Michele Parini non immaginava che il suo gesto, se pur nobile, avrebbe fatto così tanto clamore. Questo brillante imprenditore nautico di Pisa, dopo aver letto su Il Tirreno la storia di Giordano, un senzatetto finito in strada dopo aver perso il lavoro, ha deciso di contattarlo e offrirgli una seconda opportunità: «Quando ho letto la sua storia sul giornale sono rimasto parecchio colpito. Aveva già avuto delle esperienze all’interno dei cantieri navali, e noi in azienda eravamo proprio alla ricerca di una figura competente e specializzata nel settore».
E così ha deciso di assumerlo? Sì. Non c’ho pensato due volte. Come si è approcciato a Giordano?
In punta di piedi, con grande rispetto e assoluta normalità. Non l’ho fatto sentire diverso. Si demonizzano tanto i social, ma a volte possono sono preziosi. Ho contattato Giordano attraverso Facebook. Il caso ha voluto che in quel preciso istante fosse a Viareggio, in appoggio a casa di un amico e, dunque, supportato dal segnale Wi-Fi. Mi ha risposto immediatamente. Dopo un rapido scambio di battute, sono salito in macchina e l’ho raggiunto. Mi ha conquistato con la sua immensa dignità e, lo ammetto, quella sua sofferenza è stata per me un pugno al cuore. Dopo avermi raccontato delle sue esperienze e della sua vita, gli ho proposto di seguirmi in azienda. Giordano ai miei occhi è apparso non soltanto come un nuovo lavoratore da inserire, ma anche e soprattutto come una persona pronta a ripartire. Con il pieno supporto degli operai e dello staff aziendale, siamo riusciti a trovargli un alloggio, un mezzo che gli consentisse di spostarsi, e una serie di beni di prima necessità.
La dignità. Giordano si è presentato ai suoi occhi senza maschere, quasi a dire: «Ecco, io sono questo».
Ha mostrato il suo Essere in vero e la sua sofferenza, dicendomi: «È dura». Questo, mi creda, è valso più di un corposo curriculum. Giordano ha avuto tanta più sfortuna di altri, e la sua difficoltà mentale era proprio la convinzione che mai più ci sarebbe stata una ripresa per lui. E invece…
È come se in un certo senso lei mettesse in pratica il frutto di esperienze lontane.
È esattamente così. Ho avuto tanta fortuna nella vita; con caparbietà e determinazione ho spianato la mia strada. Ma non posso certo dimenticare di quando sono andato negli Stati Uniti a studiare. I momenti duri non si sono fatti attendere, ma ad alleviarli ci hanno pensato una serie di persone dal buon cuore. Le difficoltà – va detto – come una tegola possono piombare improvvisamente su ognuno di noi. Ricordo quell’esperienza economicamente complicata con affetto e tenerezza. Quel bene ricevuto mi ha segnato così tanto, permettendomi di riproporre il gesto che anche io, prima di Giordano, avevo ricevuto.
Come un messaggio universale, appellandosi al senso di fratellanza e solidarietà, insegna a tutti l’importanza di una seconda possibilità.
Credo sia fondamentale dare una seconda chance, cercando di far comprendere alla persona in difficoltà di non ricascare nell’errore.
Spesso si sbaglia perché si hanno alle spalle delle esperienze familiari che segnano in maniera profonda. Bisogna forse imparare a comprendere di più.
Ci sta praticamente insegnando a credere di più al potere delle persone?
Involontariamente, sì. Quando ho visto la mia macchina piena di indumenti ricevuti da persone che si sono prodigate a dare una mano a Giordano, ecco, in quel momento ho compreso ancor di più il potere della fratellanza umana. A prescindere dai ruoli che si ricoprono nelle comunità o nelle aziende, in primis c’è l’uomo. Chi sta al potere o nella stanza dei bottoni, soltanto perché ha avuto la possibilità di studiare e le capacità per andare avanti, non dovrebbe mai perdere di vista l’umiltà e il rispetto verso gli altri.
Il suo nei confronti di Giordano è stato un gesto istintivo, ma una buona riflessione, si sa, è sempre fondamentale per contribuire a rendere il mondo un posto migliore.
Domenico Marcella
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