Il Papa questa sera ha presieduto la Via Crucis con i giovani sulla spianata di Błonia, a Cracovia. Ogni Stazione è intitolata ad un’opera di misericordia corporale o spirituale.
Nella prima Stazione una ventina di giovani di Sant’Egidio, da Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, hanno portato la croce insieme ad alcuni rifugiati siriani e a una coppia di polacchi che fino a poco tempo fa vivevano per strada. Queste le 14 Stazioni e a seguire il libretto della Via Crucis:
1. Gesù viene condannato a morte : Alloggiare i pellegrini.
Comunità di S. Egidio
2. Gesù prende la croce: Dare da mangiare agli affamati.
Società d’aiuto ai senzatetto di San Fra Albert (Sant’Alberto Chmielowski, famoso apostolo dei poveri. Cracovia 1845-1916. Beatificato nel 1983 e canonizzato nel 1989 da San Giovanni Paolo II)
3. Gesù cade per la prima volta: Ammonire i peccatori.
Aiuto alla Chiesa che soffre (Kirche in Not)
4.Gesù incontra sua Madre: Consolare gli afflitti.
La Casa della Madre Sola – “Finestra della Vita” – (La iniziativa “Finestra della vita” è stata iniziata nel 1999 da una donna pastore tedesca, Strangl, per accogliere i bimbi che le madri sole non potevano tenere con sé, poi si è allargata alla accoglienza delle madri sole e ha molte case in vari Paesi. In Polonia vi sono 58 case, il gruppo che presenta la Stazione viene da Danzica dove ha iniziato nel 2006. La iniziativa ha contribuito a ridurre i numeri degli infanticidi)
5. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene: Visitare gli ammalati.
Comunità L’Arche (fondata da Jean Vanier per l’accoglienza dei disabili, soprattutto mentali, in comunità).
6.Veronica asciuga il volto di Gesù: Visitare i carcerati.
“Barca” – Association of Mutual Help (Fondata nel 1998 a Poznan nasce per il reinserimento degli ex carcerati, ma poi si sviluppa allargando la sua assistenza a disoccupati e senza tetto).
7.Gesù cade per la seconda volta: Perdonare le offese.
Il progetto “Magdalena” ( Attività della Congregation of the Sisters of Our Lady of Mercy, cioè della comunità in cui ha vissuto Santa Faustina: consiste in case per accogliere giovani ragazze, madri sole…E’ presente in Polonia, ma anche altrove, ad es. a Cuba)
8.Gesù parla alle donne di Gerusalemme: Istruire gli ignoranti.
“La fermata ‘Gesù’” (Iniziativa polacca di evangelizzazione dei giovani, che viene attuata ogni anno dai giovani cattolici a margine di un grande Festival giovanile “Woodstock”, per offrire ai giovani partecipanti, di solito “lontani” dalla Chiesa, una occasione di incontro, preghiera, dialogo spirituale…).
9.Gesù cade per la terza volta: Consigliare i dubbiosi.
Comunità “Cenacolo” (Fondata da Madre Elvira nel 1983 in Italia a Saluzzo, in Piemonte, in particolare per l’accoglienza e il recupero e reinserimento dei tossicodipendenti)
10.Gesù è spogliato delle vesti: Vestire gli ignudi.
L’opera d’aiuto di Padre Pio (Animata da Cappuccini e volontari, si occupa di senzatetto, dando aiuto materiale, psicologico, spirituale, legale…Ha due centri e sette “case famiglia” a Cracovia).
11. Gesù è inchiodato sulla Croce: Sopportare pazientemente le persone moleste.
Suore Missionarie di Carità di Madre Teresa di Calcutta
12.Gesù muore in croce: Dare da bere agli assetati.
La comunità “Il Pane della vita” (Fondata da Suor Chmielewska, una carismatica religiosa polacca che ha adottato alcuni bambini, si occupa dei poveri, di persone handicappate, di borse di studio per aiutare i bimbi poveri…In Polonia vi sono sette case per anziani e senza tetto, con 1000 ospiti circa… )
13. Gesù è deposto dalla Croce e messo fra le braccia della Madre: Pregare per i vivi e per i morti.
“L’ospedale domestico” (Iniziativa di un sacerdote polacco e giovani collaboratori per reagire contro la diffusione della prostituzione e delle forme di propaganda di dissolutezza sessuale nella società attuale. Offre luoghi di riferimento per la preghiera, l’adorazione, il dialogo spirituale e umano nella città, ecc.).
14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro: Seppellire i morti.
“L’Ospizio di San Lazzaro” (Hospice per l’ assistenza ai malati terminali)
LIBRETTO LITURGICO:
Stazione I
Gesù viene condannato a morte
ALLOGGIARE I PELLEGRINI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Luca:
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, sidiresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminaroo ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.
Gesù, già all’inizio del tuo cammino per Gerusalemme e quindi verso la morte, sei stato rifiutato – non sei stato accolto. Perché eri straniero! Perché appartenevi a un’altra nazione, una nazione che professava una religione diversa… Ti è stata rifiutata l’ospitalità, a Te – un Uomo che si avviava verso la morte…
Tutto questo, Signore, ci è tremendamente noto, come se fosse stato estrapolato dai nostri giornali. Ci ricorda le situazioni delle nostre strade. Rifiutiamo l’ospitalità a persone che cercano una vita migliore e talvolta, che semplicemente cercano di salvare vite umane (in pericolo di morte); bussano alle porte dei nostri paesi, chiese e case. Sono stranieri, abbiamo paura della loro religione e della loro miseria!
Invece dell’ospitalità, trovano la morte: sulle coste di Lampedusa, della Grecia, nei campi per i rifugiati. Il rifiuto di accoglierli diventa facilmente una vera e propria condanna a morte. Per loro. E quindi anche per Te. Negli ultimi anni sei stato condannato a morte nella persona di 30 mila rifugiati. Condannato da chi? Chi sottoscrive questa sentenza?
Sono un forestiero – dici oggi a noi – non ho un posto dove poter appoggiare il capo, sono nato in una stalla. Conosco il sapore amaro della finta ospitalità – come quella del fariseo Simone, il quale non Mi diede né acqua per i piedi, né olio per il capo bruciato dal calore.
Ci ricordi i discepoli di Emmaus: quando invitarono lo “Sconosciuto” a tavola,aprirono gli occhi e riconobbero… Te!
E noi Ti preghiamo: aprici gli occhi! Permettici di riconoscerTi! Negli stranieri che si sono ritrovati all’improvviso fra di noi. Nei senzatetto che dormono nelle nostre stazioni, alle porte delle nostre case, lungo i canali, sotto i ponti. Tu vivi in ogni straniero. E regni come un bisognoso, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Stazione II
Gesù prende la croce
DARE DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Marco:
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: “Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli replicò loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. E accertatisi, riferirono: “Cinque pani e due pesci”.
Di cosa abbiamo più bisogno per confrontarci con la Croce – per esempio con la croce della fame delle nostre sorelle e dei nostri fratelli?
Di solito pensiamo come gli apostoli: duecento denari non sono sufficienti neppure il pane… Duecento denari! Sette mesi di stipendio?! Come si ottiene una somma simile in una sola volta?! Questa croce è troppo grande per noi…
Apparentemente impotenti, troviamo soluzioni ai problemi scaricando il problema sugli altri: possono andare nei quartieri e nei paesi circostanti e comprare qualcosa da sé.
Ma Tu dici: siate Voi a dar loro qualcosa da mangiare! Chiedi: Quanti pani avete? Non chiedi cosa non abbiamo, ma ciò che abbiamo! E se siamo in grado di condividere ciò che abbiamo: cinque pani e due pesci… non chiedi se sia sufficiente per tanti – chiedi se lo condivideremo!
E qui cominciamo a capire. Perché c’è la fame nel mondo? Non per mancanza di pane, ma per mancanza di solidarietà. Nel nostro mondo non manca il pane: 1/3 del cibo prodotto viene sprecato. Allo stesso tempo, ogni 6 secondi un bambino muore di fame, e oggi, questa sera, quasi un miliardo di persone in tutto il mondo non sa se domani avrà qualcosa da mangiare.
Signore Gesù, noi ti lodiamo per tutti coloro che portano misericordia ai fratelli e alle sorelle che soffrono la fame. Ti ringraziamo per chi ha fatto voto di povertà per portare aiuto a coloro che sono più poveri di loro stessi. Essi dimostrano che per aiutare non è necessario essere ricchi di risorse, quanto piuttosto avere un cuore generoso! Dacci un cuore solidale e in grado di condividere, anche nella sua povertà. Facci ritornare alla comprensione del digiuno – non come dieta salutare, ma come efficace pratica d’amore. Infine preghiamo per tutti coloro, la cui croce ci hai permesso di vedere in questa stazione – per gli affamati e per chi muore di fame. O Pane Vivo! Dai loro sostegno! E perdona noi. Amen.
Stazione III
Gesù cade per la prima volta
AMMONIRE I PECCATORI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Marco:
Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.
Guardando la tua caduta, Gesù, come non pensare alle proprie cadute, ai pesanti peccati che mi mi hanno gettato a terra. Il loro semplice ricordo mi travolge. Non sono in grado di venire con le mie forze da Te. Sono paralizzato, più di quel malato. Lui almeno permise che Tu lo aiutassi: gli amici lo portarono a Te. Scappo col mio peccato in solitudine, i rimproveri li liquido con un’alzata di spalle, o più spesso, in maniera aggressiva…
Grazie perché oggi sono qui e ho sentito quello che hai detto a quel peccatore paralizzato.
Tu prima dici: figlio (!) , e solo dopo: siano perdonati i tuoi peccati.
Non inizi dai peccati. Mi chiami “figlio” – sebbene avessi pensato di non averne più il diritto: non sono più degno di essere chiamato Tuo figlio; rendimi tutt’al più come uno dei mercenari.
Ma Tu dici mai: “Mercenario?! – No! Mai! “Ecco il tuo anello, i sandali e una veste.”
Tante volte ho sperimentato questo col Sacramento della Penitenza. Non umiliazione, ma recupero della propria dignità! Quante volte mi hai sollevato da terra!
Signore Gesù, sii glorificato in ogni confessionale del mondo. Pieno di misericordia. Perdonando non 7 e neanche 77, ma 777 milioni di volte. Non Ti stanchi di perdonare. Sii così in ogni confessore! Fa’ sì che il sacramento della penitenza sia sempre per ciascuno di noi un’esperienza di misericordia e rispetto. Preghiamo per coloro che temono la vergogna, il disprezzo, rinviano il momento della confessione da anni. Dai loro il Tuo Spirito – che ci convince del peccato – perché è dato a noi per il perdono dei peccati! Preghiamo anche per coloro, le cui decisioni di vita li hanno allontanati dall’assoluzione sacramentale. Agisci sulle loro coscienze, moltiplica il loro amore, dacceli per poterli accompagnare in Chiesa. Dacci l’amata Chiesa, che non è mai impotente contro il peccato, benché sia costituita da peccatori. Santo, Santo, Santo Amico dei peccatori nei secoli dei secoli. Amen.
Stazione IV:
Gesù incontra sua Madre
CONSOLARE GLI AFFLITTI.
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Libro di Giobbe:
Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e aconsolarlo. Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.
Signore Gesù, Tu e Tua madre non avete avuto molto tempo per rimanere insieme in silenzio. Non vi hanno dato sette giorni e sette notti. Vi sono dovuti bastare pochi secondi, in cui vi siete incontrati con lo sguardo. E con il cuore. Senza dire una parola. Senza alcun gesto. Intensità condensata di amore!
Come gli amici di Giobbe Tua madre era dovuta venire per lenire il dolore e consolarTi.
Come loro, probabilmente anche lei riuscì a riconoscerTi con fatica, ferito, sanguinante, appena rialzato da una caduta. La tradizione ha conservato memoria del luogo in cui cadesti e dove incontrasti la Madre. Nel mezzo del canale che attraversa Gerusalemme e mentre raccoglievi tutti i rifiuti e le impurità. Divino Giobbe, unico giusto, non cadesti sullo sterco, ma nel mezzo della sporcizia umana.
Tu, Primo Consolatore. Quanto avevi bisogno Tu stesso di conforto lungo la Tua via crucis…
Questo conforto per Te fu rappresentato dalla silenziosa compresenza della Madre.
Non è vero che la migliore consolazione per gli afflitti è un compresenza silenziosa?!
Perché stare insieme nel silenzio non significa solo non parlare. Si tratta piuttosto di ascoltare assieme in attesa di una risposta da parte del Signore! Così dice la Scrittura: è bene aspettare nel silenzio la salvezza dal Signore.
Maria, Consolatrice degli afflitti, vogliamo apprendere da Te la presenza misericordiosa e silenziosa insieme a coloro che soffrono.
Ti vogliamo bene, Gesù Cristo, e anche a Te, Spirito Santo, il Consolatore checi consola in ogni nostra tribolazione e preghiamo, affinché possiamo confortare coloro che sono in qualsiasi genere di afflizione con il conforto che sperimentiamo in Te. Amen.
Stazione V:
Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
VISITARE GLI AMMALATI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Matteo:
Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie.
Hai preso le nostre infermità e Ti sei addossato le nostre malattie. Simone al contrario non voleva prendere la Tua croce. Non voleva aiutare. Fu costretto…
Non ho il diritto di giudicarlo. Io stesso sono desideroso allo stesso modo di fuggire dalle malattie e dalle debolezze degli altri. Non è perché non mi ricordo che sia stato Tu per primo a prendere su di Te ogni mia malattia e debolezza?!
Hai detto di Te stesso: ero malato, ma io ti conosco soprattutto come medico, che è stato inviato ai malati, non ai sani. Quante volte sei venuto da me durante una malattia. Quante volte mi hai dato una mano e mi hai fatto rialzare? Con malattie molto più pesanti della febbre: l’egoismo, la pigrizia, l’inattività, la mancanza di fiducia in sé stesso. Non voglio rifiutare ciò che hai così spesso vissuto con noi.
Signore Gesù, ti benediciamo in tutti coloro che aiutano i malati non solo per professione, ma per vocazione. In tutti coloro che sono inclusi nel concetto di “servizio sanitario”: medici, infermieri, tutti i dipendenti di ospedali e cliniche. Ti lodiamo per ciascuno dei cappellani ospedalieri e per i volontari che li sostengono. Per le congregazioni religiose il cui carisma è al servizio dei malati. Ti preghiamo per nuove e numerose vocazioni. Ti benediciamo per i medici in missione e per tutti coloro che offrono qualcosa per sostenere il loro lavoro. Per quanto ci riguarda, Ti preghiamo di ispirare sensibilità nei confronti di ogni paziente. Aiuto per chi soffre, senza che esso sia frutto di costrizione. Generosità nell’offrire il proprio tempo per visitare chi è malato. (a casa, in ospedale, in una casa di cura). E in preghiera. Amen.
Stazione VI:
Veronica asciuga il volto di Gesù
VISITARE I CARCERATI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Matteo:
Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. Gesù, voltatosi, la vide e disse: “Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita”. E in quell’istante la donna guarì”.
I Vangeli non avevano ricordato il nome della donna. Lo ricordò la Tradizione: Veronica! E’ stata questa donna, guarita una volta dall’emorragia: non poteva guardare ora con indifferenza come sanguinavi sulla via crucis. E’ stato un atto di misericordia ricambiata. Una volta la liberasti dalle emorragie e dalla sporcizia, ora ti ha asciugato il sangue dal viso e, seppure brevemente, ne ha ripristinato il suo candore.
Coperto di sangue, sudore e sporcizia il volto del condannato è apparso ancora una volta davanti a tutti gli occhi come il volto dignitoso di Gesù di Nazareth!
Non ti aveva visto così ancora prima di aver preso il panno per asciugarti il viso?!
Lei vide un Prigioniero col volto del Figlio di Dio!
Cosa vuol dire consolare i carcerati? Non si tratta di una consolazione qualsiasi. E’ un incontro che permetterà di scoprire nei prigionieri il volto del Figlio o Figlia di Dio – un’immagine indelebile del Figlio di Dio – fonte di indelebile dignità umana!
Signore Gesù, Tu ci vieni incontro in ogni schiavitù: nei nostri vizi, nella lussuria e nelle dipendenze. Vedi sempre in noi figlie e figli di Dio, anche quando noi ci vediamo già con addosso solo i panni dei prigionieri, dei dipendenti da droghe, alcool, pornografia, gioco d’azzardo, computer, cellulare, soldi, comodità… qualunque cosa! Per Te il volto di ognuno di noi è invariabilmente quello del Bambin Divino. Il tuo sguardo ripristina la nostra dignità! Va oltre il velo di Veronica.
Ti preghiamo affinché, come Veronica, siamo disposti e in grado di confortare i carcerati. Guidaci dalle persone che soffrono di qualsiasi dipendenza o schiavitù. Insegnaci a pensare con rispetto di ogni prigioniero, nelle carceri, nei centri di detenzione cautelare, nei campi di lavoro, nei luoghi di isolamento. Sii Tu la nostra via verso di loro. Amen.
Stazione VII:
Gesù cade per la seconda volta
PERDONARE LE OFFESE
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Matteo:
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Signore, quanto lo hai perdonato! Gli hai rimesso un debito che supera ogni immaginazione! Diecimila talenti. 270 tonnellate di oro!
Perdonami se te lo chiedo: non potevi anche rimettergli anche il fatto che non avesse condannato il suo debitore? Hai perdonato i suoi peccati, inimmaginabile… Perché non hai perdonato la mancanza di perdono?! Forse il rifiuto del perdono e il risentimento sono un così grande peccato? Non ha il diritto a esigere giustizia?
Ce l’aveva. Ma il suo peccato non consisteva in questo. Il punto non è che di per sé non riusciva a perdonare, ma che ha sprecato l’amore conferito con grande abbondanza a ciascuno. Gli hai dimostrato infinita misericordia non per farlo sentire condonato dal debito, ma per fargli amare gli altri. Perdonare come era stato a lui perdonato. Non richiedesti niente che prima non gli fosse stato concesso. E in eccedenza!
Signore Gesù, benediciamo la Tua presenza e potenza in tutti coloro che perdonano. Tu sei la Misericordia, che ci permette di condonare le offese. Ti preghiamo in questa stazione: distruggi l’uomo vecchio che è in noi! Uccidi il debitore impietoso! Insegnaci a perdonare volentieri – in anticipo, senza aspettare la richiesta e il risarcimento da parte dei colpevoli. Oh, com’è incredibile la tua misericordia! Voglio fidarmi di essa. Anche quando mi chiami per manifestarla al prossimo, perdonando senza esitazione. Amen.
Stazione VIII:
Gesù parla alle donne di Gerusalemme
ISTRUIRE GLI IGNORANTI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dagli Atti degli Apostoli:
Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Signore Gesù, riconosciamo la forza e la misericordia del Tuo Spirito, che ha ordinato a Filippo di unirsi, per istruirlo. Misericordia, perché questo uomo era “straniero” ed escluso dalla comunità di preghiera e di culto. Forza, che ha portato alla fede e al Battesimo. Vorremmo imparare da Filippo a istruire gli ignoranti, istruzione piena di umiltà, di emozione nelle questioni più importanti; istruzione focalizzata su di Te, sulla vicenda della Tua morte e resurrezione, una predicazione per garantire che in Te si possa riconoscere il Signore e Salvatore.
La misericordiosa capacità di istruire gli ignoranti ce la riveli Tu stesso in questa stazione, dici alle donne che ti accompagnano: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me; piangete su voi stesse e sui vostri figli(Lc 23,28). Insegni, perché ami. Insegni con la propria passione, dimenticando Te stesso, oltre alla propria sofferenza.
Signore Gesù, impariamo dalla via crucis che l’istruzione dovrebbe agire sempre all’insegna dell’amore e della Misericordia. Ci scusiamo per quei momenti nella vita in cui abbiamo istruito con rabbia, con orgoglio, per impuntare i piedi sulla propria posizione. Ci scusiamo per voler brillare con la nostra saggezza offuscando la fonte di saggezza e di sapienza incarnata. Ci scusiamo per tutte le situazioni in cui abbiamo sfruttato la fiducia di quelli che ci hanno affidato il servizio dell’istruzione. Porta consiglio, o Signore, a tutti i docenti, insegnanti, catechisti, educatori, genitori: riempili con il tuo potere e misericordia, affinché essi possano andare avanti e istruire con parole sagge e testimonianza convincente. Divino Rabbi e Testimone, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Stazione IX:
Gesù cade per la terza volta
CONSIGLIARE I DUBBIOSI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Marco:
Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse” . Allora Pietro gli disse: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. Gesù gli disse: “In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte”.
Poco prima della Tua Passione, Gesù, mostrasti ai discepoli il dubbio come una caduta e come causa di future cadute. Un dubbio che comporta la fuga, la dispersione, il tradimento. Non il dubbio in sé stessi, non nella propria forza, ma il dubbio in Te , che hai detto: tutti dubitano in Me.
Il dubbio…
Il dubbio che toglie la mia forza e mi getta a terra. Il dubbio che mi porta a pensare che potrei non alzarmi mai dalla caduta. Ogni mio peccato ne comporta un altro. Con caduta dopo caduta, alla fine si perde la speranza. Il dubbio, che mi dice: “Questo è un vizio più forte di te!”. Questo dubbio n ultima analisi, è il dubbio in Te! Che Tu non sia abbastanza forte per sollevarmi. Che Tu non voglia sollevarmi. Puoi mai amare qualcuno come me? Il dubbio nella realtà della Pasqua. Il dubbio nello scopo e nel significato della mia vita. Nella Tua Provvidenza. E nella misericordia.
Consiglia chi è nel dubbio! Ma cosa consigliare all’uomo che non ha più volontà o forza di essere consigliato? Come consigliare bene un uomo che ha ben familiarizzato con la sua impotenza? Che è intrappolato nel dubbio? Come dimostrare che il dubbio è una menzogna? Di noi, e di Te?!
Signore Gesù, Ti ringraziamo per tutte le domande che sorgono in noi in questa stazione. Non vogliamo risposte facili… Ti preghiamo di essere umilmente aperti al Tuo spirito, lo Spirito del Consiglio, ricevuto alla conferma nella Sua saggezza e discernimento. Che possa ascoltarci, che ci suggerisca domande adeguate e risposte veritiere.
Noi ti lodiamo per tutti coloro che sostengono gli scettici, non lasciarli soli, soprattutto quando sono nel dubbio che possa essere loro concessa la possibilità di pentimento e liberazione dalla dipendenza. Ti lodiamo per i loro cari: famiglia, amici, per i terapeuti e i padri spirituali. Per tutti coloro che non perdono fiducia nelle persone. E in Te. Amen.
Stazione X:
Gesù è spogliato delle vesti
VESTIRE GLI IGNUDI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Luca:
Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi.
Quando si inginocchiò davanti al Padre, era quasi nudo. Aveva sprecato tutto. No, non è una fortuna! Aveva perso la sua autostima. Nudo come uno schiavo. Uno che aveva fatto bancarotta, che per colpa propria aveva perso anche la camicia! Nudo, come Adamo ed Eva nel Paradiso, dopo che commisero il peccato, si aprirono loro gli occhi, seppero che erano nudi e si nascosero di fronte a Te. Lui probabilmente fece lo stesso, avrebbe voluto coprire la sua nudità davanti al Padre. Peccatore, come loro. Imbarazzato e umiliato.
Questa scena, Signore Gesù, mi aiuta a vedere altrimenti la Tua nudità sul Golgota. Non sei stato denudato contro la Tua volontà. Hai scelto la nudità per manifestare la tua unità con Adamo ed Eva nudi, con ciascuno dei figli prodighi e le figlie, nudi e umiliati dal peccato. Sul Golgota, si diventa nudi, non davanti a torturatori, ma davanti al Padre. Le parole del figlio prodigo:Padre, ho peccato contro di te… io non sono degno di essere chiamato tuo figlio , diventano parole Tue. Le pronunci con la Tua nudità! Tu sei uno con me, spogliato dal peccato.
Questa unità mi salva. Perché il Padre Tuo non può tranquillamente guardare alla nudità del figlio. Immediatamente Ti riveste. Con le vesti migliori sino ai piedi e una cintura d’oro alla vita (cfr Ap 1, 13). Nudo nella morte: nella risurrezione sei nuovamente vestito della dignità filiale.
E noi, e io con Te.
Dio Padre, Tu sei la persona che per primo “veste gli ignudi”! Ti chiediamo di poterti imitare.
Insegnaci a condividere in caso di necessità, i nostri vestiti. Fa’ sì che vogliamo condividere come Te i vestiti (!) migliori: vestiti nuovi, puliti e ordinati, e non quelli vecchi, logori e inutili. Permettici anche di osservare la modestia e la povertà nell’abbigliamento, in modo da poter meglio dividere quello che abbiamo risparmiato. Te lo chiediamo per Colui che ha preso la nostra nudità , per rivestirci negli abiti di un uomo nuovo. Amen.
Stazione XI:
Gesù è inchiodato sulla croce
SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dagli Atti degli Apostoli:
All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: “Signore, non imputar loro questo peccato”. Detto questo, morì.
Signore Gesù, Ti benediciamo per aver concesso un tale potere alla gente! Potere, che è la pazienza non tanto di fronte alla sofferenza, quanto contro i suoi autori. Anche contro i persecutori. Pazienza non significa solo stringere i denti. Inoltre, non è neanche apatia. Né calma stoica con un senso di fredda superiorità su coloro che compiono il male. La pazienza di Stefano, la pazienza dei martiri è amore per i trasgressori. Si tratta di una testimonianza forte. E’ un silenzio pieno di pace, interrotto solo da una preghiera di perdono. E’ l’ultima parola forte e opera di misericordia.
La pazienza di Stefano è modellata sulla Tua, Signore; le sue parole sono un riflesso delle Tue: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.Ma anche al momento del martirio, Stefano guardò il cielo e vide Te! Aveva davanti agli occhi Te e non il suo dolore e la rabbia degli avversari. Questa visione lo catturò e lo trasformò, divenne simile a Te. Egli adempì la promessa della Scrittura: Sappiamo che quando apparirà saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Proprio così! Ti sei rivelato a lui e lo hai reso simile a Te.
Gesù Cristo, paziente e di grande misericordia, permettici di poterTi ammirare come fece Stefano. Permettici di scoprire la pazienza, come atto di grande misericordia! Ponici un dito sulle labbra, quando vogliamo esplodere per amarezza e risentimento, con aggressività e accuse. Insegnaci a pregare per i nemici. A non opporre resistenza al male! A porgere l’altra guancia. A cedere gli abiti a chi vuole portarci via il mantello. A fare duemila passi con colui che ci costringe a farne mille. Cerchiamo di non permettere il trionfo del male, ma che esso sia vinto con la bontà. Silenzioso agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori – manifesta in noi la Tua pazienza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Stazione XII:
Gesù muore in croce
DARE DA BERE AGLI ASSETATI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Giovanni:
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Ero assetato e mi avete dato / non mi avete dato da bere…
Cosa desidera il morente? Che cosa desidera un bimbo che sta per morire?
Ti è stato dato aceto sulle labbra. L’ultimo gesto di una persona nei Tuoi confronti. Un secondo prima della Tua morte, l’ultima beffa. L’ultimo atto di cattiveria. Come aveva preannunciato il Salmista: avevo atteso per qualcuno che fosse compassionevole, ma non è arrivato […] come cibo mi hanno dato veleno e da bere aceto (Sal 69 (68),21–22). Noi non Ti abbiamo risparmiato nulla! Neanche la beffa dell’ultimo desiderio…
Mi spaventa pensare che questo possa accadere di nuovo anche oggi. Che possa diventare indifferente, sfuggire davanti ai bisogni delle persone sole e di quelle che stanno per morire. A volte persone a me vicine. Oppure che possa provare a liberarmi di loro con regali costosi che dovrebbero sostituire… la presenza.
Signore Gesù, Tu conosci i desideri di ogni cuore umano. Tu vuoi saziarli con Acqua Viva , chi la berrà non avrà più sete nei secoli. L’acqua che Tu dai è quella dello Spirito Santo, quello che nel mistero della Trinità è Amore personale. Concedici , come Te, di scoprire e comprendere i desideri degli uomini e, sempre come Te, di andare loro incontro.
Concedici di essere davvero accanto a chi è assetato. Con un bicchiere d’acqua. E con l’amore, che è canale per l’Acqua Viva. Ti benediciamo per tutto ciò che compiono coloro che Ti stanno accanto, riconoscendoti nei moribondi. Per i medici, gli infermieri, i dipendenti degli ospedali, dei reparti di assistenza ai malati terminali, delle case di cura. Per tutti i volontari e per coloro che sostengono finanziariamente le case di ricovero e di cura. Soltanto Tu puoi dissetare pienamente ogni bisogno umano per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Stazione XIII:
Gesù è deposto dalla croce e messo tra le braccia della Madre
PREGARE PER I VIVI E I MORTI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Marco:
Gli rispose uno della folla: “Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Ed egli disse loro: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con il digiuno e la preghiera”.
Guardiamo te, Maria, seduta ai piedi della Croce, con il corpo di Tuo figlio in grembo. Perseverante nella preghiera. In concentrazione dolente, ma in preghiera. Ecco perché non sei impotente, non sei senza forza, non sei sconfitta, non sei distrutta, al contrario: sei fortificata, sei più coinvolta nell’opera di salvezza del Figlio, misericordiosa con Lui, la prima della lunga processione storica di coloro che, gioiendo delle sofferenze per noi – nel proprio corpo completano i patimenti di Cristo per il bene del Suo corpo che èla Chiesa. E compiono ciò in preghiera!
Si tratta infatti di una sorta di male, di un tipo di demoni e tentazioni che possono essere gettate via solo dalla preghiera. Qualsiasi altro “strumento” è inefficace. Rimangono la preghiera e il digiuno.
La Tua preghiera, Maria, sul Calvario, è un’esperienza di potenza, non di debolezza. E’ la prova che la misericordia mai, in nessuna circostanza è impotente! Allorquando tutti gli altri abbandonano le armi, la misericordia si volge per la potente arma della preghiera.
Signore Gesù, Ti benediciamo e lodiamo per le persone che non cessano di lottare in maniera misericordiosa per gli altri, anche quando tutti gli altri vi hanno rinunciato. Grazie per coloro che, pienamente fiduciosi, pregano per i morti, per quelli che hanno perso tragicamente la vita, inaspettatamente, nella testardaggine, nella ribellione, nel rifiuto della conversione. Per coloro che con preghiere costanti continuano testardamente ad accompagnare coloro che non vogliono alcuna compagnia, che guadano nel male, si sono rassegnati al vizio o che in generale non sono in grado di vedere il male che compiono. Ti ringraziamo per quelli che con le preghiere e il digiuno sostengono i malati incurabili, gli agonizzanti, coloro che piangono i loro cari. Per quelli che pregano per la pace, di cui non si occupa più nessuno a parte loro e le vittime della guerra. Ti preghiamo di accendere in noi il Carisma della preghiera misericordiosa per i vivi e i morti. Amen.
Madre di Misericordia, prega per noi!
Stazione XIV:
Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro
SEPPELLIRE I MORTI
V. Adoramus Te Christe et benedicimus Tibi.
R. Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.
Dal Libro di Tobia.
Io, Tobi, donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo. Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga. I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re
Seppellire il defunto è un atto così importante di amore misericordioso? Per seppellire i morti si dovrebbe rischiare tanto, quanto Tobi? L’ira del re, la vita, la ricchezza?!
Quanto comprendiamo ancora questa forma di sensibilità? In un mondo dove sempre più famiglie non riprendono le salme dei loro cari per seppellirli… In un mondo in cui alle madri non sempre viene restituito il corpo dei loro bambini morti alla nascita… e i corpi dei bambini che sono stati soppressi durante l’aborto vengono semplicemente gettati nella spazzatura?
Signore Gesù, vogliamo creare – e co-creare (!) – un mondo diverso. Pertanto, Ti benediciamo per Giuseppe di Arimatea, che ha voluto essere come Tobi per Te. E per i Tobi di oggi. Ti benediciamo per coloro che sanno prendersi cura della sepoltura delle persone senza fissa dimora. Per coloro che aiutano i poveri e le persone sole a seppellire i loro cari. Per coloro che hanno a cuore le tombe dimenticate di persone sconosciute. Per quanti si prendono cura per le tombe del nemico, dei soldati dell’esercito nemico, di etnia o nazioni diverse: Sii benedetto per coloro che hanno a cuore il più grande cimitero del mondo e mantengono la memoria di luoghi come Auschwitz, Birkenau, Dachau, Buchenwald e altri.
Preservaci dal trascurare questo atto di amore. Sollecitaci, affinché non lasciamo mai i funerali dei nostri cari. Affinché uno qualsiasi dei nostri amici non sia lasciato solo mentre è in lutto e piange i suoi morti. Ricordiamo i nostri morti. Nella preghiera personale durante la liturgia e la visita ad una tomba.
Rispettiamo la morte! Essa è la Porta della Vita!