Alessandro è nato a Matera nel 1978. Domenica pomeriggio lo abbiamo incontrato in procinto della sua partenza per San Giovanni Rotondo (ove parteciperà alle celebrazioni liturgiche nella ricorrenza del transito del frate), presso la Parrocchia Cattedrale, in cui attualmente svolge la funzione di ministrante e ministro straordinario della Comunione.
M: Alessandro, in che modo Padre Pio ha iniziato a far parte della tua vita?
A: Padre Pio è entrato in modo singolare nella mia vita nel 1999, dopo aver sperimentato un’esistenza non facile. Da piccolo, all’età di 7 anni, sono stato condotto da mia madre, per un suo stato di salute, in collegio a San Chirico Nuovo, un paese lucano in provincia di Potenza, ove ho alloggiato per 5 anni, trascorrendovi la mia infanzia assistito dalle suore tra lo studio e la preghiera. È stato proprio in quel periodo che Dio ha iniziato a gettare nel mio cuore il seme della fede.
M: Rileggendo ora il tuo percorso spirituale, come hai percepito la presenza di Dio accanto a te in quegli anni?
A: Ricordo che ci tenevo a partecipare alle funzioni religiose che si tenevano lì in collegio, a partire dalla recita quotidiana del rosario e dalla partecipazione alla celebrazione eucaristica. Mi piacevano molto le casule dei sacerdoti e nutrivo il desiderio di poterle un giorno indossare.
M: Poi cosa è accaduto?
A: Uscito a 12 anni dal collegio, ritornai a Matera ed incominciai a giocare a calcio nella squadra cittadina, ma a causa di un incidente stradale che aveva causato danni ai legamenti del menischio, ben presto smisi di seguire questa mia passione ed ho iniziato a trattare brutte compagnie che mi hanno condotto “fuori strada”.
M: In quale maniera hanno influito nella tua vita queste amicizie sbagliate?
A: Con loro, ho iniziato a fumare spinelli, a bere, a vendere le sostanze stupefacenti. La situazione che vivevo in quel periodo all’inizio pareva donarmi felicità, divertimento e denaro grazie ai lauti proventi ricavati dalla vendita di droghe di vario genere, ma alla fine della giornata avvertivo dentro di me un vuoto interiore che non riuscivo a spiegarmi. Mi mancava Dio.
M: Come avvertivi la mancanza di Dio?
A: L’assenza di Dio la avvertivo nell’infelicità che provavo man mano che cadevo nel baratro. Nel 1997 fui arrestato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rilasciato nel 1998, un giorno, un mio “amico” mi regalò una droga anfetaminica più pesante di quelle che solitamente assumevo. Il prendere quella droga mi portò alla pazzia, tanto che una mattina, sotto l’effetto dello stupefacente, mi recai in Questura, con l’intenzione di malmenare il funzionario che mi aveva arrestato l’anno prima. Accortisi della mia infermità mentale, mi condussero in ospedale presso il reparto psichiatrico, ove fui ricoverato per 20 giorni e, una volta dimesso, mi prescrissero una cura domiciliare a base di psicofarmaci. Tale cura ebbe su di me degli effetti collaterali, a causa dei quali fui nuovamente ricoverato per 15 giorni.
M: In quel periodo avevi qualcuno accanto a te?
A: Prima che accadesse tutto questo, ero fidanzato, ma in quel periodo di buio e disperazione, in cui la mia personalità era stata annientata dalla droga e non riuscivo più a relazionarmi con nessuno, la mia ragazza mi lasciò. Io non avevo più il controllo della mia mente e del mio corpo. Un giorno, però, la mia ex ragazza andò in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e, al ritorno, mi mandò attraverso mio fratello un’immaginetta di Padre Pio.
M: Quale sensazione suscitò in te quel dono inaspettato?
A: Né io e né la mia famiglia conoscevamo la vita ed i miracoli di Padre Pio. Avevo sentito qualche volta solo nominare il suo nome nonostante, all’epoca, la sua fama era già molto diffusa nel mondo. L’avere in mano quell’immaginetta mi irradiò coraggio, speranza, forza. Interiormente avvertivo il desiderio di intraprendere una nuova vita, perché nello stato in cui versavo stavo molto male, pregustavo l’Inferno e per due volte ho anche deciso di togliermi la vita. Quindi, nonostante il parere contrario della dottoressa che mi aveva prescritto gli psicofarmaci perché correvo il rischio di avere un attacco cardio-circolatorio, decisi di colpo di sospenderne l’assunzione.
M: Come interpreti ora, con il senno di poi, questa tua decisione improvvisa?
A: Sono certo che Dio parlava al mio cuore attraverso l’immaginetta di S. Pio, contro i pensieri cattivi che il demonio faceva sorgere nella mia mente nello stato di disperazione in cui versavo. Quando sospesi gli psicofarmaci, stetti male per due settimane e, di conseguenza, caddi in depressione, ma spesso, stringendo quell’immaginetta tra le mani, avvertivo sempre più forte la volontà di dover uscire fuori da quella situazione di oppressione in cui mi ero imprigionato io stesso con i miei comportamenti sbagliati e la mia vita disastrata.
M: Cosa hai notato in quel difficile momento di prova?
A: Ho notato che, eliminati gli psicofarmaci, pian piano veniva fuori il mio “Io”, il quale mi portava a riflettere sul motivo per cui mi trovavo in quello stato. Io penso che in quell’attimo la scintilla di Dio, la sua manifestazione divina, iniziava ad operare in me. Così ho iniziato a rinascere giorno dopo giorno.
M: I primi segni del cambiamento che stava man mano maturando in te.
A: All’epoca mi avevano proibito, in quanto dichiarato pazzo, di prendere la patente e non potetti neppure prestare il servizio militare. Nel 1999 fui arrestato per la seconda volta e fu proprio in carcere che feci per la prima volta un incontro con il Signore, quando andando a Messa una domenica presi tra le mani un’immaginetta del Sacro Cuore di Gesù e, guardandola, dissi a Gesù che non volevo più condurre quella vita e Gli chiesi di aiutarmi. Gesù, nella sua immensa generosità, accolse quella mia richiesta.
M: Cosa è accaduto quando sei uscito fuori di prigione?
A: Uscito dal carcere, mi sentii bene fisicamente e la stessa psicologa che mi seguiva mi disse che erano molto rari i casi di persone che riuscivano a salvarsi ed a non essere rinchiuse in manicomio quando si trovano in situazioni analoghe alla mia. Un giorno, mentre mi trovavo con mio fratello in casa, seduto sul divano, improvvisamente mi sentii inondato da un profumo di fiori misti a gelsomino che non sapevo spiegarmi da dove provenisse. Quindi domandai a mio fratello il motivo per il quale avesse spruzzato quel profumo dentro casa, ma mio fratello rispose che non sentiva nessun odore di profumo e che non aveva spruzzato nulla. In effetti, in casa non era presente alcun flacone di profumo.
M: Cosa provasti in quel momento.
A: Rimasi sbalordito da quel profumo, ma non ci feci caso più di tanto. Una notte però, mentre mi ero appena messo al letto e versavo da poco in stato di dormiveglia, vidi apparire vicino al mio giaciglio Padre Pio con la sua barba lunga, il saio ed il cappuccio sul capo che mi fissava.
M: Quale è stata la tua reazione dinanzi a questa inaspettata apparizione?
A: Ebbi paura e cercavo di ritrarmi con il capo verso la sponda del letto. Nell’indietreggiare, i nostri occhi si incrociarono ed io percepii un grande amore ed una dolcezza indescrivibile che proveniva da lui. La sua barba ed il saio promanavano una luce bianca che non ha paragoni sulla terra. Mi fissò soltanto, senza pronunciare una parola. San Pio non mi disse nulla con la voce, ma in quello sguardo mi disse tutto. Sono grato a San Pio di essere giunto dal Paradiso per far visita ad uno come me. Pensai che quello era stato il segno della grazia che avevo chiesto a Gesù in carcere di porre fine alla vita dissoluta che avevo condotto. All’indomani dell’apparizione, raccontai l’accaduto a mia madre e, mentre narravo quello che era stato più di un sogno, mi sentii sollevare da terra e la mia anima aleggiare sempre più in alto. Fu una sensazione bellissima che durò una ventina di minuti; dopo di che risentii, con rammarico, la mia anima ritornare pian piano nel mio corpo.
M: Quindi hai iniziato a pensare che Dio ti avesse mandato San Pio per proteggerti e guidarti nel cammino della vita?
A: Non subito, ho pensato questo! Ho compreso l’azione di Padre Pio nella mia vita, in cui continuavo a sbagliare, solo in seguito.
M: Ci racconti in che modo sei giunto a comprendere che San Pio ti è vicino?
A: Nelle disavventure che mi capitavano, Dio inviava dei segni che pian piano mi fecero capire che Padre Pio mi era accanto. Lo posso dire ora che leggo quegli eventi con gli occhi della fede, perché Dio, quando richiama con l’amore e questo amore non viene corrisposto, interviene anche con il dolore, sempre in virtù della sua grande Misericordia che riversa su noi creature. Nei fatti strani che mi accadevano, Dio stava aprendo dinanzi a me una nuova strada da percorrere.
M: Ti sei lasciato guidare da qualche sacerdote in questa tua conversione?
A: Sì, dal nostro parroco, don Vincenzo Di Lecce. All’inizio della conversione, intrapresi il cammino neocatecumenale, ma poi andai a trovare don Vincenzo perché sapevo che nella Parrocchia Cattedrale si riuniva un gruppo di preghiera di Padre Pio. Don Vincenzo mi propose di fare il ministrante ed io accolsi prontamente e con gioia il suo invito. Da allora partecipo e servo la Messa ogni domenica e recito quotidianamente il rosario perché voglio ringraziare Dio di tutti i doni che ha riversato nella mia anima. Metto quindi questi doni anche al servizio degli altri, soprattutto dei peccatori e delle persone che hanno bisogno di sperimentare la Grazia di Dio.
M: San Pio ti è apparso altre volte dopo quell’episodio straordinario che ha dato una svolta positiva alla tua vita?
A: Sì, si è fatto presente più volte. Io ho un figlio nato da una relazione non andata a buon fine e, dopo l’apparizione, ho preso la patente e nel 2001 ho trovato pure un lavoro dignitoso che svolgo tuttora; sono operatore ecologico nella nettezza urbana. Un giorno, rientrato a casa da lavoro, dopo aver,come di consueto, pranzato, mi andai ad adagiare sul letto e mi tornarono in mente i ricordi di quella relazione sentimentale e tutte le liti, cercando di giustificare il mio comportamento orgoglioso, quando ad un tratto mi sentii arrivare una sberla dietro la nuca, che mi portò a ravvedere e subito a pensare che Padre Pio mi seguisse anche nei pensieri, acquisendo la piena consapevolezza che Padre Pio mi stesse accanto e mi proteggesse. Un’altra volta, dopo aver tirato il telefonino appresso a mia madre, di notte sognai di cercare qualcuno per le stanze di una casa percorrendo un corridoio, quando all’improvviso mi ritrovai di fronte ad una figura di grandi dimensioni di Padre Pio che mi redarguiva dicendomi che mi avrebbe sbattuto di testa al muro se non avessi ravveduto il mio comportamento. In un’altra circostanza ancora, mio fratello e mia madre litigarono ed io, in collera con loro per il chiasso che facevano, dissi: “Neanche Gesù vi viene a prendere nel sonno!”. Non l’avessi mai detto!
M: Perché? Cosa è successo?
A: Sul mio letto, come in tutta la casa, ho dislocato dei quadri di Padre Pio. Quando mi alzai dal letto il giorno dopo la lite, mi sentii arrivare l’ennesimo schiaffone dietro la nuca. Il dolore provato non lo dimenticherò mai!
M: Cosa ti hanno insegnato queste esperienze di fede.
A: Ho imparato che per farmi guidare, seguire e proteggere da Padre Pio devo entrare per la via stretta. Ora sono anche un membro del gruppo di preghiera di San Pio da lui fortemente voluto e guidato dai figli spirituali di San Pio che si recavano a San Giovanni Rotondo nel lontano 1958-1959. Ogni primo giovedì del mese faccio anche officiare una Messa a Padre Pio e ogni volta, durante la celebrazione, ne pregusto la presenza e lo sento a me vicino. Naturalmente non faccio mai mancare la mia presenza a San Giovanni Rotondo in occasione delle ricorrenze religiose a lui legate, come avverrà nei prossimi giorni per il suo transito al Cielo. Sento che Padre Pio mi tratta come un figlio in ogni momento in cui io ho bisogno di lui. Ringrazio Dio di aver riversato su di me, che ero un grande peccatore, la Sua Grazia. Ho capito che tutto questo è avvenuto perché ho aperto il mio cuore a Lui.
M: Quale messaggio vorresti lanciare ai giovani del nostro tempo che si trovano a vivere questo particolare momento storico.
A: Dico a tutti i giovani di non riversarsi sulla strada della droga perché non conduce a nulla, se non alla morte ed alla distruzione nostra e dei nostri cari. Io stavo bene, giocavo a calcio, mi stavo affacciando alla vita e poi mi stavo giocando l’esistenza a soli 19 anni. Come diceva San Giovanni Paolo II bisogna “Aprire le porte a Cristo”, perché il desiderio di Gesù è quello che ciascuno di noi gli apra il suo cuore per permetterGli di entrare nella nostra vita e farne un capolavoro.
M: Qual è il pensiero di San Pio che ti porti di più nel cuore.
A: Quando Papa Paolo VI giunse pellegrino a San Giovanni Rotondo, disse che S. Pio è un “alter Christus”, un altro Cristo. La frase che mi ha colpito maggiormente e faccio mia di questo grande Santo che Dio ci ha voluto donare e che opera grazie a tutte quelle persone che si mettono al suo servizio, è la seguente: “ Se so poi che una persona è afflitta sia nell’anima che nel corpo, che cosa non farei presso il Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tutte le sue afflizioni, cedendo in suo favore i frutti di tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse”. La figura di San Pio da Pietrelcina è stampata nel mio cuore.
Ringraziamo Alessandro per questa sua bella e toccante testimonianza di vita. Di seguito alleghiamo il video integrale della sua intervista andata in onda su Padre Pio tv nel 2013 e che, pubblicata successivamente su Youtube, ha annoverato oltre 4000 visualizzazioni. Ogni giorno, tanti sono colpiti dalla sua storia, la quale è una dimostrazione del modo in cui Dio opera cose straordinarie nella quotidianità dell’ordinario. Desideroso di continuare a riporre la sua vita nelle mani del Signore, affinché trovi compimento il disegno che, dall’eternità, ha tracciato su di lui, Alessandro ha iniziato a frequentare i corsi serali per il conseguimento del diploma da Ragioniere. Gli facciamo pertanto gli auguri, in questo anno scolastico appena cominciato, per tale nuova esperienza di crescita intellettuale ed esistenziale. di Maddalena Mazzone
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