Il piccolo Charlie non morirà né in ospedale né in casa sua. I giudici di Londra hanno deciso ieri che negli ultimi giorni, prima che vengano staccate le macchine che lo tengano in vita, il bimbo sarà ospitato in un Centro di assistenza per malati terminali.
L’inguaribilità dichiarata dai medici e sancita dai giudici londinesi, che ha impedito che il bimbo accedesse alle cure sperimentali in Usa o al Bambino Gesù, ha decretato la parola fine all’esistenza di Charlie, che ora, sempre per volere sempre della Corte, trascorrerà i suoi ultimi giorni in un hospice: non a casa, come volevano i genitori, non in ospedale, come volevano i medici.
Troppo tardi, avevano detto il papà e la mamma, nell’attesa di un via libera per partire che non c’è mai stato. E ora, finita la speranza di provare a salvarlo, a giorni il distacco del respiratore che tiene in vita Charlie e porrà fine alla sua breve storia.
Adriano Pessina, bioeticista afferma che è il momento di spegnere i riflettori mediatici su questo caso e rispettare la giusta riservatezza per i genitori e il personale medico che assiste il piccolo.
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a CURA della Redazione Papaboys
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