“Spesso mi fermavo a guardare il bambino e dicevo: “E’ Dio!”. E provavo un senso di vertigine; mi sembrava che tutto l’universo fosse racchiuso in quel fragile bimbo! “E’ Dio! – ripetevo – ed è mio figlio!”
Come era possibile? La mia giovane vita era entrata in contatto con l’Eterno, si era imparentata con l’Onnipotente, era stata risucchiata nel vortice dell’Altissimo: del Creatore del cielo e della terra!
Mi inginocchiavo e pregavo in silenzio e adoravo: adoravo Dio… mio figlio!
Lo accarezzavo e mi chiedevo: “Che cosa accadrà? Come farà a spiegare chi è? Come farà a raccontare la sua origine e la sua missione? Chi gli crederà?”.
Lo accarezzavo e quasi volevo proteggerlo. Però subito capivo che era lui la mia protezione: e, allora, mi inginocchiavo e baciavo il mistero grande entrato nella mia piccola storia di giovane donna.
Una sera, alcune persone che venivano da Gerusalemme sparsero la voce che erano giunti in città tre grandi personaggi … con cammelli e servitù: cercavano il re dei giudei che, secondo loro, era nato in quei giorni.
Venivano dall’Oriente, dalla Mesopotamia, dalla regione dei due grandi fiumi: venivano dalla terra dove un tempo lontano era venuto Abramo.
Avevano visto una stella: era il segnale che aspettavano… e si erano messi in viaggio.
Quando a Betlemme si sparse questa notizia, qualcuno pensò al mio bambino. Ma la gente è spesso incredula e diffidente … e molti dicevano: “Sono le solite storie che si raccontano! Immaginate un po’ … se un re può nascere in una stalla! Se sono rose… fioriranno! Non perdiamo tempo! Andiamo a far pascolare le nostre pecore e guadagniamo il pane per le nostre famiglie”.
Io sapevo che era sbocciata una splendida rosa, ma non volevo forzare i tempi di Dio: volevo fare la sua volontà e volevo camminare umilmente nella sua vita.
Però mi arrivò un’altra notizia, che mi lasciò perplessa.
Erode si era dimostrato interessato a quanto dicevano i “Magi” e voleva avere ragguagli dettagliati. Erode era una volpe diffidente e cattiva. Perchè voleva saperne di più?
Perchè era interessato ad avere notizie sul bambino re? A Gerusalemme tutti parlavano di questi “esperti di stelle”, che cercavano il re dei giudei. Tutti si chiedevano: chi sarà questo re? Dove nascerà? Sarà già nato?
Un bel giorno vidi Giuseppe che mi veniva incontro tutto trafelato.
“Maria! – mi diceva -, stanno arrivando tre grandissimi personaggi, vestiti in modo meraviglioso. Cercano Gesù!”.
Ricordo che, a Nazaret, questa notizia venne portata da alcune persone provenienti da Gerusalemme. Dicevano: “Erode ne ha combinata un’altra! Ha ammazzato anche la moglie: ora a chi toccherà?”.
E venne subito il turno di nuovi omicidi.
Infatti i figli di Erode e di Mariamne volevano vendicare il sangue della madre. Ma Erode non perse tempo: e fece uccidere i suoi due figli, dopo un processo farsa nel quale vennero accusati di cospirazione per impossessarsi il regno.
Io sapevo tutte queste cose … e sapevo di che cosa era capace Erode.
E se ora i suoi sospetti si fossero indirizzati verso il mio bambino? E se l’orgoglio gli avesse fatto scattare la decisione di un nuovo massacro? Dio mio, che paura!
Non passò molto tempo… e Giuseppe, svegliandosi nel cuore della notte, mi disse con voce tremante: “Maria, ho ancora negli orecchi la voce di un angelo che mi ha detto: – Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finchè non ti avvertirò, perchè Erode sta cercando il bambino per ucciderlo – ” (Mt 2,13)
“Tu sei fin troppo giusto, Signore,
perchè io possa discutere con te;
ma vorrei solo rivolgerti
una parola sulla giustizia.
Perchè le cose degli empi prosperano?
Perchè tutti i traditori sono tranquilli?” (Ger 12,1)
Come mi apparivano drammaticamente vere le parole del profeta. Ricordai anche il lamento del profeta Abacuc, che aveva consegnato a Dio la struggente domanda di tutti i buoni, perseguitati in ogni epoca:
“Signore, tu dagli occhi così puri
che non puoi vedere il male
e non puoi guardare l’iniquità,
perchè, vedendo i malvagi, taci
mentre l’empio ingoia il giusto?”
(Ab 1,13)
E mi sembrava che l’empio Erode stesse per ingoiare davvero l’innocente bambino, piovuto dal cielo in mezzo alla cattiveria umana!
Il viaggio verso l’Egitto fu lungo, pieno di insidie, con soste lunghe e forzate.
I Salmi mi nutrivano di speranza e mi davano uno sguardo che andava al di là dei drammatici avvenimenti che stavo vivendo.
Il Salmo 37 mi sembrava fosse stato scritto proprio per me. E lo ripetevo, mentre il vento soffiava e alzava la sabbia del deserto costringendomi a coprire il bambino per proteggere i suoi piccoli occhi, che cominciavano a vedere le prime brutture della storia umana.
Ripetevo queste meravigliose parole del santo re Davide:
“Non adirarti contro gli empi,
non invidiare i malfattori.
Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
Ancora un poco e l’empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace”
(Sal 37, 1-2 . 10-11)
Sarà così, ripetevo dentro di me.Però sentivo impetuose e minacciose le parole del Salmo 73, mentre l’asinello camminava con fatica nelle insidiose mulattiere:
“Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
perchè ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.
Non c’è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
Non conoscono l’affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
Dell’orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito”
(Sal 73, 2-6)
Mi sembrava il ritratto di Erode: orgoglioso, violento, crudele! E io mi sentivo piccola, seduta su un umile asinello, accompagnata da Giuseppe, che presentava segni evidenti di stanchezza, mentre un fragile bambino si nascondeva tra le mie braccia e tutto il mondo si scatenava contro di lui!
Una sera, mentre eravamo seduti attorno al fuoco e consumavamo le povere scorte portate da Betlemme, mi uscì dal cuore la conclusione del Salmo:
“O Dio, io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai con il tuo consiglio,
e poi mi accoglierai nella tua gloria”
(Sal 73, 23-24)
Dissi ad alta voce queste parole. Giuseppe mi guardò e commentò: “Sarà così, Maria!”. Io avvertii il vento di Dio che soffiava nella mia anima e aggiunsi con serena fiducia:
“Il Signore ha giurato a Davide
e non ritratterà la sua parola:
il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono”
(Sal 132,11)
Sul trono c’era Erode, sul trono c’era l’imperatore, sul trono si sarebbero seduti tanti altri tiranni, ma tutti sarebbero finiti … perchè uno solo è il Signore: ed era mio figlio!
Coinvolti e sedotti dallo stupore davanti a questo volto di Dio, lasciamo uscire dal cuore una preghiera, che ci immerge nel raggio luminoso dell’umiltà di Dio: un raggio che soltanto il cristianesimo conosce! E’ bello pregare così:
O Gesù, tu hai acceso una luce,
che illumina definitivamente il volto di Dio:
Dio è umile!
Davanti all’umiltà di Dio,
ogni briciola di orgoglio
ci brucia internamente e ci ferisce
e ci riempie di grande vergogna.
Dio è umile!
Mentre noi vogliamo essere grandi,
tu, o Dio, ti fai piccolo;
mentre noi vogliamo essere i primi,
tu, o Dio, ti metti all’ultimo posto;
mentre noi vogliamo dominare,
tu, o Dio, vieni per servire;
mentre noi cerchiamo gli onori e i privilegi,
tu, o Dio, cerchi i piedi degli uomini
e li lavi e li baci amorevolmente.
Quanta differenza tra noi e te, o Signore!
O Gesù mite ed umile di cuore,
toglici l’orgoglio dal cuore,
sgonfia le nostre presunzioni,
donaci la tua umiltà
e scendendo, scendendo, scendendo
incontreremo te e i nostri fratelli:
e una briciola di paradiso
ci entrerà nel cuore!
Amen!
Card. Angelo Comastri
Redazione Papaboys (Fonte paolaserra97.blogspot.it)
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