghezza dei suoi pensieri non solo dona cose buone ai suoi figli, dona lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Dare lo Spirito Santo significa introdurre un uomo nel cuore di Dio e nei suoi pensieri e quindi la preghiera che è fatta nello Spirito Santo è quella preghiera che sgorga dalla volontà di Dio.
Non dire Padre,
se ogni giorno non ti comporti da figlio.
Non dire nostro,
se vivi isolato nel tuo egoismo.
Non dire che sei nei cieli,
se pensi solo alle cose terrene.
Non dire sia santificato il tuo nome,
se non lo onori.
Non dire venga il tuo regno,
se lo confondi con il successo materiale.
Non dire sia fatta le tua volontà,
se non l’accetti quando è dolorosa.
Non dire donaci oggi il nostro pane,
se non ti preoccupi della gente che ha fame,
che è senza cultura e senza mezzi per vivere.
Non dire perdona i nostri debiti,
se conservi un rancore verso tuo fratello.
Non dire non lasciarci cadere nella tentazione,
se hai intenzione di continuare a peccare.
Non dire liberaci dal male,
se non prendi posizione contro il male.
Non dire Amen,
se non prendi sul serio le parole del Padre Nostro.
Di don Francesco Cristofaro – www.facebook.com/DonFrancescoEsserePrete
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