Uno dei più famosi prigionieri politici del Vietnam, incarcerato dalle autorità comuniste «per aver utilizzato la libertà democratica per minacciare gli interessi dello Stato», è morto lo scorso 4 aprile. Prima di lasciare che il cancro prendesse la sua vita ha deciso di convertirsi per diventare «un figlio di Dio» grazie alla testimonianza di un altro storico dissidente. La morte di Dinh Dang Dinh è stata annunciata a Radio Free Asia dalla sorella del dissidente e secondo l’emittente «è una tragedia, avendo le autorità vietnamite rubato i suoi ultimi anni di vita rinchiudendolo lontano dai suoi cari. Ma questa tragedia potrebbe risvegliare l’intero paese». Dinh, insegnante di chimica di 50 anni, è stato arrestato nel 2011 dopo aver promosso una petizione online per difendere la regione di Central Highlands da un progetto governativo per estrarre la bauxite che rischiava di distruggere l’intero ecosistema della regione. Dopo che oltre tremila personalità e intellettuali hanno firmato la petizione, Dinh è stato condannato nell’agosto del 2012 a sei anni di carcere «per aver utilizzato la libertà democratica per minacciare gli interessi dello Stato» e per «aver diffuso propaganda antigovernativa». Nonostante fosse malato di cancro, le autorità gli hanno ripetutamente negato le cure necessarie a mantenerlo in vita. Quando a gennaio, dopo 26 mesi di carcere, gli è stato concesso di recarsi in ospedale era ormai troppo tardi. Il 25 febbraio il governo ha sospeso la sua pena per la gravità della malattia e il 21 marzo un’amnistia del presidente vietnamita Truong Tan Sang gli ha restituito la libertà.
Dopo 14 giorni, Dinh è morto nella sua casa nella provincia di Dak Nong. Prima di morire, però, ha chiesto in modo inaspettato di convertirsi al cattolicesimo dopo che la figlia gli ha letto la commovente testimonianza di un altro dissidente, Nguyên Huu Câu. Scarcerato lo scorso 22 marzo dopo 40 anni di prigionia, Nguyen ha raccontato di «aver scoperto la fede in carcere. Ho trasformato la lunga catena di 90 anelli a cui ero legato nel mio personalissimo rosario. L’amore di Dio e della Madonna mi hanno cambiato. Non provo più rancore per i miei “fratelli e sorelle” del regime e perdono i miei carcerieri». Dopo aver appreso questa testimonianza, Dinh ha chiesto di diventare «un figlio di Dio». La famiglia, riporta Eda, ha chiamato dalla capitale padre Dinh Huu Thoai, che l’ha battezzato. Secondo quanto dichiarato dalla moglie, «da quando è uscito di prigione Dinh non ha mai smesso di pregare Dio e di chiedergli di ottenere la pace». Al funerale a Ho Chi Minh City (già Saigon) ha partecipato «un’incredibile folla di persone, cattolici e non», giunta da tutte le regioni del Vietnam. di Leone Grotti