«“Date e vi sarà dato”. Sono parole del Vangelo e non mie, sia chiaro. È di lui che mi sono innamorata quando a 17 anni ho preso i voti: c’è tutto in quelle pagine. “La verità vi farà liberi”. “Portate il Vangelo a ogni creatura”. E io l’ho seguito senza fermarmi».
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Quel che suor Raffaella ha deciso di dare è il lavoro. Sono anni che va in giro come “suor Lavoro in bici”, come la chiamavano gli imprenditori della zona. Vento, pioggia, velo in testa e tonaca al vento. Va a bussare alle aziende in sella alla sua Graziella. «L’ho distrutta proprio come hanno fatto con le loro scarpe gli emigrati veneti che andavano a cercar lavoro all’estero. Adesso però prendo anche bus e treni perché non mi fermo più nella zona industriale della mia provincia, percorro a tappeto tutto il Veneto », aggiunge la religiosa nata a Valdagno.
«La mia casa era di fronte all’azienda di Marzotto», racconta. Poi la laurea in Scienze religiose all’Università pontificia Salesiana, dove ha anche insegnato per vent’anni. E oggi un ruolo che la impegna da trenta: suor Raffaella dirige il Ciosf/Fp, ovvero il Centro italiano opere femminili salesiane per la Formazione professionale di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso.
Un’associazione riconosciuta dalla Regione Veneto con una cinquantina di sedi sparse in tutta Italia, che offre corsi per diplomati e laureati. «Don Bosco diceva nell’Ottocento: cosa dobbiamo fare per le nuove generazioni? Non smettere di educare, è l’unica prevenzione. Se investi in un giovane lo salvi, quindi va’!», afferma suor Raffaella, mentre commenta con orgoglio i corsi di 800 ore, la metà delle quali svolte come stage in azienda, spalmati in un anno. I corsi sono sia diurni che serali, il costo medio 1.500 euro l’anno.
Il più gettonato, soprattutto dalle ragazze, è quello per Esperti nelle relazioni commerciali con l’estero; il serale più frequentato dai ragazzi, invece, è in Logistica. I docenti arrivano dalle imprese, gli studenti da tutto il mondo: oltre agli italiani sono cinesi, cingalesi, russi, marocchini tedeschi, canadesi, spagnoli, venezuelani. Una dimensione internazionale. Alla fine, il 90 per cento trova lavoro in tre mesi.
«Ha presente la parabola dei talenti? È quella che racconto sempre agli studenti: seppellirli o sprecarli non è quello che vorrebbe Gesù, serve farli fruttare». Lei lo ha fatto: il talento di incontrare amministratori delegati e convincerli, con i progetti che propone, a lasciare spazio ai giovani, le ha fruttato oltre trecento contatti con aziende come Benetton, De Longhi, Permasteelisa Group, Tegola Canadese, Amorim. «Un’azienda che ha assunto ben venti studenti usciti dal nostro centro è vino nuovo in otri vecchi, è la conferma che il collegamento con le imprese è fondamentale. Ma non solo: il lavoro degli uomini dovrebbe essere la continuazione di quello del Creatore. Lo ha detto Giovanni Paolo II in Laborem exercens, un’enciclica che è stata considerata il vangelo del lavoro: possedere la terra significa lavorarla! E se il lavoro è realizzazione e valorizzazione di sé, in giro manca solo la voglia di adattarsi. Penso ai veneti partiti per l’Oceania a tagliare giunco quando sento i ragazzi che mi dicono: “Ma io ho mandato il curriculum ovunque e nessuno mi ha risposto!”. “Eh no, devi consumare le scarpe”, dico loro: “Alzati e vai a cercare il tuo posto!”».
L’obiettivo che propone ai ragazzi è giocarsi quel match point che va oltre lo stipendio e il posto fisso. Il fatto è che suor Raffaella ha una grinta che andrebbe esportata in azienda. La stoffa della leader e della motivatrice non le manca. Forse per questo, fra le altre cose, è stata per dieci anni dirigente di una squadra di pallavolo e ha anche allenato una squadra di pallacanestro. «Agli imprenditori proporrei di concedere orari di lavoro diversi per le donne: si potrebbe lavorare magari un giorno a settimana da casa. Non parlo di part-time ma di lavorare con dignità». E aggiunge: «Nel Vangelo c’è scritto: qualunque cosa tu faccia, l’hai fatto a me. Non serve chiuderci in chiesa, io credo nel “monastero senza mura” come recita il titolo di un bel libro di John Main». Sarà per questo che ama la montagna: ha raggiunto per ben due volte un rifugio a 3.750 metri sul Monte Rosa, oggi si accontenta di cime più vicine. «Come puoi non amare la montagna? Ci vado, mi godo i tramonti. È bellezza, punto. Adesso però mi sa che dovrei andare, sa?».
Fonte www.famigliacristiana.it/Rossana Campisi – Foto copertina da repubblica.it
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