Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Le toccanti testimonianze di due giovani, Monika e Jonas, si saldano al discorso di Papa Francesco: la vita – afferma il Pontefice – “non è un’opera teatrale”. E’ invece una storia “reale e concreta” in cui poter scoprire il passaggio del Signore perché “Dio – sottolinea il Papa – passa sempre nella nostra vita”.
La testimonianza di Monica, che ha ricevuto il dono della fede dalla nonna, è legata in modo indissolubile a questo passaggio. La sua vita, da bambina, è segnata da un rapporto difficile con il padre che la picchiava. La situazione, negli anni, si aggrava. Il padre, dopo il fallimento della sua impresa di costruzioni, tenta il suicidio e sviluppa una sempre più forte dipendenza dall’alcol. In Monica cresce l’odio. Ma in una parrocchia francescana trova “una comunità viva e accogliente”: il Signore comincia a guarire le sue ferite. Monica chiede perdono al padre e sostituisce l’odio con la misericordia e la preghiera. Ma deve affrontare un grande dolore: il suicidio padre. “Non riesco ad immaginare – sottolinea la giovane – come vivrei oggi se avessi tenuto la rabbia nel mio cuore fino alla sua morte”.
Anche nella vita di Jonas si scorge il passaggio di Dio. Quando gli viene diagnosticata una malattia autoimmune che porta ad una progressiva “distruzione” del suo corpo, capisce quanto sia importante essere sempre accompagnati dal proprio coniuge. E sottolinea che a sostenerlo è soprattutto la fiducia in Dio. Jonas, che tre volte alla settimana deve sottoporsi a dialisi, vive nella speranza di guarire. Questo – afferma – è il tempo migliore di tutta la sua vita. Si fida di Dio. Il Signore – spiega – ha un piano per la sua vita. Dio e la famiglia sono la roccia su cui si appoggia, speranza e sostegno nelle gioie e nei dolori.
Dopo aver ascoltato le testimonianze di Monica e Jonas, Papa Francesco afferma che questi due giovani hanno sperimentato, come la cattedrale di Vilnius, situazioni devastanti. Più volte – ricorda il Pontefice – questo tempio è stato “divorato dalla fiamme”. Ma ci sono “sempre stati quelli che hanno deciso di edificarlo di nuovo”. “Anche la libertà della vostra Patria – spiega il Papa – è costruita sopra quelli che non si sono lasciati abbattere dal terrore e dalla sventura”.
La grazia di Dio si riversa in noi – aggiunge Francesco – attraverso persone che incrociano la storia e le nostre vite. La comunità francescana per Monica e la moglie per Jonas, sono state presenze decisive per andare avanti, per camminare nella speranza. Nessuno – afferma il Papa – può dire: “io mi salvo da solo”. “Il Signore ci salva rendendoci parte di un popolo”. Francesco esorta a puntare alla santità “partendo dall’incontro e dalla comunione con gli altri”. “Non permettete – afferma – che il mondo vi faccia credere che è meglio camminare da soli”:
Affermiamo ancora una volta che quello che succede all’altro, succede a me, andiamo controcorrente rispetto a questo individualismo che isola, che ci fa diventare vanitosi, preoccupati solamente dell’immagine e del proprio benessere.
“La nostra vera identità presuppone l’appartenenza a un popolo. Non esistono identità di laboratorio, nè identità distillate”. Esiste – osserva Francesco – l’identità del camminare insieme, del lottare insieme, di amare insieme; esiste l’identità di un’appartenenza a una famiglia, a un popolo. Vedere la fragilità degli altri – sottolinea poi il Papa – ci colloca nella realtà, ci impedisce di vivere leccandoci le nostre ferite. “Cari giovani vale la pena seguire Cristo”.
Quanti giovani se ne vanno dal loro Paese per mancanza di opportunità! Quanti sono vittime della depressione, dell’alcol e delle droghe! Voi lo sapete bene. Quante persone anziane sole, senza qualcuno con cui condividere il presente e con la paura che ritorni il passato. Voi giovani potete rispondere a queste sfide con la vostra presenza e con l’incontro tra voi e gli altri. Gesù ci invita ad uscire da noi stessi, a rischiare nel faccia a faccia con gli altri.
La vita – afferma infine il Papa – non è un’opera di teatro o un videogioco: “si gioca in tempi rapportati al cuore di Dio; a volte si avanza, altre volte si retrocede, si provano e si tentano strade, si cambiano”. “La cosa più pericolosa – sottolinea Francesco – è confondere il cammino con un labirinto: quel girare a vuoto attraverso la vita, su sé stessi, senza imboccare la strada che conduce avanti”. Da qui la vibrante esortazione: “Non siate giovani del labirinto, dal quale è difficile uscire, ma giovani in cammino”:
Non abbiate paura di decidervi per Gesù, di abbracciare la sua causa, quella del Vangelo, dell’umanità, degli esseri umani. Perché Egli non scenderà mai dalla barca della vostra vita, sarà sempre all’incrocio delle nostre strade, non smetterà mai di ricostruirci, anche se a volte noi ci impegniamo nel demolirci. Gesù ci regala tempi larghi e generosi, dove c’è spazio per i fallimenti, dove nessuno ha bisogno di emigrare, perché c’è posto per tutti. Molti vorranno occupare i vostri cuori, infestare i campi delle vostre aspirazioni con la zizzania, ma alla fine, se doniamo la vita al Signore, vince sempre il buon grano.
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Il Papa, prima di recarsi all’interno della cattedrale di Vilnius per un momento di preghiera, esorta infine i givoani a non dimenticare le radici del proprio popolo ma a portarle avanti.
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