Papa Francesco, in visita in Bulgaria, ha visitato stamane un Centro profughi vicino Sofia, dove ha incontrato 50 persone per lo più provenienti da Siria e Iraq
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
Prima tappa di questa seconda giornata del Papa in Bulgaria è stata la visita al Centro di accoglienza profughi di Vrazhdebna. Francesco, accolto dal direttore del Centro e dal direttore della Caritas all’ingresso principale della struttura, nel refettorio ha incontrato circa 50 persone tra bambini e genitori. L’incontro si è svolto in un’atmosfera familiare e gioiosa, come ci riferisce il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti:
R. – L’incontro di stamani è stato molto breve eppure, in 25 minuti circa, il Santo Padre e questi bambini, davvero protagonisti di questo incontro al centro profughi, hanno dato anche il senso di quello che Papa Francesco va dicendo con le sue parole e con i suoi gesti, possiamo dire dall’inizio del pontificato. La vicinanza alla carne sofferente di Cristo, le periferie esistenziali e in questo caso davvero, con un elemento in più, cioè dei bambini: bambini che provengono dalla Siria, dall’Iraq, e che vengono accolti in questo centro, in particolare dalla Caritas, che hanno potuto gioiosamente incontrare il Santo Padre. Molto bella anche la consegna al Papa dei disegni, il modo più naturale per i bambini, e un dono che il Papa ha apprezzato molto. I disegni hanno un particolare significato di bellezza, di gioia: questo credo che avrà colpito sicuramente il Santo Padre, come anche noi. Erano disegni belli, gioiosi, come anche il coro dei bambini che ha accompagnato tutta la visita, stiamo parlando di bambini in età di scuola elementare dai 6 ai 10 anni, e hanno veramente allietato con questi canti tutto l’incontro. Il Papa ha gradito molto e questi bambini si sono sentiti anche gratificati, lo si è visto anche nello scambio dei disegni, anche nel saluto che c’è stato dopo. Il Santo Padre ha lasciato un’icona della Madonna, questo a dire la fondamentale presenza di Maria, della maternità, in un luogo di così grande sofferenza, ma anche di speranza com’è questo centro di accoglienza per profughi.
Quali sono state le parole del Papa?
R. – Il Papa ha sottolineato, in un breve saluto ai bambini e ai loro genitori e a tutti i volontari presenti nel centro, che i bambini sempre ci aiutano a comprendere meglio quello che succede. Un cammino doloroso ha detto il Papa, di questi bambini, delle loro famiglie nello sfuggire alla guerra, alla miseria, nel lasciare la loro patria e cercare di inserirsi in altre aree del mondo, ma anche un senso di speranza. Poi, il Papa ha detto una cosa molto forte: “Oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è un po’ una croce, una croce dell’umanità, è la croce che tanta gente soffre”. E poi il Papa ha ringraziato questi bambini, queste famiglie, per la loro buona volontà anche in questa via crucis, in questo cammino di sofferenza nel portare buona volontà anche laddove si trovano, nei Paesi dove arrivano con grande difficoltà e grande sofferenza. Ha chiesto la preghiera per lui e sappiamo quanto sia importante per il Papa la preghiera di chi soffre, in particolare di questi bambini e di queste famiglie.
Come è stata l’accoglienza dei profughi?
R. – E’ stata molto calorosa e davvero la cosa bella è che stiamo parlando di persone di diverse nazionalità, anche di diverse fedi, eppure abbiamo visto queste immagini a cui non ci si abitua mai, immagini toccanti di abbracci con il Papa, di uomini, donne, bambini, di queste famiglie. E’ anche stata molto bella la testimonianza della volontaria della Caritas che ha introdotto questo momento sottolineando come loro con molta semplicità ogni giorno lavorino per l’integrazione: insegnando la lingua, la lingua bulgara, quella inglese, cercando di vivere quotidianamente quello che il Papa ci dice sempre, cioè l’accoglienza, l’integrazione e l’accompagnamento di queste persone che soffrono.
Il Centro profughi di Vrazhdebna
Aperto nel 2013, nel vecchio edificio di una ex scuola della periferia di Sofia, il Centro è uno dei tre siti per i rifugiati della capitale bulgara, insieme ai campi di Ovcha Kupel e di Voenna Rampa. A prendersi cura dei profughi sono le organizzazioni internazionali, la Caritas e le Ong locali. La Croce Rossa bulgara, finanziata dalla Federazione internazionale e dalla Croce rossa svizzera, distribuisce cibo, kit igienici e assistenza ai bambini. Da parte sua, la Caritas porta avanti anche in questo contesto il programma Share the journey, promosso dal Papa.
In questo centro di accoglienza, con l’aiuto dell’Agenzia statale per i Profughi, assieme al Catholic Relief Services e all’Unicef, sono state avviate delle iniziative e delle attività che vogliono essere di aiuto alle persone che desiderano integrarsi nella società bulgara. Fino al 2012, la Bulgaria non era una meta privilegiata per il flusso dei migranti. Quell’anno le richieste furono solo 1.387. Tra il 2013 e il 2015, c’è stato un aumento del 1.300%. L’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati, nel 2016, ha registrato circa 19 mila richieste di protezione internazionale, in linea con quelle del 2015, quando furono oltre 20 mila. Questi numeri hanno sconvolto la gestione delle strutture di accoglienza del Paese adatte soltanto a ricevere circa 5 mila rifugiati in 6 strutture. Rientrata l’emergenza, nel 2018, la diminuzione di migranti clandestini è stata dell’85% rispetto agli anni precedenti.