Fabrizio Moro racconta la sua parte più spirituale…
Sono fermamente convinto che una mano invisibile stia guidando il mio percorso..
Fabrizio Moro ha raccontato ad Avvenire (nell’Aprile 2019) il suo lato più intimo e spirituale; un Moro che non t’aspetti quello che, occhiali scuri, tatuaggi e aria da duro, ti spiega con sincerità il motivo più profondo da cui è nato Ho bisogno di credere.
«La fede mi ha salvato. La fede in me stesso nei momenti difficili e la fede verso Dio. Sì, io credo in Dio, sono fermamente convinto che una mano invisibile stia guidando il mio percorso».
«Spesso mi capita di pregare credendo che qualcuno mi stia ascoltando – aggiunge Moro – Anzi, quando mi sono affidato alla spiritualità, al posto di arrovellarmi su come riuscire quando mi andava male nella musica e nella vita, le cose si sono risolte».
«Don Claudio, si chiamava il mio parroco – ricorda il cantante – Io sono nato nel quartiere di San Basilio (a Roma ndr), ma sono cresciuto a Guidonia dove non c’era niente e l’oratorio era il centro di tutto. Noi ragazzi ci vedevamo lì, giocavamo, suonavamo…».
«L’amore per i miei figli è la cosa più grande che ho. Sono separato da diversi anni, non sono innamorato e la donna di cui parlo è mia figlia che ha dieci anni. Grazie a lei sono cresciuto tanto».