“Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto”. Si può riassumere in questa citazione del Salmo26 (7-14) la storia del piccolo Mario.
Abbandonato alla nascita dai genitori, che non se la sono sentiti di portare sulle spalle il grave handicap di cui il piccolo era affetto, Mario, si legge su Aleteia, è venuto al mondo solo. La sua vita sembrava irrimediabilmente perduta. Ma qualcuno ha avuto pietà di quel piccolo essere umano. Il Signore non si è dimenticato del piccolo e ha fatto arrivare Nadia, un vero e proprio angelo custode, che ha avuto pietà di lui, donando a Mario il tanto agognato amore materno.
Nadia Ferrara è la sua infermiera all’ospedale di Grosseto e con lei è amore a prima vista. La donna, 46 anni, sceglie di passare le sue giornate con Mario anche quando non è di turno all’ospedale: gli vuole bene, e decide di adottarlo. In un anno il piccolo, a causa del suo grave handicap, vede solo l’ospedale e le sale operatorie. Ma Nadia non ci sta: «Le sue giornate le passava da solo perché noi infermieri avevamo anche altri bimbi da seguire.» racconta l’infermiera «Se ne stava sul seggiolone con una giostrina attaccata sopra e ogni tanto muoveva la manina. O stava in culla. Partiva per il Meyer per le operazioni, tornava tutto pieno di tubi. Ed era solo. E io non ce la facevo più. Quando ero al lavoro stavo con lui, quando ero di riposo andavo all’ospedale per stare con lui».
La sua totale dedizione per Mario desta qualche perplessità tra i conoscenti di Nadia, ma lei non vuole rispamiarsi nonostante la salute del bimbo diventi sempre più precaria. E così Nadia decide di lasciare il lavoro e cambiare casa. Ne sceglie una al piano terra con un po’ di giardino dove Mario avrebbe potuto giocare. Non solo, l’infermiera porta il piccolo Mario in giro per il mondo, a scoprire il mare, le montagne insegnando al piccolo l’affetto e l’amore gratuito che ogni bambino desidera ricevere.
Nell’agosto del 2013 la situazione di Mario si complica «È stato malissimo. Ottenni di riportarlo a Grosseto dove gli trovarono una cura per le crisi. Poi siamo tornati a casa: dopo quasi tutta la vita in ospedale, non volevo che fosse lì quando la morte sarebbe arrivata. Volevo che morisse a casa sua»- Il 26 gennaio 2014 il piccolo Mario si spegne. Ma ciò che l’amore incondizionato di Nadia ha testimoniato è vivo ancora oggi.
Di Corrado Paolucci per Aleteia.org
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