Il giovane Geremia soffre anche a causa dei falsi profeti e dei sacerdoti ipocriti. “Persino il profeta, persino il sacerdote sono empi, persino nella mia casa ho trovato la loro malvagità” (Ger 23,11). Sono coloro che annunciano “fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore”, sono coloro che pretendono di parlare a nome di Dio senza essere mandati da Lui, coloro che si servono di Dio per raggiungere interessi personali. Sono problemi questi che possiamo trovare anche oggi all’interno della Chiesa. Immaginiamo l’angoscia di un giovane chiamato come Geremia il quale scopre che persino nella casa di Dio c’è malvagità! L’esperienza della delusione però fa bene alla fede perché la rafforza e la purifica, ci invita ad un serio esame di coscienza su noi stessi e soprattutto a riconsiderare nuovamente la Chiesa. Voluta da Cristo e guidata ancora oggi da Lui, la Chiesa non è nostra, non si limita ai preti e ai vescovi, ma va oltre: unendo il popolo di Dio che cammina sulla Terra e la sterminata Chiesa celeste. Nei momenti di sofferenza è bene chiedere al Signore la fede per mezzo della quale possiamo scorgere oltre la facciata umana la presenza di Dio, senso e fine della missione del cristiano. Quel Dio che mandando Gesù Cristo non ha avuto paura di mischiarsi tra noi. Se viviamo la nostra vita ecclesiale come una carriera o qualcosa di semplicemente umano rischiamo di ridurre o fraintendere la natura stessa della Chiesa. L’occhio della fede ci invita ad amare la Chiesa, la quale come comunità di fratelli ci aiuta ad arrivare al Padre. Se non accettiamo la Chiesa come famiglia non ameremo mai Dio come Padre. Un Padre tenero e buono che fa uscire il sole su tutti, aspettando fino alla fine la conversione di ogni uomo. di
Roberto Oliva