“Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Esodo 20, 7)
Dire che la bestemmia è una gravissima offesa al nome santo di Dio è dare una definizione esatta, ma un po’ fredda, arida, scheletrica, che non riesce a esprimere a sufficienza la drammaticità e la gravità mostruosa di quel fenomeno diabolico.
Come non ci sono parole che possano esprimere fino in fondo la grandezza e la maestà infinita di Dio, così non ci sono parole che possano esprimere fino in fondo l’abisso di malizia e di miseria morale che è racchiuso nella bestemmia.
Ogni definizione, per quanto precisa, dirà sempre troppo poco: la realtà dell’offesa di Dio è sempre molto più grande di quanto si possa esprimere. Si può e di deve comunque cercare della bestemmia un’idea che sia il più vicina possibile alla realtà.
Tentiamo allora, con poche pennellate, di tratteggiarne il ritratto per avvicinarci al livello di malizia contenuto in questo gravissimo peccato.
La bestemmia è l’urlo rabbioso di Satana che esce dalla bocca di un uomo per sporcare la gloria di Dio.
Non è a caso che S. Caterina da Siena ha definito il bestemmiatore un “demonio incarnato”.
La bestemmia è il frutto più velenoso che può scaturire da un lampo di follia. C’è una forma di pazzia stabilizzata e cronica e c’è una forma di follia che va a sprazzi e rende l’uomo capace di manifestare in un attimo abissi di stoltezza.
La bestemmia è il segno più palese dell’odio e del disprezzo verso Dio, e questo al di là delle intenzioni di chi vomita quell’espressione blasfema.
La bestemmia è il supremo atto di superbia che un uomo possa compiere, perché lui, così piccolo, sporco e impotente, tenta di mettersi sotto i piedi il Signore Dio, infinitamente grande, infinitamente santo e onnipotente, quel Dio che, se solo lo volesse, potrebbe stritolarlo in un attimo e con ottime ragioni.
La bestemmia è il più grande atto di stupidità, perché fa dell’uomo un nemico di Colui che vorrebbe essergli amico, padre, benefattore e salvatore.
La bestemmia è anche il segno rivelatore di un animo bovino, è manifestazione di volgarità, di grossolanità e di poca intelligenza, perché una persona fine, intelligente e perciò non volgare, sa trovare altri modi leciti per far sbollire un momento di tensione.
La bestemmia è una barriera innalzata tra il bestemmiatore e tutti quelli che si sentono offesi dal linguaggio blasfemo, vedendo colpito quel Dio in cui credono e che amano come Padre.
“La bestemmia – ha detto qualcuno – è il cancro dell’anima”. Come il cancro infatti invade tutto l’organismo fino a portare alla morte, così la bestemmia quanto meno annebbia, ma quasi sempre paralizza tutte le facoltà dell’anima e uccide in essa il gusto delle cose di Dio.
La bestemmia è anche, quasi sempre, una malattia contagiosa che infetta altri. Nessuno mai infatti ha cominciato a bestemmiare per il gusto di bestemmiare, ma tutti i bestemmiatori sono diventati tali sotto la spinta del cattivo esempio ricevuto, e cioè perché infettati da collaudati bestemmiatori che sono stati i loro maestri di vizio e di imbecillità.
La bestemmia è “un’offesa diretta a Dio, offesa che sarebbe qualcosa di inconcepibile se non fosse una tristissima realtà” (cfr. Costantino Caminada).
Dopo aver creato l’uomo, Dio non lo ha condannato all’isolamento, prigioniero della terra, ma lo ha invitato al dialogo, a librarsi verso il Cielo, a ricambiare il suo amore, a vivere nel conforto di un pieno abbandono e di una piena fiducia in Lui.
Se tutto questo desidera Dio da noi, con la bestemmia si fa l’esatto contrario.
Dio ci invita alla preghiera di lode, ma con la bestemmia lo si disprezza e si cerca di sprofondarlo nella fogna del disonore.
Dio ci invita alla preghiera di adorazione, ma con la bestemmia, invece di riconoscere la sua infinita grandezza e la sua superiorità nei nostri confronti, si tenta di abbassarlo sotto il livello delle bestie.
Dio ci invita alla preghiera di ringraziamento, ma con la bestemmia lo si ricambia con la peggiore ingratitudine.
Dio ci invita alla preghiera di richiesta, ma con la bestemmia ci si mette in condizione di non poter ricevere i suoi doni.
Dio ci invita alla preghiera per avere il perdono, ma con la bestemmia si pongono le basi per attirare su di sé e sul mondo intero non il perdono, ma i più tremendi castighi.
Che cosa resta di cristiano … in un cristiano che bestemmia?
Più nulla!
E che cosa resta di umano … in un uomo che offende chi l’ha creato? Solo una pallida ombra di umanità, un rottame di umanità e nulla più!
Non è esagerato dire che il bestemmiatore ha fatto di se stesso un mostro!
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La più grave forma di bestemmia è quella che unisce al Nome santo di Dio (o di Gesù, o dell’Ostia Santa, o del SS.mo Sacramento) parole cariche di disprezzo.
È bestemmia anche dire contro Dio frasi che certo il Signore non merita, come, ad esempio: Dio è crudele, o Dio è ingiusto”! Espressioni come queste, o altre simili, che negano delle verità di fede riguardo a Dio, sono dette bestemmie eretiche.
E quante volte capita di sentire il nome “Cristo” senza alcun titolo, ma pronunciato con una tale carica di rabbia che, per la violenza del tono, rasenta la bestemmia!
Vera e propria bestemmia è anche l’offesa che colpisce i Santi, e in particolare la Madonna, o persone (ad es.: il Papa) che per la loro sacralità sono un riflesso di Dio nel mondo. Pur non essendo Dio il bersaglio diretto, colpendo la santità o la sacralità si colpisce Dio, che è fonte tanto dell’una quanto dell’altra.
Giovanni Paolo II, parlando del disprezzo rivolto contro il Nome di Dio, elenca, dopo la bestemmia, gli “spettacoli dissacranti” e le pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso” (21 marzo 1993). Potremmo definirle bestemmie a mezzo stampa, bestemmie cinematografiche, bestemmie teatrali. Basti qui citare il “gran maestro” della dissacrazione, Dario Fo che, nel suo “Mistero buffo, ha deriso Gesù, la Madonna e altri personaggi del Vangelo.
Queste bestemmie, a differenza della bestemmia comunemente intesa, che può avere l’attenuante di sfuggire in un attimo, in un lampo, quasi senza accorgersene, sono bestemmie ragionate, meditate, volute, infiocchettate col fascino dell’arte e quindi con un potere devastante per il linguaggio suggestivo con cui sono confezionate e per l’altissimo numero di lettori o di spettatori che raggiungono.
Non è raro, infine, sentire qualcuno che pronuncia il nome “zio”, o qualcosa di simile, e subito vi aggiunge una parolaccia come quelle che altri affibbiano al Nome di Dio. L’espressione che ne risulta non è una bestemmia, ma è molto facile che come tale venga avvertita da chi la sente. Perciò, anche se non c’è la bestemmia, può esserci lo scandalo. In ogni caso, chi parla in questo modo, favorisce l’espandersi della bestemmia.
SANT’ANTONIO DI PADOVA: “Dinanzi a genitori che piangono desolati il loro bambino morto, io prego il Signore di risuscitarlo; dinanzi alla povertà di un padre che mi domanda un pezzo di pane per sfamare i suoi figli, io mi commuovo e prego Dio che gli sia provveduto; ma dinanzi a sposi che desiderano un figlio e sono bestemmiatori, io prego il Signore che nasca loro un figlio sordo e muto: sordo per non sentire le bestemmie dei genitori e muto perché non le ripeta!”
SAN BERNARDINO DA SIENA: “La lingua del bestemmiatore è una spada che trafigge il cuore di Dio. ”
GIOVANNI XXIII: “Figlioli carissimi, vi prego, vi raccomando, non bestemmiate più!”
SAN GIROLAMO: “Qualunque altro peccato diventa leggero se paragonato alla bestemmia ”
SANT’AGOSTINO: “La bestemmia è più grave ancora dell’uccisione di Gesù Cristo fatta dai giudei… perché i crocifissori di Gesù non sapevano quello che facevano e non conoscevano Gesù come vero Dio, mentre i bestemmiatori di solito sanno quello che dicono e conoscono chi è Dio. ”
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE: “Tutti gli altri peccati nascono più o meno da fragilità o da ignoranza, ma la bestemmia procede da scelleratezza.”
SAN BERNARDINO DA SIENA: “La bestemmia è il peccato maggiore che ci sia… maggiore della superbia, dell’omicidio, dell’ira, della lussuria e della gola… La lingua del bestemmiatore è una spada che trafigge il Nome di Dio.”
SAN G. CRISOSTOMO: “Ricordati o figlio del Signore, che la lingua del bestemmiatore è la carrozza del Diavolo.”
PADRE PIO: “La bestemmia attira la maledizione di Dio sulla tua casa ed è la via più sicura per andare all’inferno.”
Sentir dire che la bestemmia è il peccato più grave (anche se a dirlo sono grandi santi e maestri di fede) a molte persone, tra le quali anche la maggior parte dei cristiani, anzi, di quanti si ritengono cristiani, può sembrare quanto meno azzardato. È chiaro, del resto, che se quasi tutta l’attenzione del nostro tempo è concentrata sull’uomo e, di fatto, quasi inesistente verso Dio, ciò che colpisce l’uomo è considerato grave e ciò che offende Dio è considerato insignificante.
Tutto nell’uomo è concatenato: ogni virtù puntella le altre virtù e ogni vizio favorisce gli altri vizi. Questo vale anche per la bestemmia, che non viene dal nulla, ma è generata o favorita da alcune situazioni (interne ed esterne all’uomo), che la precedono e la facilitano. Un uomo retto su tutto il resto… non bestemmia e se bestemmia questa è la prova che in lui non tutto è retto, che nella sua vita ci sono altre crepe. Non può germogliare una spiga se non da un seme. Così non può esplodere una bestemmia se non da un altro male che la precede e le spiana la strada.
Per circa trecento volte il Nuovo Testamento ci parla di spiriti angelici corrotti e corruttori, ribelli a Dio e nemici dell’uomo. Sono i demóni, che, per certi presunti teologi non esisterebbero neppure, ma che la parola di Dio ci mostra all’opera con impegno instancabile, dall’inizio dei secoli e fino alla fine del mondo. Oggi, poi, hanno ben pochi ostacoli sul loro cammino e purtroppo hanno molti alleati, fuori e anche dentro la Chiesa.
Il diavolo – dice la Bibbia – ha istigato Adamo ed Eva alla ribellione contro Dio. Per quella prima colpa, che ha infettato tutta l’umanità, causando tra l’altro in ogni uomo una debolezza congenita che lo inclina al peccato, il diavolo può essere considerato, almeno indirettamente, il primo ispiratore di ogni peccato. Gesù lo definisce padre della menzogna e omicida fin da principio (Gv 8, 44).
Durante un esorcismo, il diavolo, per bocca dell’indemoniato, ha cantato vittoria con queste parole: io ho distrutto la fede il Papa stesso l’ha detto parlando della crisi della fede. Ho distrutto la morale. i miei demoni impuri trionfano dappertutto. Ho distrutto la religione, le chiese si svuotano e le bestemmie sostituiscano le preghiere. Ho distrutto la famiglia, la prostituzione è generale e gli innocenti vengono massacrati con l’aborto”. (da “La Catechesi di Satana” di Padre Pellegrino Ernetti)
Non ogni bestemmia è ispirata dal diavolo, ma sicuramente ogni bestemmia è a lui gradita e fa il suo gioco. Se con la lode a Dio diventiamo imitatori di Gesù, con la bestemmia si diventa imitatori di Satana.
Per valutare la gravità oggettiva di un’azione vanno prese in considerazione anche le conseguenze che ne derivano. E le conseguenze della bestemmia sono catastrofiche: sia per la gloria di Dio, che viene infangata nel peggiore dei modi; sia per la società, che perdendo Dio perde il suo fondamento e crolla; e più ancora per la singola persona che, con la bestemmia, attira su di sé il castigo di Dio nella vita terrena e si espone al rischio della rovina eterna.
Devo aggiungere che la bestemmia, oltre ad essere un peccato grave, gravissimo, è anche un peccato stupido.
Non lo giustifico, però capisco il ladro che rischia di perdere il paradiso (se non si converte), ma almeno ci guadagna un po’ di ricchezza in questa vita. Non lo giustifico, però capisco chi rischia la vita eterna pur di godersi il brivido del piacere dei sensi. Capisco tutto anche se non giustifico niente.
Ma il bestemmiatore oltre a non giustificarlo non si può nemmeno capirlo: infatti si gioca il tutto, il paradiso, per il niente, perché la gioia che deriva dalla bestemmia è zero e meno di zero! Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Dio non sempre paga il sabato, ma qualche volta sì. La giustizia divina, che è libera come è libero Dio, non è confinata nell’eternità, non entrerà in scena solo alla fine del mondo, nel giorno del giudizio, ma può benissimo far irruzione anche nel tempo.
Parola di Isaia: “È perché avete abbandonato e disprezzato il Signore che il vostro paese è devastato”(cfr.: Is 1, 4. 7).
E San Giovanni Crisostomo rincarala dose: “Per la bestemmia vengono sulla terra le carestie, i terremoti, le pestilenze”. Spesso il Signore spara nel mucchio per provare i buoni, per punire i cattivi, per convertire tutti. Ma qualche volta Dio “mira giusto” e fa piovere dall’alto un castigo “personalizzato”. Non sono pochi gli esempi che si potrebbero portare.
L’apostolo Paolo ci mette in guardia con tono severo: Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio » (Gal 6, 7).
Fonte: estratti de “La Bestemmia, l’urlo dell’Inferno” di Don Enzo Boninsegna
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