La vita santa di Suor Benedetta Pompignoli. Giusta fra le nazioni
«Durante l’ultima guerra mondiale suor Benedetta Pompignoli nascose nel convento della Sacra famiglia di Firenze alcuni ebrei, fra cui due donne, salvandole dalla deportazione» scrive Quinto Cappelli sul quotidiano «Avvenire» del 25 novembre. Finalmente il coraggio di suor Benedetta — nata a Modigliana (Forlì) nel 1876 e morta a Brisighella, in provincia di Ravenna, nel 1968, senza raccontare mai a nessuno quello che era successo durante la guerra — riceve un riconoscimento pubblico, anche se postumo.
In queste pagine Miranda racconta come lei e la sua anziana madre malata fossero sopravvissute e sfuggite alla deportazione grazie all’aiuto di molte persone, fra cui Nella Bichi, insegnante e collega di Miranda, e suor Benedetta, superiora delle suore della Sacra famiglia.
IL RICORDO DI SUOR BENEDETTA
Così scrive Miranda: «Suor Benedetta ci ha accolto il 16 novembre 1943 per pochi giorni, finché scappammo dal convento, avendo saputo della retata del vicino convento del Carmine; ci ha accolto una seconda volta dal 17 marzo al 30 luglio 1944, nonostante che gravi sospetti gravassero sul convento, che proteggeva altre due famiglie di ebrei italiani e una di ebrei apolidi. Insieme alle altre suore ha assistito mia madre durante la sua grave malattia; si è comportata coraggiosamente durante perquisizioni e interrogatori». Sara Cividalli si è adoperata affinché lo Yad Vashem di Gerusalemme rilasciasse il riconoscimento di Giusto tra le nazioni a Nella Bichi e alla superiora delle suore della Sacra famiglia di Firenze.
L’Osservatore Romano, 27 novembre 2018